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Attenuanti generiche negate: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un uomo per porto abusivo di un coltello a serramanico, trovato nella sua auto. Il ricorso dell’imputato, che lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche e la genericità della motivazione, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che i numerosi precedenti penali e l’assenza di un’effettiva resipiscenza giustificano pienamente il diniego del beneficio, riaffermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel valutare la personalità dell’imputato.

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Pubblicato il 20 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche Negate: La Decisione della Cassazione sul Porto di Coltello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1672/2024, ha affrontato un caso emblematico relativo alla concessione delle attenuanti generiche, chiarendo come la valutazione della personalità dell’imputato e i suoi precedenti penali possano influenzare la decisione del giudice. La vicenda riguarda un uomo condannato per aver portato in luogo pubblico, senza giustificato motivo, un coltello a serramanico. Questa pronuncia offre spunti importanti sulla discrezionalità giudiziale e sui requisiti per ottenere un trattamento sanzionatorio più mite.

I Fatti: Il Ritrovamento del Coltello in Auto

Il caso ha origine dal controllo di un’autovettura, durante il quale le forze dell’ordine hanno rinvenuto un coltello a serramanico custodito nella tasca portaoggetti della portiera del lato guidatore. Il conducente e proprietario del veicolo è stato quindi tratto a giudizio e condannato per porto abusivo di armi. La difesa dell’imputato ha contestato la decisione, portando il caso fino alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e le contestate attenuanti generiche

L’imputato ha basato il suo ricorso in Cassazione su due motivi principali.

Genericità della Sentenza d’Appello

Il primo motivo lamentava una presunta violazione di legge, sostenendo che la sentenza della Corte d’Appello fosse generica e non avesse esaminato adeguatamente le argomentazioni difensive. Secondo la difesa, non era stata provata la piena consapevolezza e disponibilità dell’arma da parte dell’imputato.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Il secondo e più rilevante motivo di ricorso riguardava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La difesa sosteneva che queste avrebbero dovuto essere concesse in virtù del buon comportamento processuale tenuto dall’imputato e di una presunta evoluzione positiva della sua personalità. Si trattava di elementi che, a dire del ricorrente, meritavano una valutazione favorevole da parte dei giudici di merito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati.

Sul primo punto, i giudici hanno affermato che la motivazione della sentenza d’appello era tutt’altro che generica. La posizione del coltello – nella portiera del guidatore – era stata considerata un elemento concreto e sufficiente a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, la piena consapevolezza e l’immediata disponibilità dell’oggetto da parte dell’imputato, rendendo irrilevante la versione difensiva.

Per quanto riguarda il diniego delle attenuanti generiche, la Cassazione ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito. Essi avevano giustificato la loro scelta sottolineando due aspetti cruciali: i numerosi precedenti penali a carico dell’imputato e l’assenza di un qualsiasi segno di effettiva resipiscenza. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il semplice esercizio delle proprie prerogative difensive, come la partecipazione al processo, non può essere interpretato come un’evoluzione positiva della personalità. Citando precedenti giurisprudenziali, la Corte ha ricordato che il giudice, ai sensi dell’art. 133 c.p., può basare la sua decisione anche su un solo elemento, come la personalità del colpevole o la modalità del reato, se ritenuto prevalente e sufficiente a giustificare la concessione o meno del beneficio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con forza la vasta discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle circostanze attenuanti generiche. La decisione insegna che un passato criminale denso e la mancanza di un sincero pentimento sono ostacoli difficilmente superabili per ottenere uno sconto di pena. Il corretto comportamento processuale, pur essendo un diritto, non è di per sé sufficiente a dimostrare quel cambiamento interiore che la legge richiede per la concessione del beneficio. Questa pronuncia serve da monito: per sperare in un trattamento più favorevole, non basta difendersi nel processo, ma è necessario dimostrare con fatti concreti di aver intrapreso un percorso di reale cambiamento e distacco dal mondo del crimine.

Avere precedenti penali impedisce di ottenere le attenuanti generiche?
No, non lo impedisce in modo automatico, ma rappresenta un elemento negativo molto significativo. Come dimostra questo caso, i numerosi precedenti penali, uniti alla mancanza di segni di pentimento, possono legittimamente portare il giudice a negare la concessione del beneficio.

Perché il semplice comportamento corretto durante il processo non basta per ottenere le attenuanti?
Perché la partecipazione al processo e l’esercizio dei propri diritti di difesa sono considerati dalla giurisprudenza come “prerogative difensive” e non come prova di un’evoluzione positiva della personalità. Per ottenere le attenuanti, occorre dimostrare un reale cambiamento, una presa di coscienza critica del fatto commesso (resipiscenza).

Quali elementi può considerare il giudice per negare le attenuanti generiche?
Il giudice ha ampia discrezionalità e può basare la sua decisione anche su un solo elemento tra quelli indicati dall’art. 133 del codice penale, se lo ritiene prevalente. In questo caso, la personalità dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali, è stata ritenuta sufficiente per giustificare il diniego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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