Attenuanti Generiche: Quando il Giudice Può Negarle? L’Analisi della Cassazione
Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adattare la pena alla specificità del caso concreto. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22153/2024) offre un importante chiarimento sui limiti della discrezionalità del giudice nel negare tali circostanze, sottolineando come una motivazione ben fondata sia sufficiente a rendere la decisione insindacabile.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imputata avverso la sentenza di una Corte d’Appello che aveva confermato la decisione di primo grado, inclusa la mancata concessione delle attenuanti generiche. La ricorrente contestava proprio questo diniego, ritenendolo ingiustificato. Il caso è quindi giunto all’esame della Corte di Cassazione, chiamata a valutare la legittimità della decisione dei giudici di merito.
La Decisione della Corte sulla Discrezionalità nelle Attenuanti Generiche
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. La decisione si basa su un principio consolidato: il riconoscimento o il diniego delle attenuanti generiche rientra nel potere ampiamente discrezionale del giudice di merito. Questo potere, se esercitato correttamente e con una motivazione adeguata, non può essere oggetto di censura in sede di legittimità. La Corte ha quindi condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Scelta
Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni. La Cassazione ha spiegato che, per motivare il diniego delle attenuanti generiche, il giudice non ha l’obbligo di prendere in considerazione e analizzare minuziosamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o emergenti dagli atti. È invece sufficiente che la sua decisione sia supportata da una motivazione congrua e logica.
In particolare, il giudice può legittimamente fondare il suo convincimento su due basi alternative:
1. Focalizzazione sugli elementi negativi: Può dare risalto agli elementi sfavorevoli all’imputato (come la gravità del fatto, la personalità, i precedenti), ritenendoli decisivi e prevalenti su qualsiasi elemento positivo.
2. Assenza di elementi positivi: Può semplicemente constatare la mancanza di elementi di particolare valore o merito che possano giustificare una riduzione della pena.
Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che i giudici di merito avevano ampiamente esplicitato le ragioni del loro convincimento, seguendo proprio questo schema logico. Di conseguenza, ogni altro elemento addotto dalla difesa doveva considerarsi implicitamente superato o disatteso da tale valutazione, rendendo il ricorso privo di fondamento.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per la prassi forense: l’appello o il ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche ha scarse probabilità di successo se si limita a contrapporre una diversa valutazione degli stessi elementi già esaminati dal giudice. Per ottenere una riforma della decisione, è necessario dimostrare un vizio logico manifesto nella motivazione o una violazione di legge, e non un semplice dissenso rispetto all’esercizio del potere discrezionale del giudice. La decisione rafforza la centralità della motivazione come baluardo della legittimità delle sentenze di merito.
Un giudice deve analizzare ogni singolo elemento presentato dalla difesa per negare le attenuanti generiche?
No, non è necessario. Secondo la Corte, è sufficiente che il giudice fornisca una motivazione congrua, concentrandosi sugli elementi negativi ritenuti decisivi o sulla semplice assenza di elementi positivi di rilievo.
Qual è stato l’esito finale del ricorso esaminato dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Cosa significa che un motivo di ricorso è manifestamente infondato?
Significa che le ragioni presentate nel ricorso sono palesemente prive di qualsiasi fondamento giuridico, tanto da non meritare un esame approfondito nel merito. In questi casi, la Corte può respingere il ricorso con una procedura semplificata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22153 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22153 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME NOME nato a ROMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 30/05/2023 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale si contesta il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è manifestamente infondato in quanto i giudici del merito hanno correttamente esercitato la discrezionalità attribuita, ampiamente esplicitando le ragioni del loro convincimento;
che, invero, nel motivare il diniego della diminuente richiesta, non è necessario che il giudice prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabili dagli atti, ma è sufficiente un congruo riferimento agli elementi negativi ritenuti decisivi o rilevanti ovvero all’assenza di elementi positivi, rimanendo disattesi o superati tutti gli altri da tale valutazione, come avvenuto nella specie (si veda, in particolare, pag. 2 della motivazione);
ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 23 aprile 2024.