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Attenuanti generiche: quando il giudice può negarle?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto, confermando la decisione dei giudici di merito di negare le circostanze attenuanti generiche. La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione basata sulla dedizione sistematica al furto e sui gravi precedenti penali, ribadendo che l’assenza di elementi positivi giustifica il diniego del beneficio.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Conferma il Diniego in Presenza di Precedenti Penali

L’applicazione delle circostanze attenuanti generiche, previste dall’articolo 62-bis del codice penale, rappresenta uno degli strumenti più significativi a disposizione del giudice per personalizzare la pena. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del potere discrezionale del giudice e i criteri per negare tale beneficio, specialmente in presenza di una carriera criminale consolidata.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per reati di furto (artt. 624 e 625 c.p.). La Corte d’Appello di Genova, confermando la sentenza di primo grado del Tribunale di Savona, aveva inflitto una pena di 2 anni, 11 mesi e 10 giorni di reclusione, oltre a una multa. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, la difesa contestava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente giustificato la sua decisione.

Il Ricorso e la Decisione della Suprema Corte

Il ricorrente ha incentrato la sua difesa sulla presunta illogicità della motivazione con cui i giudici di merito avevano escluso l’applicazione dell’art. 62-bis c.p. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le valutazioni del giudice, come quella relativa al trattamento sanzionatorio, se queste sono supportate da una motivazione sufficiente e non palesemente illogica. In questo caso, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una giustificazione adeguata per la sua scelta.

Le Motivazioni: Il Ruolo dei Precedenti Penali nel Giudizio sulle circostanze attenuanti generiche

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei criteri per la concessione delle attenuanti. La Cassazione ribadisce un orientamento consolidato, rafforzato dalla riforma del 2008: per ottenere le circostanze attenuanti generiche, non basta più la semplice assenza di precedenti penali (incensuratezza). È necessario che emergano elementi di segno positivo, che possano giustificare una mitigazione della pena.

Il giudice di merito ha il potere di esprimere un giudizio di fatto, basandosi sugli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole). Può legittimamente negare le attenuanti valorizzando anche un solo elemento negativo che ritenga prevalente, come la personalità dell’imputato o le modalità di esecuzione del reato.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente motivato il diniego evidenziando due fattori cruciali:

1. La dedizione sistematica al furto: L’imputato non era un criminale occasionale, ma una persona dedita in modo continuativo all’attività delittuosa, interrotta solo dal suo arresto in flagranza.
2. I precedenti penali: Il casellario giudiziale certificava la presenza di numerosi e gravi precedenti penali, un indicatore chiaro della sua pericolosità sociale e della sua personalità.

Questi elementi, secondo la Cassazione, costituiscono una motivazione più che sufficiente per escludere il beneficio, rendendo la decisione della Corte d’Appello incensurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che le circostanze attenuanti generiche non sono un diritto dell’imputato, ma una concessione discrezionale del giudice, che deve essere ancorata a una valutazione complessiva della personalità del reo e dei fatti. La pronuncia sottolinea come la presenza di una storia criminale significativa e di una tendenza a delinquere siano elementi di forte ostacolo al riconoscimento di qualsiasi beneficio. In pratica, il giudice può e deve negare le attenuanti quando, anziché elementi positivi, emergono chiari indicatori di una personalità orientata al crimine, giustificando la sua decisione con un richiamo a tali elementi negativi.

È sufficiente non avere precedenti penali per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
No. A seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche. Il giudice deve valutare la presenza di elementi di segno positivo che giustifichino una riduzione della pena.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava una valutazione di merito (la concessione o meno delle attenuanti) che era supportata da una motivazione sufficiente e non illogica da parte della Corte d’Appello, rendendola non sindacabile in sede di legittimità.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per negare le circostanze attenuanti generiche in questo caso?
La Corte d’Appello ha basato il suo diniego su elementi negativi specifici, quali la “dedizione sistematica al furto” dell’imputato e il numero e la gravità dei suoi precedenti penali, come risultante dal casellario giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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