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Attenuanti generiche: il diniego è insindacabile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12331/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di stupefacenti. La Corte ha ribadito che la concessione delle attenuanti generiche è un potere discrezionale del giudice di merito. Un diniego basato sulla gravità del fatto e sulla personalità negativa dell’imputato è legittimo e non deve essere comparato con le posizioni di altri coimputati. Respinta anche la doglianza sulla mancata sostituzione della pena.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti generiche: la Cassazione conferma il potere discrezionale del giudice

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno dei temi più dibattuti nel diritto penale, poiché affida al giudice un ampio potere discrezionale. Con la recente sentenza n. 12331 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti di questo potere, chiarendo quando il diniego di tali circostanze sia da considerarsi legittimo e adeguatamente motivato, anche a fronte di un presunto trattamento differenziato rispetto ai coimputati.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per il reato di produzione e detenzione di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente (oltre 6,7 kg di pasta di anfetamina). Inizialmente condannato anche per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, l’imputato era stato poi assolto da quest’ultima accusa in appello, con una conseguente rideterminazione della pena.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva negato la concessione delle attenuanti generiche. La difesa aveva proposto un primo ricorso in Cassazione, che aveva annullato la sentenza proprio per un difetto di motivazione su questo punto, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

La Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, confermava il diniego delle attenuanti e rigettava anche la richiesta di sostituire la pena detentiva con sanzioni alternative, come previsto dalla recente Riforma Cartabia. Contro questa nuova decisione, l’imputato proponeva un ulteriore ricorso in Cassazione, basato su due motivi principali:

1. Un vizio di motivazione sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, lamentando anche una disparità di trattamento rispetto ad altri coimputati.
2. La violazione di legge per aver rigettato la richiesta di pene sostitutive senza fissare un’apposita udienza e con una motivazione ritenuta generica.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e confermando la decisione della Corte d’Appello. La sentenza offre importanti chiarimenti sia sul potere discrezionale del giudice nella valutazione delle attenuanti, sia sulle modalità di applicazione delle pene sostitutive.

Analisi del diniego delle attenuanti generiche

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito, la cui motivazione è insindacabile in sede di legittimità se logica e non contraddittoria. Il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole all’imputato, ma è sufficiente che indichi gli elementi ritenuti decisivi per la sua esclusione.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva legittimamente basato il suo diniego su due elementi chiave:

* La gravità oggettiva della condotta: la produzione di una quantità di droga tale da poter ricavare oltre 1.100 dosi singole.
* La capacità a delinquere dell’imputato: desunta da una successiva condanna definitiva per associazione a delinquere, che dimostrava una persistente inclinazione al crimine e l’assenza di resipiscenza.

Inoltre, la Corte ha smontato l’argomento della disparità di trattamento, specificando che la determinazione della pena è un processo strettamente individuale e non richiede una valutazione comparativa tra le posizioni dei vari concorrenti nel reato.

Analisi sulla richiesta di pene sostitutive

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Cassazione ha chiarito che la fissazione di un’udienza specifica per decidere sulla sostituzione della pena (ex art. 545-bis c.p.p.) è una scelta discrezionale del giudice. Se gli atti forniscono già elementi sufficienti per decidere, non è necessario un ulteriore approfondimento, in ossequio al principio di ragionevole durata del processo.

Nel merito, il rigetto della richiesta è stato ritenuto correttamente motivato sulla base della personalità dell’imputato, valutata secondo i criteri dell’art. 133 c.p., come espressamente richiesto dalla normativa sulle sanzioni sostitutive. La condanna successiva per un reato grave è stata considerata un valido indicatore per ritenere le pene sostitutive non idonee a prevenire la commissione di altri reati.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il giudice di merito ha il compito di valutare i fatti e la personalità dell’imputato per personalizzare la sanzione. Questo potere discrezionale, se esercitato con una motivazione logica e coerente con i parametri normativi (come l’art. 133 c.p.), non può essere messo in discussione dalla Corte di Cassazione.

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte sottolinea che il loro scopo è adeguare la pena alla specificità del caso concreto. La loro negazione può essere legittimamente fondata sull’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione, come la gravità del reato e la pericolosità sociale del reo. L’argomento basato sul confronto con altri coimputati è stato respinto poiché il trattamento sanzionatorio deve essere definito su base squisitamente individuale.

In tema di pene sostitutive, la sentenza chiarisce che, sebbene la Riforma Cartabia abbia ampliato il loro ambito applicativo, la valutazione del giudice rimane centrale. I precedenti penali, pur non essendo una causa di esclusione automatica, sono un elemento fondamentale per valutare se la pena alternativa possa essere efficace ai fini della rieducazione e della prevenzione di futuri crimini.

Le Conclusioni

La sentenza n. 12331/2024 rafforza il principio del potere discrezionale del giudice di merito nella commisurazione della pena. Stabilisce che il diniego delle attenuanti generiche è legittimo se ancorato a elementi concreti come la gravità del fatto e la personalità dell’imputato, senza che sia necessario un confronto con le posizioni di altri concorrenti. Allo stesso modo, la decisione sulla concessione di pene sostitutive deve essere basata su una prognosi circa l’idoneità della misura a rieducare il condannato, una valutazione in cui i precedenti penali giocano un ruolo significativo. La decisione evidenzia come il sistema penale cerchi un equilibrio tra la personalizzazione della pena e la necessità di una motivazione rigorosa e coerente.

Il giudice deve concedere le attenuanti generiche se la posizione dell’imputato è stata ridimensionata nel corso del processo?
No. La valutazione per la concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto discrezionale del giudice di merito. Anche se la posizione dell’imputato viene ridimensionata (ad esempio, con un’assoluzione da un’accusa più grave), il giudice può legittimamente negare le attenuanti basandosi su altri elementi negativi, come la gravità oggettiva del reato per cui è stato condannato e la sua capacità a delinquere.

È possibile lamentare una disparità di trattamento se a un coimputato sono state concesse le attenuanti generiche?
No. La Corte di Cassazione ha affermato che il giudice non ha l’obbligo di effettuare una valutazione comparativa delle singole posizioni dei coimputati. Il trattamento sanzionatorio deve essere definito sulla base di parametri squisitamente individuali, relativi alla condotta e alla personalità di ciascun imputato.

Il giudice è obbligato a fissare una nuova udienza per decidere sulla sostituzione della pena detentiva?
No. Secondo la sentenza, la fissazione di un’apposita udienza ai sensi dell’art. 545-bis c.p.p. è una scelta discrezionale del giudice. Se ritiene di avere già tutti gli elementi necessari per decidere sulla richiesta di pene sostitutive, può farlo senza fissare una nuova udienza, in conformità con il principio della ragionevole durata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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