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Attenuanti generiche: la motivazione del diniego

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche, ribadendo un principio fondamentale: per negare le attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli aspetti ritenuti decisivi, purché sia esente da palesi illogicità. Il ricorso è stato giudicato generico e manifestamente infondato.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando la Motivazione del Giudice è Sufficiente?

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti di maggiore discrezionalità per il giudice penale, il quale è chiamato a valutare la personalità dell’imputato e le circostanze del reato per adeguare la pena al caso concreto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 22478 del 2024, torna su questo tema delicato, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sulla motivazione che nega tali circostanze e stabilendo quando un ricorso sul punto debba essere considerato inammissibile.

Il Caso in Esame: un Ricorso contro il Diniego

I fatti alla base della decisione sono semplici ma emblematici. Un’imputata, a seguito della conferma della sua condanna da parte della Corte d’Appello di Bologna, presentava ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza era la mancata applicazione delle attenuanti generiche. La difesa sosteneva che la Corte territoriale non avesse adeguatamente considerato gli elementi a favore dell’imputata, meritando quindi una sanzione più mite. Si trattava, in sostanza, di un appello alla clemenza che cercava di trovare spazio nel giudizio di legittimità.

L’Analisi della Corte e i Criteri per le Attenuanti Generiche

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, bollandolo come generico, reiterativo e manifestamente infondato. La Corte ha sottolineato che la sentenza d’appello impugnata aveva fornito una motivazione chiara e priva di evidenti illogicità. I giudici di secondo grado avevano, infatti, correttamente evidenziato l’assenza di elementi positivi, concreti e meritevoli di apprezzamento che potessero giustificare una riduzione della pena.

Il punto centrale dell’ordinanza risiede nel richiamo a un consolidato principio giurisprudenziale. Secondo la Suprema Corte, il giudice di merito, nel motivare il diniego delle attenuanti generiche, non è obbligato a prendere in esame e a confutare analiticamente ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole dedotto dalle parti o emergente dagli atti. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi o comunque rilevanti ai fini della decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di non appesantire inutilmente l’iter logico-giuridico del giudice. Se il magistrato individua uno o più elementi che, nella loro valenza complessiva, sono sufficienti a escludere la concessione del beneficio, tutti gli altri argomenti di segno opposto si considerano implicitamente superati e disattesi. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva compiuto proprio questa operazione, valutando il quadro generale e non trovando alcun appiglio concreto per un trattamento sanzionatorio più mite. Pretendere una disamina puntuale di ogni singolo dettaglio non rilevante si tradurrebbe in un formalismo eccessivo, contrario ai principi di economia processuale. La Cassazione, quindi, non entra nel merito della scelta del giudice, ma si limita a verificare che la sua decisione sia supportata da un ragionamento logico e coerente.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, conferma l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche. In secondo luogo, definisce i contorni del ricorso in Cassazione su questo punto: non basta lamentare il diniego, ma occorre dimostrare una palese illogicità o una carenza totale nella motivazione del giudice inferiore. Un ricorso che si limita a riproporre gli stessi argomenti già vagliati e motivatamente respinti in appello è destinato all’inammissibilità. Infine, la decisione funge da monito: la proposizione di ricorsi generici e infondati comporta non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche a una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico.

Quando un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche è ritenuto inammissibile?
Un ricorso è ritenuto inammissibile quando è generico, ripetitivo e manifestamente infondato, soprattutto se contesta una motivazione del giudice d’appello che è esente da evidenti illogicità e ha già riscontrato l’assenza di elementi concreti per la concessione del beneficio.

Il giudice è obbligato a considerare tutti gli elementi a favore dell’imputato per negare le attenuanti generiche?
No. Secondo il principio affermato dalla Corte, non è necessario che il giudice di merito prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o rilevanti, poiché tale valutazione supera e disattende implicitamente tutti gli altri.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile in un caso come questo?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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