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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione, con la sentenza 1950/2024, ha stabilito che le attenuanti generiche possono essere negate anche a un imputato incensurato se la gravità e la molteplicità dei reati indicano una scelta di vita criminale. Nel caso esaminato, due individui condannati per una serie di furti hanno visto i loro ricorsi respinti. La Corte ha ritenuto che né l’assenza di precedenti penali né un risarcimento parziale del danno fossero sufficienti a giustificare una riduzione della pena, data la valutazione complessiva negativa della condotta.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Gravità dei Reati Prevale sull’Incensuratezza

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti più significativi della discrezionalità del giudice penale. Ma cosa succede quando un imputato senza precedenti commette una serie di reati? La sua incensuratezza è sufficiente a garantirgli uno sconto di pena? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, stabilendo che la valutazione complessiva della condotta criminale può prevalere anche su una fedina penale pulita.

I Fatti di Causa: Una Serie di Furti Contestati

Il caso riguarda due individui condannati in primo grado e in appello per una serie di reati contro il patrimonio, tra cui due tentati furti aggravati e sei furti consumati, tutti avvenuti in un breve arco temporale. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di condanna, respingendo le richieste della difesa volte a ottenere un trattamento sanzionatorio più mite.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la decisione di secondo grado, gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione. Le loro doglianze si concentravano principalmente su due aspetti:

1. Il primo ricorrente, pur essendo incensurato, lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Sosteneva inoltre che il suo tentativo di risarcire parzialmente il danno (offrendo circa la metà della somma dovuta alle parti civili) non era stato adeguatamente considerato. Criticava, infine, la quantificazione della pena base, ritenuta superiore al minimo edittale senza una logica motivazione.

2. Il secondo ricorrente, che aveva precedenti penali, contestava la decisione della Corte d’Appello sia per non aver escluso la recidiva sia per aver negato le attenuanti generiche. A suo avviso, i giudici avrebbero dovuto considerare i suoi precedenti non gravi e la sua ammissione di responsabilità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione e il diniego delle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, confermando integralmente il verdetto d’appello. Le motivazioni della Corte offrono spunti cruciali sulla valutazione delle circostanze attenuanti.

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che il risarcimento parziale offerto dal primo ricorrente era palesemente insufficiente a integrare l’attenuante della riparazione del danno, non solo per l’importo esiguo rispetto al totale, ma anche perché non copriva il danno subito da tutte le vittime dei furti.

Il punto centrale della decisione riguarda però il diniego delle attenuanti generiche. La Cassazione ha ribadito che la motivazione del giudice di merito, sebbene sintetica, era completa e logica. La Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto che la gravità e la molteplicità dei fatti, commessi in un breve lasso di tempo e con modalità operative che denotavano una certa capacità criminale, fossero elementi preponderanti rispetto allo stato di incensuratezza di uno degli imputati. I reati non apparivano come un episodio isolato, ma piuttosto come il sintomo di una “opinabile scelta di vita”.

In sostanza, l’assenza di precedenti non costituisce un diritto automatico alla concessione delle attenuanti, ma è solo uno degli elementi che il giudice deve ponderare. Quando il quadro complessivo della condotta è negativo e indicativo di una tendenza a delinquere, il giudice può legittimamente negare qualsiasi beneficio.

Per quanto riguarda il secondo ricorrente, la Corte ha osservato che le sue argomentazioni miravano a una nuova valutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello sulla recidiva e sulle attenuanti era stata ritenuta coerente, in quanto basata su una valutazione complessiva che teneva conto dei precedenti, della gravità dei nuovi reati e della personalità dell’imputato.

Conclusioni: L’Importanza della Valutazione Complessiva del Fatto

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: la determinazione della pena e la concessione delle attenuanti non sono un esercizio matematico, ma il risultato di una valutazione complessiva e discrezionale del giudice. L’incensuratezza perde di significato di fronte a una pluralità di reati gravi che delineano un progetto criminale. La decisione sottolinea che la motivazione del diniego delle attenuanti generiche non deve essere prolissa, ma deve essere logicamente ancorata ai fatti e alla personalità dell’imputato. Per i professionisti e i cittadini, ciò significa che la valutazione della meritevolezza di un trattamento sanzionatorio più mite dipende non da singoli elementi positivi, ma dall’intero contesto della condotta illecita.

Un risarcimento parziale del danno dà diritto all’attenuante?
No. La Corte ha stabilito che un ristoro parziale del danno è insufficiente per integrare l’attenuante della riparazione del danno (art. 62, n. 6 c.p.), specialmente se il danno complessivo è maggiore e coinvolge più soggetti non costituiti parte civile.

Essere incensurato garantisce la concessione delle attenuanti generiche?
No. Secondo la sentenza, l’incensuratezza non è un elemento prevalente se la gravità e la molteplicità dei reati commessi indicano una scelta di vita criminale e non un episodio isolato. La valutazione del giudice si basa sul quadro complessivo della condotta.

Come deve motivare il giudice il diniego delle attenuanti generiche?
La motivazione può essere anche sintetica, purché coerente e logica. In questo caso, la Corte ha ritenuto sufficiente il riferimento alla gravità e molteplicità dei fatti e al fatto che apparissero come una “scelta di vita”, elementi che rendevano gli imputati non meritevoli di attenuazione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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