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Attenuanti generiche: i limiti al diniego del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che, per concederle, non basta l’assenza di precedenti penali, ma servono elementi positivi. Le dichiarazioni strumentali dell’imputato non sono state ritenute tali.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando il Giudice Può Legittimamente Negarle?

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali del processo penale, capace di incidere significativamente sull’entità della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante occasione per fare chiarezza sui criteri che guidano il giudice in questa valutazione, ribadendo un principio ormai consolidato: essere incensurati non è, da solo, un motivo sufficiente per ottenere uno sconto di pena. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, condannato in primo grado e in appello per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma V, DPR 309/1990). La difesa non contestava la responsabilità penale, ma si appellava alla Corte di Cassazione lamentando esclusivamente il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avevano errato nel negare la diminuzione di pena, con una motivazione carente e in violazione della legge.

La Decisione della Corte sulle Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale solido e costante, che ha ridefinito i contorni per la concessione di questo beneficio a seguito della riforma dell’art. 62-bis del codice penale, avvenuta nel 2008. La Corte ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, che aveva negato le attenuanti in assenza di elementi positivi meritevoli di valutazione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha strutturato il proprio ragionamento su due pilastri fondamentali.

Il Principio Giurisprudenziale Consolidato

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che, ai fini della concessione delle attenuanti generiche, non è più sufficiente il solo stato di incensuratezza dell’imputato. La riforma del 2008 ha introdotto un criterio più rigoroso: è necessaria la presenza di elementi positivi che possano giustificare un trattamento sanzionatorio più mite. Di conseguenza, il giudice di merito può legittimamente negare le attenuanti motivando la propria decisione semplicemente con l’assenza di tali elementi favorevoli. Non è richiesto un onere motivazionale particolarmente gravoso in caso di diniego.

L’Applicazione al Caso Concreto

In secondo luogo, la Corte ha osservato come i giudici di appello abbiano correttamente applicato questo principio. Essi hanno rilevato la totale assenza di elementi positivi che potessero essere valorizzati a favore del ricorrente. Anche le dichiarazioni rese dall’imputato durante il processo sono state attentamente vagliate e ritenute non idonee a fondare il beneficio. La motivazione dei giudici di merito ha infatti evidenziato che tali dichiarazioni erano apparse “non totalmente veritiere ed anzi orientate in modo strumentale”. In altre parole, non erano espressione di un reale ravvedimento, ma un tentativo di alleggerire la propria posizione. Una simile condotta non può essere interpretata come un elemento positivo e, pertanto, il diniego delle attenuanti è stato considerato logico e congruamente motivato.

Le conclusioni

La pronuncia in esame ha importanti implicazioni pratiche. Essa conferma che la valutazione sulle attenuanti generiche è un esercizio di ampia discrezionalità da parte del giudice, che non può essere censurato in sede di legittimità se la sua motivazione è logica e non contraddittoria. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa che la mera assenza di precedenti penali non è una carta vincente. È necessario, invece, far emergere attivamente elementi positivi concreti: una condotta processuale collaborativa e sincera, un’effettiva presa di coscienza del disvalore del fatto, azioni di riparazione del danno, o altri fattori che dimostrino una personalità meritevole di un trattamento più favorevole. Infine, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende sottolinea i rischi di un ricorso per cassazione basato su motivi ritenuti manifestamente infondati.

L’assenza di precedenti penali è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte di Cassazione, specialmente dopo la riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per il riconoscimento delle attenuanti generiche; sono necessari elementi positivi concreti.

Come deve motivare il giudice il diniego delle attenuanti generiche?
Il giudice può legittimamente motivare il diniego semplicemente evidenziando l’assenza di elementi o circostanze di segno positivo. Non è tenuto a una motivazione particolarmente complessa se non ravvisa elementi meritevoli di valutazione positiva.

Le dichiarazioni rese dall’imputato possono essere considerate un elemento positivo per la concessione delle attenuanti?
Dipende dalla loro natura. Nel caso esaminato, le dichiarazioni dell’imputato non sono state considerate un elemento positivo perché ritenute “non totalmente veritiere ed anzi orientate in modo strumentale”, quindi non potevano giustificare una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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