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Attenuanti generiche: no se ci sono precedenti penali

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per spaccio organizzato di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la gestione di una vera e propria ‘piazza di spaccio’ esclude l’ipotesi di minore gravità. Inoltre, ha confermato che le attenuanti generiche possono essere negate sulla base dei precedenti penali e della personalità negativa dei ricorrenti, senza che il giudice debba analizzare ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando i Precedenti Penali Contano di Più

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel diritto penale riguardo la concessione delle attenuanti generiche. Con questa decisione, i giudici supremi hanno chiarito che la presenza di precedenti penali e una valutazione negativa della personalità dell’imputato sono elementi sufficienti per negare la riduzione di pena, confermando un orientamento rigoroso e consolidato. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso.

I Fatti del Caso: Gestione Organizzata di una Piazza di Spaccio

Il caso trae origine da una condanna per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti di vario tipo, tra cui cocaina, marijuana e hashish. Le indagini avevano rivelato che i due imputati non erano semplici spacciatori, ma gestori di una vera e propria “piazza di spaccio”.

L’attività era caratterizzata da un’organizzazione strutturata, con ruoli intercambiabili, una disponibilità costante di droga per soddisfare qualsiasi richiesta e un sistema ben definito che includeva la presenza di vedette e di un soggetto incaricato di ritirare periodicamente i profitti. Questa modalità operativa, secondo i giudici di merito, configurava un’attività criminale di notevole entità, ben lontana da un episodio sporadico.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza di condanna, confermata in appello, gli imputati hanno proposto ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Il mancato riconoscimento dell’ipotesi di reato di minore gravità, sostenendo che la loro attività non fosse così rilevante.
2. Il diniego delle attenuanti generiche, considerate un diritto anche in presenza di una condanna.

L’Analisi della Corte e il Diniego delle Attenuanti Generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati, concentrando gran parte della sua analisi sul tema delle attenuanti generiche. I giudici hanno richiamato la riforma dell’articolo 62-bis del codice penale, avvenuta nel 2008, che ha modificato i criteri per la loro concessione.

In passato, lo stato di incensuratezza (l’assenza di precedenti penali) poteva essere un elemento sufficiente. Oggi, la legge richiede qualcosa di più: la presenza di elementi di segno positivo che giustifichino una riduzione della pena. La sola assenza di precedenti non basta più.

Nel caso specifico, i giudici hanno sottolineato che non solo mancavano elementi positivi, ma erano presenti elementi decisamente negativi: entrambi gli imputati avevano precedenti penali e una personalità valutata negativamente. Questi fattori, secondo la Corte, sono pienamente sufficienti a motivare il diniego delle attenuanti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la decisione della Corte d’Appello corretta e ben motivata. Riguardo al primo motivo, l’organizzazione complessa e stabile della “piazza di spaccio” è stata considerata incompatibile con l’ipotesi di minore gravità. La ricostruzione dei fatti era precisa e circostanziata, e l’inquadramento giuridico corretto.

Sul secondo e cruciale punto, quello relativo alle attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito che il giudice non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli argomenti, favorevoli o sfavorevoli, presentati dalla difesa. È sufficiente che la motivazione si basi sugli elementi ritenuti decisivi. In questa vicenda, i precedenti penali e la personalità negativa dei ricorrenti sono stati giudicati elementi talmente rilevanti da precludere qualsiasi valutazione favorevole, rendendo superflua l’analisi di altri aspetti potenzialmente positivi.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di rigore nella concessione delle attenuanti generiche. La decisione insegna che il passato criminale di un imputato ha un peso determinante e può, da solo, giustificare il rifiuto di una riduzione di pena. Per sperare nelle attenuanti, non basta non avere precedenti: è necessario dimostrare l’esistenza di elementi positivi concreti e rilevanti che possano convincere il giudice della meritevolezza del beneficio. La valutazione della personalità dell’imputato emerge come un fattore centrale e discrezionale, ma che deve essere ancorato a dati oggettivi, come, appunto, i precedenti penali.

È possibile ottenere le attenuanti generiche solo perché non si hanno precedenti penali?
No. Secondo la Corte, a seguito della riforma dell’art. 62-bis, il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche, essendo necessaria la presenza di elementi o circostanze di segno positivo.

Perché la Corte ha escluso l’ipotesi di minore gravità nel reato di spaccio?
Perché le operazioni di osservazione hanno dimostrato che gli imputati gestivano una vera e propria ‘piazza di spaccio’ in modo organizzato e continuativo, con ruoli definiti, una considerevole provvista di droga e un sistema per il ritiro dei profitti, elementi incompatibili con un fatto di minore gravità.

Il giudice deve considerare tutti gli elementi a favore dell’imputato per decidere sulle attenuanti generiche?
No. Non è necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi, come i precedenti penali e la personalità negativa, per motivare legittimamente il diniego delle attenuanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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