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Attenuanti generiche: il potere del giudice penale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per coltivazione di stupefacenti. La Corte ribadisce l’ampio potere discrezionale del giudice nella dosimetria della pena e nel negare le attenuanti generiche, soprattutto in presenza di precedenti penali specifici, ritenendo la motivazione del giudice di merito adeguata e non illogica.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Il Ruolo Decisivo dei Precedenti Penali

La concessione delle attenuanti generiche non è un diritto automatico per l’imputato, ma una valutazione discrezionale del giudice che può essere fortemente influenzata dalla storia criminale del soggetto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del sindacato di legittimità sulla dosimetria della pena e sul diniego di tale beneficio, specialmente in presenza di precedenti penali.

I Fatti del Processo

Il caso in esame riguarda un individuo condannato sia in primo grado dal Tribunale di Enna sia in appello dalla Corte di Caltanissetta per il reato di coltivazione finalizzata alla produzione di sostanze stupefacenti. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito. In particolare, ha contestato l’eccessività della pena inflitta e, soprattutto, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di potere discrezionale del giudice e di valutazione dei presupposti per la concessione dei benefici di legge. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato la sua decisione sulla base di due principi cardine del diritto penale sostanziale e processuale.

Il Potere Discrezionale nella Dosimetria della Pena

In primo luogo, la Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena tra il minimo e il massimo edittale rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito. Quest’ultimo adempie al suo obbligo di motivazione anche quando valuta in modo globale e sintetico gli elementi indicati dall’articolo 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo). Non è necessaria un’analisi dettagliata di ogni singolo criterio, specialmente quando la pena applicata non supera la media edittale. Il controllo di legittimità è ammesso solo se la decisione appare frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche basato sui Precedenti

Il punto cruciale della motivazione riguarda il diniego delle attenuanti generiche. La Corte d’Appello aveva escluso tale beneficio valorizzando la ‘propensione a delinquere’ dell’imputato, desunta da un precedente specifico e commesso meno di cinque anni prima. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione coerente con la giurisprudenza. Si sottolinea che, a seguito delle modifiche normative, le attenuanti generiche non sono più un riconoscimento quasi automatico per l’incensurato, ma assumono una ‘valenza premiale’ che richiede una motivazione specifica. Per negarle, non è necessario che il giudice esamini tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che si concentri su quelli ritenuti decisivi, come i precedenti penali o il comportamento processuale negativo. La presenza di un precedente specifico e recente è stata considerata un elemento sufficiente a giustificare la decisione, rendendola insindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che il giudice di merito gode di un’ampia discrezionalità nel commisurare la pena e nel concedere le attenuanti generiche. La presenza di precedenti penali, in particolare se specifici e recenti, costituisce un ostacolo significativo all’ottenimento di una riduzione di pena. Per l’imputato, ciò significa che la propria storia criminale assume un peso determinante nel giudizio, e una motivazione del giudice fondata su tale aspetto è difficilmente contestabile con successo davanti alla Corte di Cassazione, a meno di palesi illogicità.

Quanto è ampio il potere del giudice nel decidere la pena?
Il potere del giudice è molto ampio. Egli può decidere l’entità della pena all’interno dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge, basando la sua valutazione sui criteri dell’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere). La sua decisione è legittima anche se motivata in modo sintetico, a meno che non sia palesemente arbitraria o illogica.

I precedenti penali possono giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Sì. Secondo la Corte, un precedente penale specifico e recente può essere un elemento decisivo e sufficiente per giustificare il diniego delle attenuanti generiche, in quanto indice della ‘propensione a delinquere’ dell’imputato. Il giudice non è tenuto a considerare ogni altro elemento a favore del reo se ritiene i precedenti determinanti.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. La condanna diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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