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Attenuanti generiche: quando i precedenti le escludono

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18696/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. L’imputato lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’applicazione della recidiva. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che i numerosi precedenti penali, anche da soli, possono essere un elemento sufficiente a negare il beneficio, rientrando nella valutazione discrezionale del giudice sulla personalità del reo.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: quando i precedenti penali bastano a negarle

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale per il giudice al fine di adeguare la pena alla specifica situazione del reo. Tuttavia, la loro concessione non è un atto dovuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 18696/2024) ribadisce un principio consolidato: una storia criminale significativa può, da sola, giustificare il diniego di questo beneficio. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i confini del potere discrezionale del giudice.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in via definitiva per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (fatto di lieve entità). La pena inflitta era di dieci mesi di reclusione e 2.000 euro di multa. L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello. In particolare, contestava due aspetti della sentenza: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva qualificata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, la decisione della Corte territoriale era sorretta da una motivazione logica, coerente e adeguata, che aveva esaminato correttamente le doglianze difensive. La pena, determinata nel minimo edittale per la parte detentiva, era stata ritenuta congrua.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nelle argomentazioni utilizzate per respingere le critiche del ricorrente. La Corte ha affrontato separatamente i due punti principali del ricorso.

La Discrezionalità nella Concessione delle Attenuanti Generiche

La Cassazione ha innanzitutto ricordato che la concessione o l’esclusione delle attenuanti generiche costituisce un giudizio di fatto, ampiamente discrezionale, che non può essere riesaminato in sede di legittimità se la motivazione è priva di contraddizioni e illogicità. Il giudice di merito può limitarsi a considerare, tra i vari elementi dell’art. 133 c.p., quello che ritiene preponderante.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato le “negative evidenze” a carico dell’imputato, ovvero i suoi numerosi precedenti penali, specifici, recenti e reiterati. Questo singolo elemento, attinente alla personalità del colpevole, è stato ritenuto sufficiente per escludere il beneficio, a fronte dell’assenza totale di elementi o circostanze di segno positivo che potessero giustificare un trattamento sanzionatorio più mite.

La Corretta Applicazione della Recidiva

Anche per quanto riguarda la recidiva, la Corte ha ritenuto la motivazione ineccepibile. I giudici hanno sottolineato come i precedenti penali, essendo relativi a beni giuridici omogenei (reati della stessa natura), dimostrassero una concreta e maggiore capacità a delinquere dell’imputato. L’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva facoltativa rientra nel potere discrezionale del giudice, che in questo caso è stato esercitato in modo logico, valutando la significatività della reiterazione dei reati in relazione alla personalità del reo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui un passato criminale denso di precedenti specifici e reiterati può essere considerato dal giudice come l’elemento decisivo e sufficiente per negare le attenuanti generiche. Non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni possibile elemento favorevole, se ritiene che la personalità negativa del reo, come desunta dai suoi trascorsi, sia preponderante.

In secondo luogo, la decisione ribadisce che il ricorso in Cassazione non può limitarsi a una generica contestazione della valutazione del giudice di merito. Per essere ammissibile, deve confrontarsi in modo critico e puntuale con il tessuto motivazionale della sentenza impugnata, evidenziando vizi logici o giuridici specifici, e non semplicemente riproponendo una diversa valutazione dei fatti.

I precedenti penali possono da soli giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Sì. Secondo la Corte, il giudice può ritenere i precedenti penali dell’imputato come l’elemento preponderante e sufficiente per escludere il beneficio, specialmente se non emergono elementi positivi di valutazione sulla personalità o sulla condotta.

La valutazione sulle attenuanti generiche è sempre sindacabile in Cassazione?
No. Si tratta di un giudizio di fatto rimesso alla discrezionalità del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, ma non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le contestazioni erano generiche e non si confrontavano criticamente con la solida motivazione della sentenza impugnata. In sostanza, il ricorrente si limitava a sollecitare una nuova valutazione dei fatti, compito che esula dalle funzioni della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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