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Attenuanti generiche: quando il giudice le nega

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha confermato la decisione di merito, ritenendo legittima la valutazione basata sui numerosi precedenti penali e sulla personalità dell’imputato, senza necessità di considerare ogni elemento a favore.

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Pubblicato il 30 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: discrezionalità del Giudice e ruolo dei precedenti penali

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più significativi di personalizzazione della pena nel nostro ordinamento. Tuttavia, la loro applicazione non è automatica e dipende da una valutazione discrezionale del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi che guidano questa decisione, chiarendo come i precedenti penali e la personalità dell’imputato possano essere elementi sufficienti a giustificarne il diniego.

I fatti del processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto aggravato. La Corte di Appello aveva confermato la sentenza di primo grado, che prevedeva una pena di dieci mesi di reclusione e trecento euro di multa. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione lamentando due vizi principali nella sentenza d’appello: la mancata esclusione della recidiva e, soprattutto, il diniego delle attenuanti generiche previste dall’art. 62 bis del codice penale.

La decisione della Cassazione sul diniego delle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione dei giudici di merito. La Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse logica e conforme ai principi giurisprudenziali consolidati. In particolare, i giudici di legittimità hanno sottolineato che la decisione di non concedere le attenuanti generiche era stata correttamente fondata su elementi di fatto concreti e decisivi, come i numerosi precedenti penali a carico dell’imputato, anche per reati della stessa natura, e il suo comportamento successivo al reato, ovvero l’evasione dopo essere stato arrestato in flagranza.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, nel motivare la sua decisione, ha richiamato un principio fondamentale: la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito, la cui motivazione non è sindacabile in sede di legittimità se non è palesemente contraddittoria.
Il giudice non è tenuto a prendere in considerazione ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole emerso dagli atti, ma può concentrarsi su quelli che ritiene più rilevanti per la decisione. Nel caso specifico, i precedenti penali sono stati considerati un indicatore preponderante della personalità negativa dell’imputato e della sua inclinazione a delinquere, rendendo superflua la valutazione di altri eventuali elementi positivi.
La Suprema Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, anche un solo elemento negativo, se ritenuto prevalente (come la personalità del colpevole o l’entità del reato), può essere sufficiente a giustificare il diniego del beneficio. In questa vicenda, i giudici di merito avevano adeguatamente indicato i fatti ostativi (i precedenti e l’evasione), escludendo la presenza di elementi positivi concretamente valutabili.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica: la richiesta di concessione delle attenuanti generiche non può basarsi su mere affermazioni generiche, ma deve essere supportata da elementi concreti e specifici che dimostrino un’effettiva meritevolezza. La presenza di precedenti penali, soprattutto se specifici e numerosi, costituisce un ostacolo significativo che difficilmente può essere superato senza la prova di elementi positivi di particolare spessore, come un percorso di ravvedimento o un comportamento processuale impeccabile. La decisione ribadisce la vasta discrezionalità del giudice di merito nel bilanciare le circostanze del caso, purché la sua scelta sia supportata da una motivazione logica e coerente con i dati processuali.

Quando un giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Il giudice può negare le circostanze attenuanti generiche quando ritiene che, sulla base degli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale (come la gravità del reato, la capacità a delinquere, i precedenti penali), non sussistano elementi positivi tali da giustificare una riduzione della pena.

È necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi a favore e a sfavore dell’imputato per negare le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti per la sua valutazione, potendo anche un solo elemento negativo, se considerato prevalente, giustificare il diniego del beneficio.

I precedenti penali sono sufficienti da soli a giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Sì. La sentenza chiarisce che il richiamo ai numerosi precedenti penali dell’imputato può essere un elemento sufficiente a motivare l’esclusione delle attenuanti generiche, in quanto considerato un valido indicatore della personalità del colpevole e della sua inclinazione a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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