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Attenuanti generiche: no se mancano elementi positivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per un reato di lieve entità in materia di stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione di merito di non concedere le attenuanti generiche, motivando che la sola incensuratezza non è sufficiente. È necessaria la presenza di elementi positivi, che nel caso di specie mancavano, rendendo irrilevante anche l’ammissione dei fatti da parte dell’imputato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Ribadisce la Necessità di Elementi Positivi

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica situazione personale dell’imputato e alle modalità del fatto. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta i presupposti per il loro riconoscimento, sottolineando come la semplice assenza di precedenti penali non sia più un fattore decisivo. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

Il caso in esame

Il caso riguarda un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Firenze per un reato di lieve entità legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un unico motivo: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La difesa sosteneva che tali attenuanti dovessero essere concesse, ma la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta. La questione è quindi giunta al vaglio della Suprema Corte per una decisione definitiva.

La decisione della Corte sul diniego delle attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito, ribadendo un principio consolidato nella giurisprudenza penale.

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 62-bis del codice penale, così come modificato dalla legge n. 125 del 2008. Secondo la Corte, per concedere le attenuanti generiche, il giudice deve individuare elementi o circostanze di segno positivo. La sola ‘incensuratezza’, ovvero l’assenza di precedenti penali, non è più sufficiente a giustificare una diminuzione di pena.

Inoltre, la Corte ha specificato che la valutazione del giudice di merito su questo punto è un giudizio di fatto, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su argomentazioni precise. In primo luogo, viene evidenziato che il giudice ha il potere di basare la sua decisione anche su un solo elemento, tra quelli indicati nell’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole), che ritenga preponderante. Può essere sufficiente un singolo aspetto legato alla personalità del colpevole o alla gravità del reato per escludere il beneficio.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva congruamente motivato la mancanza di qualsiasi elemento positivo. Anche il comportamento processuale dell’imputato, che aveva ammesso la detenzione dello stupefacente, non è stato ritenuto valorizzabile. La sua ammissione, infatti, era avvenuta quando la circostanza era già stata accertata dagli agenti operanti, perdendo così di rilevanza ai fini di una valutazione positiva della sua condotta.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Per ottenere il riconoscimento delle attenuanti generiche, non basta non avere precedenti penali. È onere della difesa presentare al giudice elementi concreti e positivi che possano giustificare una mitigazione della pena. Questi elementi possono riguardare la condotta di vita, il comportamento post-reato, la collaborazione processuale (se genuina e utile) o altre circostanze specifiche del caso. La decisione della Cassazione serve come monito: la valutazione del giudice è discrezionale ma deve essere ancorata a fatti positivi e non alla mera assenza di elementi negativi. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sufficiente non avere precedenti penali per ottenere le attenuanti generiche?
No. Secondo la costante giurisprudenza, rafforzata dalla riforma del 2008, la sola incensuratezza dell’imputato non è più un elemento sufficiente per la concessione automatica delle attenuanti generiche, essendo necessaria la presenza di elementi positivi.

Come valuta il giudice la concessione delle attenuanti generiche?
Il giudice esprime un giudizio di fatto, basato sugli elementi indicati nell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere, etc.). Può basare la sua decisione, sia di concessione che di diniego, anche su un solo elemento che ritenga prevalente, purché la motivazione sia logica e non contraddittoria.

Un’ammissione di colpa garantisce le attenuanti generiche?
No, non necessariamente. Nel caso di specie, l’ammissione dell’imputato non è stata considerata un elemento positivo idoneo a giustificare le attenuanti, poiché la circostanza era già stata pienamente accertata dagli operanti. La valenza dell’ammissione dipende dal contesto e dalla sua utilità processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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