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Attenuanti generiche: quando il giudice le nega?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. La Corte ribadisce che la concessione delle attenuanti generiche richiede elementi positivi, non ravvisabili in presenza di precedenti condanne e data la gravità del fatto. Viene inoltre precisato che una motivazione dettagliata sulla pena è necessaria solo se questa è di gran lunga superiore alla media edittale, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Ribadisce i Criteri per il Diniego

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica realtà del singolo caso. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta i presupposti per il loro riconoscimento, sottolineando come la personalità dell’imputato e i suoi precedenti penali giochino un ruolo decisivo. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio la logica della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione, aggravato dalla violenza sulle cose e commesso in concorso con altri. La Corte di Appello di Catania aveva confermato la sentenza di condanna. L’imputato ha quindi deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo a due punti principali: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la determinazione della pena, ritenuta eccessiva.

La Decisione della Corte

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici supremi, le argomentazioni presentate dal ricorrente non erano altro che una riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte di Appello. La decisione della Corte di merito è stata quindi ritenuta logica, coerente e priva di vizi.

Le Motivazioni: il Ruolo delle Attenuanti Generiche e la Discrezionalità del Giudice

La Corte ha basato la sua decisione su principi giurisprudenziali ormai consolidati. In primo luogo, ha ribadito che la graduazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. L’obbligo di motivazione è adempiuto quando il giudice fa riferimento a criteri come la gravità del reato o la capacità a delinquere dell’imputato, come previsto dall’art. 133 del codice penale. Una motivazione specifica e dettagliata è richiesta solo in un’ipotesi precisa: quando la pena inflitta è notevolmente superiore alla media edittale. Nel caso in esame, la pena era addirittura inferiore a tale media, rendendo la motivazione fornita dalla Corte territoriale più che sufficiente.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Cassazione ha affrontato il tema delle attenuanti generiche. Ha ricordato che il loro riconoscimento non è un diritto dell’imputato, ma richiede la dimostrazione di elementi di segno positivo che possano giustificarne la concessione. Questi elementi devono essere tali da mitigare la gravità del reato o da indicare una ridotta pericolosità sociale del reo. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente escluso la presenza di tali elementi, valorizzando al contrario fattori negativi come la gravità del fatto e, soprattutto, i precedenti penali dell’imputato. La presenza di un passato criminale è stata considerata un indicatore di una personalità non meritevole del beneficio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che la concessione delle attenuanti generiche è subordinata a una valutazione positiva della personalità dell’imputato e delle circostanze del reato; un curriculum criminale rappresenta un ostacolo significativo al loro ottenimento. La seconda è che la determinazione della pena è un esercizio di potere discrezionale del giudice, sindacabile in Cassazione solo per palesi illogicità o violazioni di legge, e non per una semplice divergenza di valutazione. Un ricorso che si limiti a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza individuare vizi specifici nella sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Quando può essere negato il riconoscimento delle attenuanti generiche?
Il riconoscimento delle attenuanti generiche può essere negato quando mancano elementi positivi che le giustifichino. In particolare, la gravità del fatto e la personalità dell’imputato, desunta anche da precedenti condanne, possono costituire validi motivi per escludere la concessione di tale beneficio.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato la misura della pena inflitta?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, il giudice adempie al suo obbligo di motivazione se dà conto dei criteri generali (es. gravità del reato). Una spiegazione specifica e dettagliata è necessaria solo quando la pena inflitta sia di gran lunga superiore alla misura media di quella prevista dalla legge per quel reato.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi di appello per ottenere una revisione della sentenza?
No. Un ricorso in Cassazione è inammissibile se si limita a riproporre profili di censura già adeguatamente valutati e respinti dal giudice di merito, senza individuare specifici vizi di legittimità (violazione di legge o vizio logico della motivazione) nella decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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