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Attenuanti generiche: no al ne bis in idem in sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha stabilito che l’utilizzo dei precedenti penali sia per negare le attenuanti generiche sia per applicare la recidiva non viola il principio del ‘ne bis in idem’. Inoltre, ha confermato che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica quando la condotta è abituale e inserita in un contesto criminale, ribadendo l’ampia discrezionalità del giudice nella valutazione complessiva dei fatti e della personalità dell’imputato.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Precedenti Penali: La Cassazione e il Principio del Ne Bis in Idem

La valutazione dei precedenti penali nel calcolo della pena è un tema centrale nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su come un singolo elemento, come la carriera criminale di un imputato, possa influenzare diverse fasi della determinazione della sanzione senza violare il principio del ne bis in idem. La pronuncia si sofferma, in particolare, sul diniego delle attenuanti generiche e sulla discrezionalità del giudice, fornendo indicazioni preziose per gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso: un Ricorso in Materia di Stupefacenti

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la condanna di due individui per reati legati agli stupefacenti. Il primo imputato lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, sostenendo che i suoi precedenti penali fossero stati illegittimamente utilizzati due volte: una prima per negare le attenuanti e una seconda per applicare l’aumento di pena dovuto alla recidiva. A suo avviso, tale operato violava il principio del ne bis in idem, che vieta di essere puniti due volte per la stessa cosa. Il secondo imputato, invece, contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte: Ricorsi Inammissibili

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità, ribadendo i limiti del sindacato della Corte e la portata della discrezionalità del giudice di merito.

L’Uso Polivalente dei Precedenti Penali e le Attenuanti Generiche

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che il principio del ne bis in idem sostanziale non impedisce al giudice di utilizzare lo stesso fattore per giustificare scelte diverse nell’ambito della determinazione della pena. Un elemento come i precedenti penali ha un “significato polivalente”: può essere rilevante per più finalità senza che ciò comporti una duplicazione della punizione. Nello specifico, i precedenti sono stati considerati:
1. Nel giudizio di bilanciamento tra le attenuanti generiche e la recidiva.
2. Nella determinazione della pena base, fissata in misura leggermente superiore al minimo edittale proprio in virtù della gravità complessiva del fatto e della personalità dell’imputato.

Secondo la Corte, si tratta di un legittimo esercizio del potere discrezionale del giudice, che compie una valutazione complessiva del fatto e della personalità del reo, basando sia il diniego delle generiche sia il trattamento sanzionatorio su una visione d’insieme.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il motivo di ricorso del secondo imputato è stato respinto. La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di negare l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La non marginalità della condotta era stata desunta da una serie di elementi concreti:
* Il quantitativo di sostanza stupefacente rinvenuta.
* Le modalità operative della condotta.
* La personalità negativa dell’imputato.
* L’inserimento abituale del soggetto in contesti criminali.

Questi fattori, nel loro complesso, delineavano una situazione incompatibile con la “particolare tenuità” richiesta dalla norma, che presuppone un’offesa minima e un comportamento non abituale.

Le Motivazioni

La motivazione dell’ordinanza si radica nel principio secondo cui il giudice di merito dispone di un’ampia discrezionalità, ai sensi dell’art. 133 c.p., nella determinazione della pena. Tale potere, se esercitato con una motivazione logica e non contraddittoria, non è sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che un dato fattuale, come i precedenti penali, può legittimamente essere valorizzato sotto profili diversi (per negare un beneficio e per calibrare la sanzione) perché illumina aspetti differenti della condotta e della personalità del reo. Il principio del ne bis in idem vieta un nuovo processo per lo stesso fatto, non l’utilizzo di un elemento per più valutazioni all’interno dello stesso giudizio sanzionatorio, purché ciò avvenga per finalità distinte.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione conferma che la valutazione del giudice sulla pena è un processo complesso, dove i medesimi elementi possono assumere rilevanza per diverse finalità. La presenza di precedenti penali può quindi legittimamente portare sia al diniego delle attenuanti generiche sia a una pena base superiore al minimo, senza che ciò configuri una violazione del divieto di doppia punizione. Allo stesso modo, la valutazione sulla tenuità del fatto non può limitarsi al solo dato quantitativo, ma deve estendersi a tutti gli indici della condotta e della personalità dell’imputato, come il suo inserimento in contesti criminali, che ne esclude il carattere occasionale.

Un precedente penale può essere usato sia per negare le attenuanti generiche sia per determinare la pena base?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, un elemento come i precedenti penali ha una natura “polivalente” e può essere utilizzato dal giudice sotto differenti profili e per distinti fini (ad esempio, per il giudizio di bilanciamento con la recidiva e per la determinazione della pena base) senza violare il principio del ne bis in idem.

Quando viene esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) viene esclusa quando la condotta, sebbene il reato preveda pene non elevate, non è marginale. La valutazione deve considerare le modalità della condotta, l’entità del danno o del pericolo, il grado di colpevolezza e, soprattutto, il carattere non abituale della condotta. L’inserimento dell’imputato in un contesto criminale è un fattore che osta all’applicazione di tale beneficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Ciò accade quando mancano i requisiti di legge. Come conseguenza, la decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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