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Attenuanti generiche: quando il diniego è legittimo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio. La Corte ha confermato la legittimità del diniego delle attenuanti generiche, basato sulla mancanza di pentimento e sulla personalità negativa dell’imputato, il quale aveva fornito una versione dei fatti non veritiera. La sentenza ribadisce che il giudice può fondare la sua decisione su elementi ritenuti decisivi, senza dover analizzare ogni singolo aspetto.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione sul Diniego Basato sulla Personalità Negativa

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: la concessione delle attenuanti generiche. Il caso in esame riguardava un ricorso contro una condanna per riciclaggio, ma il cuore della decisione si è concentrato sulla legittimità del diniego di tali attenuanti quando il giudice valuta negativamente la personalità dell’imputato e la sua condotta processuale. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto ribaditi dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato di riciclaggio di un’autovettura. L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. Errata qualificazione del reato: Sosteneva di essere stato coinvolto nel furto presupposto del veicolo e che, quindi, il reato dovesse essere riqualificato come furto e non come riciclaggio, dato che non si può riciclare un bene che si è contribuito a rubare.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava che i giudici di merito non gli avessero concesso il beneficio di una riduzione di pena previsto dall’art. 62-bis del codice penale.

La Corte d’Appello aveva respinto entrambe le argomentazioni, ritenendo le dichiarazioni sul coinvolgimento nel furto troppo generiche e negando le attenuanti a causa della personalità negativa dell’imputato e della sua assenza di pentimento.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di secondo grado. Le motivazioni fornite sono di grande interesse pratico e chiariscono l’ambito di discrezionalità del giudice di merito.

Sulla Qualificazione del Reato

In primo luogo, la Corte ha stabilito che la ricostruzione operata dalla Corte d’Appello era logica e coerente. Le dichiarazioni auto-accusatorie dell’imputato riguardo al suo coinvolgimento nel furto erano state giudicate generiche e prive di riscontri probatori. Di conseguenza, i giudici di merito avevano correttamente ritenuto che mancasse la prova del suo concorso nel reato presupposto, confermando così l’ipotesi di riciclaggio. La Cassazione, in questa sede, non può entrare nel merito di tali apprezzamenti fattuali, se non sono palesemente illogici, cosa che in questo caso non era.

Sul Diniego delle Attenuanti Generiche

Questo è il punto centrale della pronuncia. La Corte ha ritenuto pienamente legittimo il diniego delle attenuanti generiche. I giudici d’appello avevano motivato la loro scelta valorizzando due elementi chiave:
* L’assenza di resipiscenza: l’imputato non aveva mostrato alcun segno di pentimento.
* La personalità negativa: questa era desumibile dalla sua condotta processuale, ovvero l’aver fornito una versione dei fatti non veritiera, finalizzata unicamente a ridurre la propria responsabilità penale.

La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: non è necessario che il giudice, nel motivare il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che la motivazione si concentri su quelli ritenuti decisivi e rilevanti. Nel caso di specie, la scelta di presentare una versione dei fatti falsa è stata considerata un elemento così significativo da superare ogni altro possibile fattore favorevole.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. Essa conferma che la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio ampiamente discrezionale del giudice di merito. Tuttavia, tale discrezionalità deve essere esercitata attraverso una motivazione logica e fondata su elementi concreti. La condotta processuale dell’imputato, inclusa la sua strategia difensiva, può essere legittimamente utilizzata come indicatore della sua personalità e del suo grado di pentimento. Una difesa che si rivela mendace non solo non raggiunge il suo scopo, ma può addirittura ritorcersi contro l’imputato, fornendo al giudice un solido argomento per negare qualsiasi forma di clemenza.

Un imputato che si auto-accusa di un reato meno grave per evitarne uno più grave ottiene sempre la riqualificazione del fatto?
No. Secondo la Corte, se le dichiarazioni auto-accusatorie sono generiche e non supportate da prove, il giudice può ritenerle non credibili e confermare l’accusa originaria più grave.

Per quale motivo possono essere negate le attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche possono essere negate se il giudice rileva elementi negativi decisivi, come l’assenza di pentimento (resipiscenza) e una personalità negativa dell’imputato, desumibile anche dal suo comportamento processuale, come il fornire una versione dei fatti non veritiera.

Il giudice, nel negare le attenuanti generiche, deve considerare tutti gli elementi a favore e a sfavore dell’imputato?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che è sufficiente che la motivazione del diniego si basi su elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti, senza la necessità di prendere in esame ogni singolo aspetto favorevole o sfavorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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