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Attenuanti generiche: la Cassazione conferma il diniego

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche e della causa di non punibilità per tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla grande quantità di stupefacenti detenuti, sui precedenti penali e sulla valutazione complessiva della condotta, confermando la correttezza della sentenza di merito.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione conferma il diniego

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più discrezionali a disposizione del giudice penale per adeguare la pena alla specifica situazione personale e processuale dell’imputato. Tuttavia, questa discrezionalità non è illimitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 38321/2024) ha ribadito i principi che guidano la valutazione del giudice, confermando il diniego dei benefici a un imputato sulla base di elementi concreti come la quantità di stupefacenti e i precedenti penali.

I fatti del processo

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un uomo condannato dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato contestava la sentenza di secondo grado su due punti principali: il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e, soprattutto, la mancata concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). La difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero valutato adeguatamente gli elementi a favore del proprio assistito.

La decisione della Cassazione e le attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che i motivi presentati fossero una mera riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato come i giudici di merito avessero fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta per entrambe le decisioni contestate.

Il rigetto della “particolare tenuità del fatto”

Per quanto riguarda la non punibilità per particolare tenuità del fatto, la Corte ha evidenziato che la decisione di diniego era ben argomentata. I giudici di merito avevano considerato negativamente tre elementi:
1. L’allontanamento ingiustificato dell’imputato dalla propria abitazione per un tempo imprecisato.
2. La detenzione di sostanze stupefacenti finalizzata allo spaccio, nonostante fosse già sottoposto a una misura cautelare.
3. L’assenza di un comportamento collaborativo.

Questi fattori, valutati nel loro insieme, indicavano un’intensità del dolo e una modalità della condotta incompatibili con il beneficio della tenuità.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche sul punto centrale delle attenuanti generiche, la Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello. Il diniego era fondato su elementi oggettivi e soggettivi di particolare gravità:
* L’ingente quantità di stupefacente detenuto: si parla di quasi mille dosi, un dato che rivela una notevole offensività della condotta.
* La personalità dell’imputato: la presenza di precedenti penali è stata interpretata come un indicatore di una propensione a commettere reati.
* La mancanza di elementi positivi: non erano emersi durante il processo elementi favorevoli all’imputato che potessero bilanciare gli aspetti negativi.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: per negare le attenuanti generiche, non è necessario che il giudice analizzi e confuti ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa. È sufficiente, come nel caso di specie, che la motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi e preponderanti in senso negativo. La valutazione deve essere complessiva e considerare tutte le peculiarità della fattispecie, come indicato dall’art. 133 del codice penale.

Inoltre, la Corte ha ricordato che, a seguito di una modifica legislativa del 2008, la sola incensuratezza dell’imputato non è più un elemento di per sé sufficiente a giustificare la concessione delle attenuanti. A maggior ragione, la presenza di precedenti specifici e una personalità incline al delitto costituiscono validi motivi per escludere il beneficio.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: le attenuanti generiche non sono un diritto dell’imputato, ma il risultato di una valutazione discrezionale del giudice che deve essere ancorata a elementi concreti. La presenza di fattori negativi di rilievo, come la gravità del fatto (evidenziata dalla quantità di droga) e la personalità dell’imputato (desunta dai precedenti), può legittimamente condurre al diniego del beneficio, anche senza un’analisi dettagliata di ogni potenziale elemento a favore. La decisione rafforza l’idea che il giudizio del giudice di merito, se logicamente e correttamente motivato, è difficilmente censurabile in sede di legittimità.

Perché è stata negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La Corte ha negato tale beneficio basandosi sulle modalità della condotta, sull’intensità del dolo e sulla mancanza di collaborazione dell’imputato, il quale deteneva stupefacenti per lo spaccio mentre era sotto misura cautelare.

Quali elementi sono stati decisivi per negare le attenuanti generiche?
Gli elementi decisivi sono stati l’ingente quantità di stupefacente detenuto (quasi mille dosi), i precedenti penali a carico dell’imputato e la sua personalità incline alla commissione di reati, uniti all’assenza di elementi positivi valutabili a suo favore.

È sufficiente che un imputato non abbia precedenti penali per ottenere le attenuanti generiche?
No. La Corte, richiamando una specifica modifica legislativa, ha ricordato che la sola incensuratezza (assenza di precedenti) non è più un elemento sufficiente da solo a giustificare la concessione delle attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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