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Attenuanti generiche: no se la personalità è negativa

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La decisione si fonda sulla valutazione della personalità negativa dell’imputato, desunta dai numerosi precedenti penali, elemento ritenuto sufficiente a giustificare l’esclusione del beneficio, a prescindere dall’ammissione dei fatti.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando i Precedenti Penali Contano Più dell’Ammissione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale: la concessione delle attenuanti generiche. Questo caso specifico chiarisce come la valutazione della personalità dell’imputato, soprattutto in presenza di precedenti penali, possa prevalere su altri elementi potenzialmente favorevoli, come l’ammissione dei fatti. La Suprema Corte ribadisce principi consolidati, offrendo una guida chiara sulla discrezionalità del giudice di merito.

I Fatti di Causa

Un imputato, condannato dal Tribunale di Brindisi per una violazione del Codice della Strada, vedeva la sua sentenza parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Lecce solo per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio. Insoddisfatto, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione relativo al diniego delle attenuanti generiche.

Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di merito di non concedergli lo ‘sconto’ di pena previsto dall’articolo 62-bis del codice penale, ritenendo che la motivazione fornita fosse insufficiente o illogica.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice

Il cuore della questione risiede nella valutazione che il giudice compie per concedere o negare le attenuanti generiche. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ricorda che tale valutazione costituisce un ‘giudizio di fatto’, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria.

Il giudice non è tenuto a esaminare meticolosamente tutti gli elementi previsti dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole, etc.), ma può concentrarsi su quelli che ritiene preponderanti. Anche un solo elemento, se ritenuto decisivo, può essere sufficiente a giustificare la decisione. In questo contesto, la personalità del colpevole assume un ruolo centrale.

La Rilevanza dei Precedenti Penali

Dopo la riforma del 2008, il legislatore ha stabilito che la sola assenza di precedenti penali (incensuratezza) non è più un elemento sufficiente per la concessione automatica delle attenuanti. A maggior ragione, la presenza di numerosi precedenti penali costituisce un forte indicatore negativo della personalità dell’imputato, che può legittimamente fondare il diniego del beneficio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che la Corte di Appello avesse motivato in modo esauriente e corretto il proprio diniego. I giudici di merito avevano infatti basato la loro decisione su due pilastri:

1. La personalità negativa dell’imputato: Questa era chiaramente desumibile dai suoi numerosi precedenti penali, che indicavano una propensione a delinquere e un mancato rispetto delle regole.
2. L’irrilevanza dell’ammissione dei fatti: Sebbene l’imputato avesse ammesso le sue responsabilità, tale ammissione è stata giudicata irrilevante poiché i fatti erano già di per sé incontestabili. Non emergeva, quindi, un elemento di positiva valutazione della condotta processuale.

La Cassazione ha sottolineato che il ricorrente non si era confrontato specificamente con questo apparato argomentativo, limitandosi a riproporre la richiesta senza smontare le solide ragioni negative evidenziate nella sentenza impugnata. Di fronte all’assenza di elementi positivi e alla presenza di fattori negativi così marcati, il diniego è stato considerato pienamente legittimo.

Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio fondamentale: la concessione delle attenuanti generiche non è un diritto, ma il risultato di una valutazione discrezionale del giudice basata su elementi concreti. La personalità dell’imputato, come delineata dai suoi precedenti penali, è un fattore potentissimo che può da solo giustificare il diniego del beneficio. L’ammissione di colpa, per essere considerata un elemento positivo, deve avere un valore aggiunto e non essere una mera presa d’atto di una realtà già provata. Per chi ricorre in Cassazione, è essenziale contestare analiticamente le motivazioni della sentenza precedente, non basta semplicemente auspicare una valutazione diversa.

Un giudice può negare le attenuanti generiche basandosi solo sui precedenti penali dell’imputato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che anche un solo elemento negativo, come la presenza di numerosi precedenti penali, può essere ritenuto prevalente e sufficiente per giustificare il diniego del beneficio, in quanto indicativo della personalità del colpevole.

Ammettere i fatti garantisce la concessione delle attenuanti?
No, non necessariamente. Come chiarito in questa ordinanza, se i fatti sono già incontestabili, la semplice ammissione può essere considerata irrilevante ai fini di una valutazione positiva. Il giudice valuta se tale ammissione rappresenti un reale cambiamento o una semplice presa d’atto dell’evidenza.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione per aver presentato un ricorso infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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