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Attenuanti generiche negate: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta poiché la confessione era tardiva, avvenuta dopo la raccolta di prove schiaccianti, e l’imputato si era reso responsabile del reato di evasione dagli arresti domiciliari durante il procedimento.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche Negate: Confessione Tardiva ed Evasione Costano Caro

L’ottenimento delle attenuanti generiche è un aspetto cruciale nel processo penale, poiché può portare a una significativa riduzione della pena. Tuttavia, la loro concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva della condotta dell’imputato, sia prima sia durante il procedimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7642/2024) offre un chiaro esempio di come determinati comportamenti possano precludere questo beneficio, anche a fronte di una confessione.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un soggetto condannato per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. In seguito alla condanna, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando principalmente la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo a due punti: il diniego delle attenuanti generiche e la determinazione della pena inflitta dalla Corte d’Appello.

L’imputato sosteneva che la sua confessione dovesse essere valutata positivamente ai fini della concessione delle attenuanti, ma la sua tesi non ha trovato accoglimento nei precedenti gradi di giudizio.

La Valutazione delle Attenuanti Generiche e la Condotta dell’Imputato

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello. La sentenza impugnata aveva infatti spiegato in modo puntuale e logico le ragioni del diniego delle attenuanti generiche, basandosi su due elementi fondamentali:

1. La Confessione Tardiva: La confessione dell’imputato è intervenuta solo a fronte di un quadro probatorio già solido e schiacciante. Le forze dell’ordine avevano già acquisito elementi di estrema rilevanza, come i risultati di attività di osservazione, perquisizione e sequestro, oltre alle sommarie informazioni fornite dagli acquirenti della sostanza. In questo contesto, la confessione perde gran parte del suo valore come elemento di resipiscenza e collaborazione, apparendo più come una presa d’atto dell’inevitabile.

2. La Condotta Successiva: Un fattore determinante è stata la condotta dell’imputato nel corso del procedimento. Egli si era sottratto alla misura degli arresti domiciliari, commettendo il reato di evasione, per il quale aveva riportato un’ulteriore condanna. Questo comportamento è stato interpretato come un chiaro indice di inaffidabilità e di mancato rispetto delle prescrizioni dell’autorità giudiziaria, del tutto incompatibile con la concessione di un beneficio come le attenuanti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto le censure dell’imputato manifestamente infondate. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello ha correttamente motivato la sua decisione, spiegando come la confessione non fosse un elemento decisivo e come la successiva evasione dimostrasse una personalità non meritevole del beneficio richiesto.

Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile. Questa decisione comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende. La Corte ha ravvisato, infatti, profili di colpa nella proposizione di un ricorso privo di fondamento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le attenuanti generiche non sono un diritto, ma un beneficio concesso discrezionalmente dal giudice sulla base di una valutazione globale e concreta. Una confessione, per essere valorizzata, deve essere genuina e tempestiva, non un mero espediente di fronte a prove evidenti. Inoltre, la condotta processuale dell’imputato è di fondamentale importanza: violare le misure cautelari, come evadere dagli arresti domiciliari, costituisce un comportamento grave che annulla qualsiasi elemento potenzialmente favorevole, dimostrando una persistente inclinazione a delinquere che osta alla concessione di qualsiasi beneficio.

Una confessione è sempre sufficiente per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
No. Secondo questa ordinanza, una confessione non è sufficiente se interviene quando gli inquirenti hanno già raccolto prove schiaccianti (come attività di osservazione, perquisizione, sequestro e dichiarazioni di terzi). In tali casi, la confessione perde di valore come indice di resipiscenza.

Quale altro comportamento dell’imputato ha inciso sulla decisione di negare le attenuanti generiche?
Il fatto che l’imputato, nel corso del procedimento, si sia sottratto alla misura degli arresti domiciliari, commettendo il reato di evasione. Questo comportamento è stato considerato un elemento grave e incompatibile con la concessione del beneficio.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato “inammissibile” dalla Corte di Cassazione?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché le doglianze sono ritenute manifestamente infondate o per la mancanza dei requisiti di legge. Di conseguenza, la decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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