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Attenuanti generiche: il giudizio del giudice è sovrano

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro la concessione delle attenuanti generiche a un imputato per reati di droga. La Corte ha ribadito che la valutazione del giudice di merito su elementi come la marginalità sociale o lo stato di salute dell’imputato è un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è manifestamente illogica.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando il Giudice Decide, la Cassazione Conferma

La concessione delle attenuanti generiche è uno degli strumenti più importanti a disposizione del giudice per personalizzare la pena in base alla specifica situazione dell’imputato. Ma quali sono i limiti del controllo che la Corte di Cassazione può esercitare su questa decisione? Una recente sentenza, la n. 8345 del 2024, offre un chiaro promemoria sul principio secondo cui la valutazione del giudice di merito è un giudizio di fatto, quasi sempre insindacabile in sede di legittimità.

I Fatti del Caso: Droga e Valutazione del Giudice

Il caso ha origine da una condanna emessa dal G.U.P. del Tribunale di Brescia nei confronti di un uomo accusato di due episodi legati al traffico di sostanze stupefacenti. Il giudice di primo grado, pur riconoscendolo colpevole, aveva concesso le attenuanti generiche ritenendole equivalenti alla recidiva contestata. La pena era stata così determinata in 2 anni e 8 mesi di reclusione, oltre a una multa di 14.000 euro.

La decisione del G.U.P. si fondava su una serie di elementi:

* Un presunto comportamento collaborativo.
* La condizione di marginalità sociale dell’imputato, risultato essere senza fissa dimora.
* Uno stato di salute definito “seriamente compromesso”.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e le attenuanti generiche

Il Pubblico Ministero ha impugnato la sentenza, contestando punto per punto la concessione delle attenuanti generiche. Secondo l’accusa, l’imputato non aveva mostrato alcuna reale collaborazione, limitandosi a fornire giustificazioni per il possesso di droga (uso personale legato alla sua religione “Rasta” e a un problema di salute) che contrastavano con le prove raccolte. Inoltre, le affermazioni sulla marginalità sociale e sui problemi di salute erano state ritenute dall’accusa troppo generiche e basate unicamente sulle dichiarazioni dell’imputato stesso, senza riscontri oggettivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: la valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti generiche costituisce un “giudizio di fatto”. Questo significa che spetta esclusivamente al giudice di merito (in questo caso, il G.U.P.) ponderare gli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale (come la personalità del colpevole, la sua condotta, le condizioni di vita) per decidere se ridurre la pena.

La Corte ha specificato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di primo grado. Il controllo di legittimità si limita a verificare che la motivazione della sentenza sia:

1. Esistente: il giudice deve spiegare perché ha concesso le attenuanti.
2. Logica: il ragionamento non deve essere palesemente contraddittorio o illogico.

Nel caso specifico, il G.U.P. aveva fornito una motivazione, basando la sua decisione sul comportamento, sulla marginalità sociale e sullo stato di salute dell’imputato. Sebbene il Pubblico Ministero contestasse la fondatezza di questi elementi, la Corte di Cassazione ha ritenuto che tale contestazione mirasse a un nuovo apprezzamento del merito, vietato in sede di legittimità. L’apparato argomentativo del G.U.P., per quanto forse sintetico, non era “manifestamente illogico”, e questo è stato sufficiente per renderlo incensurabile.

Le Conclusioni: il Perimetro del Giudizio di Legittimità

Questa sentenza riafferma con forza la discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche. Anche un solo elemento, se ritenuto prevalente, può essere sufficiente a giustificare la concessione del beneficio. Il controllo della Cassazione è unicamente sulla coerenza logica del percorso motivazionale seguito dal giudice, non sulla condivisibilità o sulla fondatezza nel merito delle sue valutazioni fattuali. Di conseguenza, le censure che sollecitano la Corte a una diversa interpretazione dei fatti, come quelle proposte dal Pubblico Ministero, sono destinate all’inammissibilità.

Per quali motivi il giudice di merito aveva concesso le attenuanti generiche all’imputato?
Il giudice aveva concesso le attenuanti in ragione del comportamento collaborativo, della condizione di marginalità sociale dell’imputato (soggetto senza fissa dimora) e del suo stato di salute seriamente compromesso.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le censure del Pubblico Ministero non denunciavano un vizio di legittimità (come una motivazione illogica), ma sollecitavano un nuovo apprezzamento dei fatti, che esula dal perimetro del giudizio della Cassazione.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti che hanno portato il giudice a concedere le attenuanti generiche?
No. La valutazione degli elementi per la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice del merito. La Corte di Cassazione può solo controllare che la motivazione sia logica e non contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di grado inferiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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