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Attenuanti generiche: non basta la fedina pulita

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche, specificando che la sola incensuratezza non è sufficiente a giustificarne la concessione, specialmente a fronte di condotte illecite reiterate nel tempo.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione ribadisce che la fedina pulita non basta

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nella determinazione della pena: la concessione delle attenuanti generiche. La decisione chiarisce che avere un casellario giudiziale immacolato non è, di per sé, un elemento sufficiente per ottenere questo beneficio, specialmente quando altri fattori depongono a sfavore dell’imputato. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante provvedimento.

Il caso: dalla condanna per spaccio al ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un individuo per una serie di episodi di cessione di sostanze stupefacenti, qualificati come di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. I fatti si erano protratti per un periodo di circa sette mesi, dal giugno 2015 al gennaio 2016. La sentenza di condanna del Tribunale era stata confermata dalla Corte d’Appello di Firenze.

L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito. In particolare, il ricorrente contestava la decisione di non riconoscergli le attenuanti generiche, ritenendo violati i principi in materia di dosimetria della pena.

La negazione delle attenuanti generiche e la motivazione dei giudici

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano negato il beneficio basando la loro decisione su una valutazione complessiva della condotta dell’imputato, secondo i criteri stabiliti dall’art. 133 del codice penale. Gli elementi considerati decisivi per il diniego sono stati:

* La pluralità delle condotte illecite.
* L’arco temporale prolungato (oltre sei mesi) in cui si sono svolti i fatti.
* L’assenza di profili di meritevolezza specifici, ad eccezione dello stato di incensuratezza.

In sostanza, i giudici hanno ritenuto che la sola assenza di precedenti penali non fosse abbastanza per giustificare una riduzione della pena, a fronte di un’attività di spaccio sistematica e continuata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello congrua, logica e in linea con la giurisprudenza consolidata. Gli Ermellini hanno ribadito alcuni principi fondamentali in materia di attenuanti generiche.

In primo luogo, il giudice non è tenuto ad analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli aspetti ritenuti più rilevanti. In questo caso, la pluralità e la durata dei reati sono stati considerati elementi decisivi e prevalenti rispetto alla sola incensuratezza.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato come, a seguito della modifica normativa dell’art. 62-bis del codice penale, le attenuanti generiche non costituiscano più un riconoscimento quasi automatico per l’imputato incensurato. Esse hanno assunto una valenza ‘premiale’, che richiede una specifica motivazione sugli elementi positivi che la giustificano. La fedina pulita è solo uno dei tanti parametri di valutazione, ma non il più importante né l’unico.

La decisione dei giudici di merito, che ha escluso il beneficio valorizzando la gravità complessiva della condotta, è stata quindi giudicata insindacabile in sede di legittimità.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

L’ordinanza conferma un orientamento ormai stabile: le attenuanti generiche non sono un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice. La loro concessione deve essere il frutto di una valutazione positiva e complessiva della personalità e della condotta dell’accusato, che vada oltre la semplice assenza di precedenti penali. Per la difesa, ciò significa che non basta invocare la fedina pulita, ma è necessario fornire al giudice elementi concreti di meritevolezza (come il comportamento processuale, l’ammissione dei fatti, il ravvedimento) per sperare di ottenere una riduzione della pena.

Avere la fedina penale pulita garantisce automaticamente le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’incensuratezza è solo uno degli elementi che il giudice può valutare. A seguito delle riforme, le attenuanti generiche hanno una valenza ‘premiale’ e non sono più un riconoscimento automatico per chi non ha precedenti, richiedendo una motivazione specifica su elementi positivi.

Come deve motivare un giudice il diniego delle attenuanti generiche?
Il giudice non deve prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti. Una motivazione che si basa, ad esempio, sulla pluralità delle condotte illecite e sulla loro durata nel tempo è considerata congrua e logica.

Quali elementi ha considerato il giudice in questo caso per negare le attenuanti generiche?
I giudici hanno negato le attenuanti valorizzando la pluralità delle condotte di spaccio, l’arco temporale esteso (oltre sei mesi) in cui si sono verificate e l’assenza generale di profili di meritevolezza, ritenendo che la sola incensuratezza del prevenuto non fosse sufficiente a giustificare il beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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