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Attenuanti generiche: no con precedenti penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti, che lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ritenuto logica e sufficiente la motivazione del giudice di merito, basata sui reiterati precedenti penali del ricorrente e sull’assenza di elementi positivi di valutazione, confermando che tali fattori giustificano il diniego del beneficio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Conferma la Linea Dura sui Precedenti Penali

Il riconoscimento delle attenuanti generiche rappresenta un momento cruciale nel processo penale, poiché consente al giudice di adeguare la pena alla specifica personalità dell’imputato e alle peculiarità del caso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: la presenza di precedenti penali e l’assenza di elementi positivi possono legittimamente portare al diniego di questo beneficio.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per reati legati agli stupefacenti, inflitta dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. La pena stabilita era di un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa.

L’imputato ha deciso di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente valutato la possibilità di concedere una riduzione di pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della richiesta, ma si ferma a un livello procedurale, ritenendo che il ricorso non avesse i requisiti per essere esaminato. La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni: perché le attenuanti generiche sono state negate?

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della motivazione fornita dalla Corte di Appello. La Cassazione ha ritenuto che i giudici di secondo grado avessero spiegato in modo del tutto logico e coerente le ragioni del diniego delle attenuanti generiche.

I due pilastri su cui si fonda questa decisione sono:

1. I precedenti penali: La Corte di Appello aveva evidenziato i “reiterati precedenti” a carico dell’imputato. Questo elemento è stato considerato un indicatore negativo preponderante, tale da non giustificare un trattamento sanzionatorio più mite.

2. L’assenza di elementi positivi: Oltre ai precedenti, i giudici non hanno riscontrato alcun elemento di segno positivo da poter valorizzare. L’onere di allegare tali elementi, come un percorso di ravvedimento o un comportamento processuale collaborativo, grava sull’imputato. In assenza di ciò, il giudice non è tenuto a cercare d’ufficio ragioni per concedere il beneficio.

La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire il proprio orientamento consolidato, rafforzatosi dopo la riforma dell’art. 62-bis del codice penale nel 2008. Da allora, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per ottenere le attenuanti; a maggior ragione, una storia criminale pregressa costituisce un valido motivo per negarle, a meno che non emergano circostanze positive di particolare rilievo. Il ricorso è stato infine definito “generico”, in quanto non si confrontava criticamente con le specifiche argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a riproporre una richiesta già respinta con motivazione adeguata.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre spunti di riflessione importanti. In primo luogo, conferma che il passato criminale di un imputato ha un peso determinante nella valutazione delle attenuanti generiche. Non si tratta di un automatismo, ma di un fattore che il giudice può legittimamente considerare come ostativo alla concessione del beneficio.

In secondo luogo, emerge l’importanza per la difesa di non limitarsi a chiedere le attenuanti, ma di fornire al giudice elementi concreti e positivi su cui basare la valutazione: un’attività lavorativa stabile, un percorso di risarcimento del danno, la confessione o un sincero pentimento. In assenza di tali elementi, e in presenza di precedenti, le probabilità di ottenere una riduzione di pena si riducono drasticamente.

Infine, la pronuncia sottolinea la necessità di formulare ricorsi specifici e non generici, che attacchino puntualmente le eventuali lacune o illogicità della motivazione del giudice, pena l’inammissibilità e le conseguenti sanzioni economiche.

Un giudice può negare le attenuanti generiche basandosi solo sui precedenti penali?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche può essere legittimamente motivato sulla base dei reiterati precedenti penali e sull’assenza di elementi o circostanze di segno positivo.

Cosa rende un ricorso per cassazione “generico” e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato generico quando non si confronta criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limita a lamentare una decisione sfavorevole senza individuare specifiche violazioni di legge o vizi logici nella motivazione del giudice.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso per un importo di 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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