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Attenuanti generiche: la condotta post-reato rileva

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare le attenuanti generiche a un imputato, valorizzando elementi negativi come una condanna per fatti successivi e una precedente sentenza definitiva. La valutazione della personalità del reo, basata anche sulla condotta post-delictum, si rivela cruciale per la concessione del beneficio, rendendo legittimo il diniego anche in presenza di un solo fattore sfavorevole.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Condotta Successiva al Reato Può Costare Caro

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale a disposizione del giudice per adeguare la pena alla specifica situazione del reo. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Con l’ordinanza n. 18712 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la valutazione della personalità dell’imputato, ai fini della concessione del beneficio, può legittimamente basarsi anche sulla sua condotta successiva al reato per cui si procede. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un imputato condannato per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche da parte della Corte d’Appello, nonostante una precedente sentenza della stessa Cassazione avesse annullato una prima decisione di diniego per un vizio di motivazione.

Nella nuova valutazione, la Corte d’Appello aveva nuovamente negato il beneficio, ma basando la sua decisione su elementi diversi e più solidi:
1. Una condanna per il reato di lesioni, commesso dall’imputato in un momento successivo alla definizione del procedimento in corso.
2. Il passaggio in giudicato, poco prima dei fatti contestati, di un’altra sentenza di condanna per reati analoghi.

Contro questa nuova decisione, l’imputato ha proposto un ulteriore ricorso in Cassazione, ritenendo ingiusto il diniego.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in pieno la validità del ragionamento della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la valutazione per la concessione o l’esclusione delle attenuanti generiche sia un giudizio di fatto, insindacabile in sede di Cassazione se la motivazione è logica, non contraddittoria e ben argomentata.

Il fulcro della decisione risiede nel corretto utilizzo dei parametri stabiliti dall’art. 133 del codice penale, che guidano il giudice nella commisurazione della pena e, di conseguenza, anche nella valutazione delle attenuanti. Tra questi parametri rientra la “capacità a delinquere” del colpevole, che si desume anche dalla sua condotta di vita e dai suoi precedenti penali.

Le Motivazioni della Corte: Perché Negare le Attenuanti Generiche?

La Corte di Cassazione ha chiarito diversi punti fondamentali per motivare la sua decisione:

Rilevanza della condotta successiva: I giudici hanno affermato che, per valutare la personalità dell’imputato ai sensi dell’art. 133 c.p., è legittimo considerare anche condanne per reati commessi dopo* i fatti per cui si sta procedendo. Questo comportamento successivo, infatti, offre un quadro aggiornato e completo della personalità del soggetto e della sua propensione a commettere ulteriori reati.

* Sufficienza di un singolo elemento negativo: La giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che anche un solo elemento negativo – relativo alla personalità del colpevole, all’entità del reato o alle modalità di esecuzione – può essere considerato sufficiente dal giudice per negare la concessione delle attenuanti.

* Onere di specificità del ricorso: Il ricorrente, nel suo appello, non aveva contestato in modo specifico gli elementi posti a base della decisione della Corte d’Appello (la condanna per lesioni e il precedente specifico), né aveva fornito prove concrete a sostegno delle sue presunte condizioni di disagio. Questa mancanza di specificità ha contribuito a rendere il ricorso manifestamente infondato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che la valutazione per le attenuanti generiche è un processo complesso che non si limita ai soli fatti del reato, ma si estende a un’analisi a 360 gradi della personalità dell’imputato. La condotta di vita, sia precedente che successiva al reato, assume un peso determinante. In secondo luogo, evidenzia come la difesa debba argomentare in modo puntuale e specifico ogni motivo di ricorso, confutando nel dettaglio gli elementi negativi valorizzati dal giudice di merito. Un appello generico, che non affronta il nucleo della motivazione impugnata, è destinato all’inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Per concedere le attenuanti generiche, il giudice può considerare fatti avvenuti dopo il reato per cui si procede?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il giudice può tenere conto anche di condanne per reati commessi successivamente ai fatti in giudizio, poiché tali elementi sono utili a valutare la personalità del colpevole ai sensi dell’art. 133 del codice penale.

Basta un solo elemento negativo per negare le attenuanti generiche?
Sì. Secondo la sentenza, anche un solo elemento attinente alla personalità del colpevole o alla gravità del reato può essere sufficiente a giustificare la decisione di non concedere le attenuanti generiche, purché il ragionamento del giudice sia logico e non contraddittorio.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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