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Attenuanti generiche: non basta l’assenza di negatività

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione di un divieto di accesso a una zona urbana. La Corte ha confermato che per la concessione delle attenuanti generiche non è sufficiente la mera assenza di elementi negativi a carico dell’imputato, ma è necessaria la presenza di elementi di segno positivo. La decisione è stata inoltre rafforzata dalla condotta successiva del ricorrente, che aveva nuovamente violato la stessa norma.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Non Basta l’Assenza di Negatività per Ottenerle

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno strumento fondamentale per la personalizzazione della pena, ma la sua concessione non è un diritto automatico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la semplice assenza di elementi negativi nella personalità del reo non è sufficiente per giustificarne il riconoscimento. È necessario che emergano elementi positivi concreti. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Violazione del Divieto di Accesso

Il caso riguarda un individuo condannato per aver violato un divieto, emesso dal Questore, di accedere a una determinata zona urbana, un reato previsto dall’art. 10 del D.L. n. 14/2017. A seguito della condanna in appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e il diniego del beneficio della non menzione della condanna.

L’Appello e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha contestato la decisione della Corte d’Appello, sostenendo che il diniego delle attenuanti fosse ingiustificato e basato su una motivazione carente. Allo stesso modo, riteneva illegittimo il rifiuto di concedere la non menzione della condanna sul casellario giudiziale, un beneficio che avrebbe limitato le conseguenze negative della sentenza nella sua vita quotidiana.

La Decisione della Cassazione sulle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. La motivazione della Corte si articola su principi consolidati e chiari.

L’assenza di elementi positivi

Il punto centrale della decisione riguarda proprio le attenuanti generiche. I giudici hanno chiarito che la loro applicazione non è una conseguenza automatica dell’assenza di fattori negativi (come precedenti penali specifici o una condotta di vita particolarmente riprovevole). Al contrario, il giudice deve individuare elementi di segno positivo, ovvero circostanze concrete che rendano la pena base sproporzionata per eccesso rispetto al caso specifico. Nel caso in esame, il giudice di merito aveva correttamente evidenziato la totale assenza di tali elementi positivi, rendendo legittimo il diniego.

La condotta successiva al reato

Un altro fattore determinante è stata la condotta dell’imputato successiva al fatto. La Corte ha sottolineato come il ricorrente avesse nuovamente violato la stessa normativa, dimostrando una persistente indifferenza verso il precetto legale. Questo comportamento è stato considerato un ulteriore elemento negativo che ha rafforzato la decisione di negare le attenuanti.

Il Diniego della Non Menzione della Condanna

Anche riguardo al secondo motivo di ricorso, la Cassazione ha respinto le argomentazioni della difesa. La Corte ha ricordato che la valutazione sulla concessione della non menzione è una decisione di merito, basata sull’analisi delle modalità del fatto e della personalità del reo. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano evidenziato come l’imputato avesse deliberatamente ignorato un divieto posto a tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. Tale valutazione, essendo priva di vizi logici, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Le attenuanti generiche non sono un correttivo automatico della pena, ma uno strumento discrezionale del giudice che richiede una giustificazione basata su fatti positivi e apprezzabili. La condotta successiva al reato, se negativa, può e deve essere presa in considerazione come indice della personalità dell’imputato e della sua scarsa propensione a conformarsi alle norme di legge. Inoltre, viene riaffermato il principio secondo cui le valutazioni di merito sulla personalità del reo, se logicamente motivate, non possono essere rimesse in discussione davanti alla Corte di Cassazione, che ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e non di riesaminare i fatti.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che per ottenere benefici come le attenuanti generiche o la non menzione, non basta semplicemente ‘non essere un criminale abituale’. È richiesta una valutazione positiva della condotta e della personalità, che deve essere provata e apprezzata dal giudice. La decisione finale ha quindi comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, ponendo fine al procedimento e consolidando un principio di rigore nell’applicazione di questi istituti.

Per ottenere le attenuanti generiche è sufficiente non avere elementi negativi a proprio carico?
No, la sentenza chiarisce che l’assenza di elementi negativi non è di per sé sufficiente. Il giudice deve riscontrare la presenza di elementi di segno positivo che giustifichino una riduzione della pena.

La condotta tenuta dopo aver commesso il reato può influenzare la concessione delle attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha considerato la condotta successiva dell’imputato, che aveva violato nuovamente la stessa norma, come un elemento negativo rilevante che ha legittimato il diniego delle attenuanti.

La Corte di Cassazione può riesaminare la decisione sulla concessione della non menzione della condanna?
No, la Cassazione ha ribadito che la valutazione sulle modalità del fatto e sulla personalità del reo, ai fini della concessione della non menzione, è una decisione di merito che, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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