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Attenuanti generiche: quando il giudice le nega?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4777/2024, ha confermato la decisione di non concedere le attenuanti generiche a un imputato condannato per rapina e lesioni. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i giudici di merito avevano correttamente motivato il diniego basandosi sulla particolare gravità dei fatti, la reiterazione delle condotte violente e l’inadeguatezza dell’offerta di risarcimento del danno.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Conferma il No Quando i Fatti Sono Gravi

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più significativi di personalizzazione della pena nel nostro ordinamento penale. Tuttavia, la loro concessione non è automatica e dipende da una valutazione discrezionale del giudice. Con la recente sentenza n. 4777 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini di tale discrezionalità, chiarendo che la particolare gravità dei fatti e la reiterazione di condotte violente possono giustificare ampiamente il diniego, anche in presenza di un’offerta di risarcimento.

Il caso in esame: rapina, lesioni e il ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per una serie di gravi reati, tra cui rapina aggravata, lesioni personali aggravate e danneggiamento. L’imputato, dopo la condanna in primo e secondo grado, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un unico motivo: la mancata concessione delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

A sostegno della sua richiesta, la difesa aveva evidenziato che l’imputato, al momento dei fatti, si trovava in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti. Inoltre, aveva manifestato pentimento e offerto un risarcimento del danno di circa duemila euro alle vittime.

La richiesta di attenuanti e la decisione dei giudici di merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la richiesta di concessione delle attenuanti generiche. La Corte territoriale, in particolare, aveva fornito una motivazione dettagliata, sottolineando diversi elementi negativi che superavano quelli positivi portati dalla difesa:

* Consistente gravità delle condotte: I reati commessi erano stati ritenuti di notevole gravità.
* Reiterazione di atti violenti: L’imputato aveva tenuto comportamenti violenti e aggressivi ripetuti in un brevissimo lasso di tempo.
* Genericità delle allegazioni: Le affermazioni sullo stato di alterazione non erano state supportate da prove concrete, come una perizia.
* Inadeguatezza del risarcimento: L’offerta economica è stata giudicata non soddisfacente rispetto alla gravità e alla permanenza delle conseguenze lesive subite dalle vittime.

Di fronte a questo quadro, i giudici di merito avevano concluso che non sussistevano elementi sufficienti per una riduzione della pena tramite le attenuanti generiche.

Le motivazioni della Corte di Cassazione: il no alle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Gli Ermellini hanno evidenziato come l’appellante non si fosse realmente confrontato con la motivazione della Corte d’Appello, limitandosi a riproporre le medesime argomentazioni.

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: la graduazione della pena, inclusa la valutazione sulle circostanze aggravanti e attenuanti, rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale valutazione può essere censurata in sede di legittimità solo se risulta frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario, oppure se è priva di motivazione. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta chiara, logica e completa, fondata su una valutazione complessiva degli indici previsti dagli artt. 132 e 133 del codice penale.

Le conclusioni: discrezionalità del giudice e limiti al ricorso

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica. La concessione delle attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma il risultato di un bilanciamento che il giudice compie tra elementi favorevoli e sfavorevoli. Il pentimento e l’offerta di risarcimento, seppur positivi, possono non essere sufficienti a ottenere uno sconto di pena se controbilanciati da una condotta di eccezionale gravità e pericolosità sociale. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della pena, ma deve limitarsi a individuare vizi logici o giuridici nella decisione impugnata, che in questo caso erano del tutto assenti.

Essere sotto l’effetto di alcol o droghe è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No, secondo la sentenza, la semplice affermazione di trovarsi in stato di alterazione, se non supportata da elementi concreti come una perizia, viene considerata una generica allegazione difensiva e non è di per sé sufficiente per la concessione delle attenuanti.

Offrire un risarcimento del danno garantisce la concessione delle attenuanti generiche?
No, non la garantisce. La Corte ha ritenuto che un’offerta di risarcimento (nel caso di specie, circa duemila euro) possa essere considerata non soddisfacente e quindi inidonea a giustificare le attenuanti, specialmente a fronte della gravità e della permanenza delle conseguenze negative causate dal reato.

La Corte di Cassazione può riesaminare la decisione del giudice sulla concessione delle attenuanti generiche?
La Corte di Cassazione può intervenire solo in casi limitati. La decisione sulla concessione o meno delle attenuanti rientra nella discrezionalità del giudice di merito e può essere annullata dalla Cassazione solo se la motivazione è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente, non per una semplice diversa valutazione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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