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Attenuanti generiche: la decisione del giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato per rapina. La Corte ribadisce che non può rivalutare i fatti e che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se ben motivato dal giudice di merito, basandosi sui precedenti penali e sul contesto di illegalità del ricorrente.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando il Giudice Può Negarle?

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali del giudizio penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i criteri che guidano questa decisione e i limiti del ricorso contro un eventuale diniego. Il caso analizzato riguarda un uomo condannato per rapina che si è visto negare il riconoscimento di tali circostanze a causa dei suoi precedenti e del contesto di illegalità in cui versava.

Il Caso: Condanna per Rapina e Ricorso in Cassazione

Un individuo, condannato in primo grado e in appello per il reato di rapina (art. 628 c.p.), ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi del ricorso erano principalmente due:

1. Errata valutazione delle prove: L’imputato contestava la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, chiedendo di fatto una nuova valutazione delle prove a suo favore.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si doleva del fatto che la Corte d’Appello non avesse concesso le attenuanti, che avrebbero comportato una riduzione della pena.

La difesa sosteneva che la motivazione della sentenza d’appello fosse carente e illogica, sia sulla responsabilità penale sia sul trattamento sanzionatorio.

Limiti del Ricorso e Ruolo della Cassazione

La Corte Suprema ha immediatamente chiarito la propria funzione. Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il compito della Corte è quello di effettuare un “sindacato di legittimità”, ovvero verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente. Non è possibile, quindi, chiedere alla Cassazione di sostituire la propria valutazione delle prove a quella già effettuata, a meno che non si dimostri un palese “travisamento della prova”, cioè un errore macroscopico nella lettura di un atto processuale.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso inammissibile, poiché mirava a ottenere una diversa ricostruzione storica dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Il punto centrale della decisione riguarda il secondo motivo: il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte d’Appello aveva negato il beneficio sulla base di due elementi precisi:

* La pluralità di precedenti penali a carico dell’imputato.
* Il contesto di illecita permanenza sul territorio dello Stato, all’interno del quale si inseriva la condotta criminosa.

La Cassazione ha giudicato questa motivazione congrua e sufficiente, ribadendo un principio consolidato: la valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. Tale giudizio è insindacabile in sede di legittimità, a condizione che sia motivato in modo non contraddittorio e che tenga conto degli elementi previsti dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che il giudice di merito non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli e sfavorevoli all’imputato, ma può concentrarsi su quelli che ritiene preponderanti. Nel caso in esame, i precedenti penali e la condizione di clandestinità sono stati considerati elementi ostativi talmente rilevanti da giustificare da soli il diniego delle attenuanti. La motivazione, sebbene sintetica, è stata ritenuta completa e logicamente ineccepibile, rendendo il ricorso manifestamente infondato.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione riafferma due principi fondamentali del nostro sistema processuale: la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità e l’ampia discrezionalità del giudice nel valutare la concessione delle attenuanti generiche, purché la sua decisione sia supportata da una motivazione logica e coerente con gli atti del processo.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze precedenti, senza poter entrare nel merito della ricostruzione dei fatti o della valutazione delle prove.

Quali elementi possono giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi su elementi negativi che ritiene preponderanti, come i precedenti penali a carico dell’imputato e il contesto generale della sua condotta, quale ad esempio la permanenza illecita sul territorio nazionale.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorso non viene esaminato nel merito, la sentenza di condanna diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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