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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto, confermando il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha stabilito che la valutazione dei precedenti penali specifici e della personalità negativa dell’imputato è una motivazione sufficiente per escludere il beneficio, senza dover analizzare ogni altro elemento favorevole proposto dalla difesa.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: I Precedenti Penali Possono Bastare a Negarle?

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più discrezionali a disposizione del giudice penale per adeguare la pena alla specificità del caso concreto. Tuttavia, quali elementi possono legittimamente portare a un diniego? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la personalità dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali, possa essere un fattore decisivo e sufficiente per escludere tale beneficio, anche a fronte di altri elementi a favore.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto emessa dal Tribunale di Genova e successivamente confermata dalla Corte d’Appello della stessa città. L’imputato, ritenuto responsabile, veniva condannato a quattro mesi di reclusione e a una multa.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, si contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello si era limitata a considerare i precedenti penali, ignorando altri aspetti positivi evidenziati nell’atto di appello, quali:

* La minima gravità del fatto.
* L’ottimo contegno tenuto subito dopo il reato.
* Le condizioni di marginalità sociale.
* Le ampie possibilità di risocializzazione.

La difesa sosteneva che una valutazione così parziale non potesse giustificare il diniego di un beneficio tanto importante per la determinazione della pena finale.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto, rimesso al prudente apprezzamento del giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di cassazione, a patto che la motivazione sia logica, coerente e non contraddittoria.

La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, confermando in via definitiva la decisione dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Corte

Il fulcro della decisione risiede nei criteri che il giudice può utilizzare per motivare il diniego delle attenuanti generiche. La Cassazione ha chiarito diversi punti fondamentali:

1. Sufficiente anche un solo elemento: Per escludere le attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa. È sufficiente che si soffermi sugli elementi ritenuti decisivi o prevalenti, i quali possono superare e rendere irrilevanti tutti gli altri. Anche un solo fattore, come la personalità del colpevole o la gravità del reato, può bastare a fondare la decisione.

2. Il peso dei precedenti penali: I precedenti penali, soprattutto se specifici (cioè relativi a reati della stessa indole), sono un elemento di primaria importanza nella valutazione della personalità dell’imputato (ai sensi dell’art. 133 c.p.). Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato i “numerosi precedenti penali specifici” e la “persistenza di stimoli criminogeni”, interpretandoli come sintomi di una “perdurante inclinazione alla commissione di delitti contro il patrimonio”.

3. La personalità negativa: La Corte ha concluso che da tali elementi emergeva una “personalità gravemente negativa dell’imputato e la sua proclività alla violazione della legge penale”. Questi aspetti sono stati ritenuti “pregnanti e di evidente incisività”, tali da giustificare pienamente il diniego delle attenuanti generiche, rendendo di fatto secondari gli altri elementi positivi sollevati dalla difesa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica. Dimostra che, nel bilanciamento degli elementi favorevoli e sfavorevoli all’imputato, il giudice di merito gode di un’ampia discrezionalità. Una storia criminale significativa, che delinei un profilo di abitualità nel commettere reati, può legittimamente essere considerata un ostacolo insormontabile alla concessione delle attenuanti generiche. Per la difesa, ciò significa che non è sufficiente elencare una serie di circostanze positive, ma è necessario dimostrare un reale e concreto cambiamento nella condotta e nella personalità dell’imputato, tale da superare la valutazione negativa derivante dai precedenti.

Un giudice deve considerare tutti gli elementi favorevoli prima di negare le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti, i quali possono superare e rendere irrilevanti tutti gli altri fattori favorevoli.

I precedenti penali da soli possono giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Sì. La Corte ha stabilito che anche un solo elemento attinente alla personalità del colpevole, come la presenza di numerosi precedenti penali specifici, può essere considerato sufficiente per motivare la decisione di non concedere il beneficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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