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Attenuanti generiche: quando il diniego è legittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la richiesta di una nuova valutazione dei fatti non è consentita in sede di legittimità e che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo quando non emergono elementi positivi a favore dell’imputato, essendo sufficiente una motivazione concisa da parte del giudice di merito.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Chiarisce i Limiti per la Concessione

Con l’ordinanza n. 545/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: la concessione delle attenuanti generiche. La decisione offre importanti spunti sulla corretta motivazione che il giudice di merito deve fornire in caso di diniego e sui limiti dei motivi di ricorso in sede di legittimità. Questo caso, nato da un ricorso avverso una condanna della Corte d’Appello, ribadisce principi consolidati ma di fondamentale importanza pratica.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato dalla difesa di un imputato, condannato nei gradi di merito per un reato legato a sostanze stupefacenti. La difesa aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello lamentando due principali violazioni di legge e vizi di motivazione: in primo luogo, la mancata assoluzione per insussistenza del fatto; in secondo luogo, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso: Tra Assoluzione e Attenuanti Generiche

L’imputato, tramite il suo difensore, ha cercato di ribaltare la decisione di condanna sostenendo che la sua innocenza non era stata adeguatamente riconosciuta. Inoltre, ha contestato il trattamento sanzionatorio, ritenendo ingiusto il mancato riconoscimento di quelle circostanze che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena.

La difesa ha quindi posto alla Corte di Cassazione due questioni distinte: una relativa alla valutazione della prova e alla ricostruzione dei fatti, l’altra attinente alla discrezionalità del giudice nella determinazione della pena.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze della difesa con argomentazioni chiare e precise, che riaffermano i paletti del giudizio di legittimità.

Inammissibilità della Rivalutazione dei Fatti

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: la Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il suo compito non è quello di ricostruire i fatti o di valutare nuovamente le prove, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto la motivazione della Corte d’Appello ‘congrua, esauriente ed idonea’, basata su una ricostruzione precisa e circostanziata dei fatti, come la quantità di sostanza sequestrata, la sua suddivisione in dosi e le modalità di occultamento. Pertanto, la richiesta dell’imputato è stata interpretata come un tentativo, non consentito, di ottenere una nuova valutazione del merito, estranea alle competenze della Corte di Cassazione.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche e l’Onere della Motivazione

La parte più interessante della decisione riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo al diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha sottolineato che anche le determinazioni sul trattamento sanzionatorio sono insindacabili in Cassazione se sorrette da una motivazione esente da vizi logico-giuridici. La Corte d’Appello aveva negato il beneficio basandosi sull’assenza di elementi idonei al suo riconoscimento.

La Cassazione, citando un proprio precedente (n. 9836/2016), ha confermato questo approccio: l’onere di motivazione del giudice in caso di diniego delle attenuanti è soddisfatto con il semplice richiamo all’assenza di elementi positivi su cui fondare il riconoscimento del beneficio. In altre parole, non è necessario che il giudice elenchi ragioni negative; è sufficiente che constati la mancanza di ragioni positive. Spetta alla difesa, infatti, specificare nella richiesta quali siano gli elementi e le circostanze che potrebbero giustificare un trattamento di speciale benevolenza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali. Primo, il ricorso in Cassazione deve concentrarsi su questioni di diritto e non può trasformarsi in un appello mascherato. Secondo, per ottenere le attenuanti generiche, non basta una richiesta generica; la difesa ha l’onere di indicare elementi concreti e positivi (come la condotta processuale, la confessione, il ravvedimento) che il giudice possa valutare. In assenza di tali elementi, il diniego del giudice, anche se motivato sinteticamente, è da considerarsi pienamente legittimo.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non contesta vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o difetti logici nella motivazione), ma mira a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Per quale motivo la Corte ha negato le attenuanti generiche all’imputato?
La Corte ha ritenuto legittimo il diniego perché la difesa non ha fornito elementi positivi concreti a favore dell’imputato che potessero giustificare una riduzione della pena. La motivazione del giudice di merito, basata sulla semplice assenza di tali elementi, è stata considerata sufficiente.

Cosa deve fare la difesa per avere maggiori possibilità di ottenere le attenuanti generiche?
La difesa non deve limitarsi a una richiesta generica, ma deve specificare e provare l’esistenza di situazioni o elementi positivi (ad esempio, la giovane età, l’incensuratezza, il comportamento collaborativo) che possano convincere il giudice della fondatezza e legittimità della richiesta di un trattamento sanzionatorio più mite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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