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Attenuanti generiche: la motivazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto limitatamente alla concessione delle attenuanti generiche. Il Procuratore Generale aveva lamentato la totale assenza di motivazione da parte del giudice di primo grado. La Suprema Corte ha ribadito che, per concedere le attenuanti generiche, il giudice ha l’obbligo di spiegare in modo specifico quali elementi positivi del fatto o del soggetto giustifichino la riduzione della pena, non essendo sufficiente una mera formula di stile.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Il Dovere di Motivazione del Giudice

Le attenuanti generiche, previste dall’art. 62-bis del codice penale, rappresentano uno strumento fondamentale per la personalizzazione della pena. Tuttavia, la loro concessione non può essere un atto arbitrario. Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il giudice che decide di ridurre la pena applicando queste circostanze ha l’obbligo di spiegare chiaramente le ragioni della sua scelta. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un ricorso del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello avverso una sentenza del Tribunale. Un imputato era stato condannato per il reato di furto a una pena di due anni e otto mesi di reclusione e 1.000 euro di multa. Nella determinazione della pena, il Tribunale aveva concesso le attenuanti generiche, riducendo così la sanzione finale.

Il Procuratore ha contestato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando un unico motivo: la totale mancanza di motivazione riguardo alla concessione di tale beneficio. Secondo il ricorrente, il giudice di primo grado si era limitato a concedere le attenuanti senza specificare quali elementi concreti lo avessero portato a tale decisione.

La Decisione della Corte sulle Attenuanti Generiche

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui la concessione delle attenuanti generiche richiede un’apposita e specifica motivazione. Il giudice non può limitarsi a una formula di stile, ma deve indicare gli elementi positivi – legati al fatto commesso o alla personalità dell’imputato – che giustificano una mitigazione del trattamento sanzionatorio.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva semplicemente affermato di “ritenere di poter concedere” le attenuanti, senza aggiungere alcuna ulteriore argomentazione. Questa espressione, definita “apodittica” dalla Corte, non soddisfa l’obbligo di motivazione imposto dalla legge. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo alla concessione delle attenuanti, e ha rinviato il caso al Tribunale per un nuovo giudizio su questo aspetto.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla distinzione tra la concessione e il diniego delle attenuanti. Se, in caso di mancato riconoscimento, l’obbligo di motivazione è meno stringente (specialmente in assenza di una richiesta specifica dell’imputato), nel caso di concessione l’onere argomentativo del giudice è invece ineludibile.

Questo perché la regola generale è quella della non meritevolezza del beneficio. La riduzione della pena è un’eccezione che deve essere giustificata. Il giudice deve esplicitare il percorso logico-giuridico che lo ha portato a valutare positivamente determinati aspetti del caso, consentendo così un controllo sulla sua decisione. La meritevolezza non può mai essere presunta, ma deve emergere da una valutazione concreta di elementi positivi che il giudice ha il dovere di indicare nella sentenza.

Le Conclusioni

La decisione in commento rafforza il principio di trasparenza e di legalità nell’amministrazione della giustizia penale. Stabilisce che la discrezionalità del giudice nella concessione delle attenuanti generiche non è illimitata, ma deve essere esercitata attraverso una motivazione chiara, logica e verificabile. Questo garantisce che la riduzione della pena non sia frutto di un arbitrio, ma di una ponderata valutazione di elementi concreti. La conseguenza pratica è che il Tribunale, in sede di rinvio, dovrà riesaminare il punto e, qualora decida nuovamente di concedere le attenuanti, dovrà fornire una motivazione completa ed esaustiva, pena una nuova censura in sede di legittimità.

Un giudice è sempre obbligato a motivare la concessione delle attenuanti generiche?
Sì. La sentenza chiarisce che la presunzione di non meritevolezza di tale beneficio impone al giudice di spiegare in modo specifico le ragioni e gli elementi positivi che giustificano la decisione di mitigare la pena.

Cosa accade se un giudice concede le attenuanti generiche senza una motivazione adeguata?
La sentenza può essere annullata limitatamente alla parte relativa alla concessione delle attenuanti. Il caso viene poi rinviato a un giudice dello stesso grado per una nuova valutazione e, soprattutto, per una corretta motivazione sul punto.

È sufficiente che il giudice affermi di “ritenere di poter concedere” le attenuanti perché la motivazione sia valida?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che una simile formula è meramente apodittica e insufficiente. Non specifica quali elementi positivamente valutabili abbiano fondato il riconoscimento dell’attenuante e, pertanto, non soddisfa l’obbligo di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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