LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuanti generiche: no se mancano elementi positivi

Un cittadino, condannato per false dichiarazioni finalizzate a ottenere il patrocinio a spese dello Stato, ha presentato ricorso in Cassazione. Lamentava un’errata valutazione dell’intenzionalità del reato, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo principi consolidati: la sola incensuratezza non è sufficiente a giustificare la concessione delle attenuanti generiche, essendo necessari elementi positivi di valutazione. Inoltre, una notevole differenza tra il reddito dichiarato e quello reale esclude la particolare tenuità del fatto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Cassazione ribadisce che il certificato penale pulito non basta

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per la concessione delle attenuanti generiche, confermando un orientamento ormai consolidato. Il caso, nato da una condanna per false dichiarazioni per l’ammissione al gratuito patrocinio, offre l’occasione per analizzare tre punti fondamentali del diritto penale: l’elemento soggettivo del reato, i presupposti delle attenuanti e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

Il Caso: Dichiarazione Mendace per il Gratuito Patrocinio

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 95 del D.P.R. 115/2002. L’accusa era quella di aver fornito false indicazioni sul proprio reddito al fine di ottenere il patrocinio a spese dello Stato, un beneficio destinato a chi non ha le risorse economiche per pagarsi un avvocato. Ritenendo la sentenza ingiusta, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre specifici motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Dolo, Attenuanti Generiche e Tenuità del Fatto

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomenti principali:
1. Vizio di motivazione sull’elemento soggettivo: Sosteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente motivato la sussistenza del dolo, ovvero l’intenzione di commettere il reato.
2. Diniego delle attenuanti generiche: Contestava la decisione dei giudici di merito di non concedergli lo sconto di pena previsto dall’art. 62-bis c.p., nonostante la sua incensuratezza.
3. Esclusione della particolare tenuità del fatto: Riteneva che il suo caso rientrasse nell’ambito di applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per i reati considerati di lieve entità.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha giudicato il ricorso manifestamente infondato, dichiarandolo inammissibile. La motivazione della decisione si articola in una precisa confutazione di ciascuno dei motivi presentati dal ricorrente, richiamando principi giurisprudenziali consolidati.

L’Elemento Soggettivo del Reato

Sul primo punto, la Cassazione ha evidenziato come la sentenza impugnata contenesse una motivazione logica e coerente. I giudici di merito avevano correttamente osservato che il reddito del nucleo familiare proveniva da fonti certe (lavoro dipendente) e facilmente ricostruibili. Tale circostanza era sufficiente a escludere la mancanza di dolo. La Corte ha inoltre ricordato che, per questo tipo di reato, è sufficiente il dolo generico, che può assumere anche la forma del dolo eventuale: l’agente, cioè, non deve necessariamente volere l’evento, ma basta che ne accetti il rischio.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche: un orientamento consolidato

La questione centrale riguarda il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che, dopo la riforma del 2008, lo stato di incensuratezza dell’imputato non è più un elemento sufficiente per ottenere la diminuzione della pena. Il giudice può legittimamente negare le attenuanti motivando semplicemente sull’assenza di elementi o circostanze di segno positivo da valorizzare. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato questo principio, non riscontrando alcun elemento meritevole di considerazione positiva.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Infine, per quanto riguarda l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Cassazione ha richiamato il proprio insegnamento costante. Il giudizio sulla tenuità dell’offesa deve basarsi sui criteri dell’art. 133, comma primo, c.p. (gravità del danno, intensità del dolo, ecc.). Non è necessario che il giudice analizzi tutti gli indicatori, essendo sufficiente che ne indichi quelli ritenuti decisivi. Nel caso in esame, la Corte territoriale aveva correttamente valorizzato il “consistente scostamento tra il reddito dichiarato e quello percepito”, ritenendolo un fattore ostativo al riconoscimento della scarsa offensività della condotta.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda sulla necessità di rispettare principi giuridici consolidati e di garantire una corretta applicazione delle norme penali. La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano fornito una motivazione completa, logica e in linea con la giurisprudenza di legittimità. Il rigetto del ricorso non si basa su una nuova valutazione dei fatti, ma sulla constatazione che le doglianze del ricorrente erano prive di fondamento giuridico e miravano a una riconsiderazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma di tre principi chiave. Primo, per il reato di falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio, il dolo è facilmente configurabile quando i redditi sono certi e tracciabili. Secondo, e più importante, le attenuanti generiche non sono un diritto automatico per chi ha la fedina penale pulita; il giudice deve riscontrare concreti elementi positivi per concederle. Terzo, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto è ancorata a parametri oggettivi, come l’entità dello scostamento reddituale, che possono escludere l’applicazione del beneficio. La decisione, quindi, rafforza un approccio rigoroso e ancorato ai fatti nella valutazione della responsabilità penale e nella commisurazione della pena.

Avere la fedina penale pulita è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo stato di incensuratezza dell’imputato, da solo, non è più sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche. Il giudice deve individuare elementi positivi concreti, legati al fatto o alla personalità dell’imputato, per poter concedere la diminuzione di pena.

Per il reato di falsa dichiarazione per il gratuito patrocinio è necessario volere specificamente ingannare lo Stato?
No. La Corte ha chiarito che per questo reato è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”, che può assumere anche la forma del “dolo eventuale”. Ciò significa che non è necessario dimostrare la volontà diretta di frodare, ma basta che l’autore della dichiarazione si sia rappresentato la possibilità di fornire dati non veritieri e ne abbia accettato il rischio.

Quando un reato può essere considerato di “particolare tenuità” e quindi non punibile?
Un reato è considerato di “particolare tenuità” quando l’offesa è minima e il comportamento non è abituale. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che un “consistente scostamento” tra il reddito reale e quello dichiarato per ottenere il gratuito patrocinio è un elemento che dimostra una significativa offensività della condotta, escludendo quindi l’applicazione di questa causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati