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Attenuanti generiche e tenuità del fatto: la Cassazione

Una datrice di lavoro, condannata per violazioni sulla sicurezza, ha ottenuto l’annullamento della sentenza. La Cassazione ha ritenuto illegittimo il diniego delle attenuanti generiche e della non punibilità per tenuità del fatto, basato solo sulla pluralità delle violazioni. I giudici di merito dovranno rivalutare il caso considerando che l’imputata aveva adempiuto alle prescrizioni, un elemento positivo da non trascurare.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche e Tenuità del Fatto: La Cassazione Annulla Sentenza per Difetto di Motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29720/2024, torna a pronunciarsi su due istituti fondamentali del diritto penale: la non punibilità per particolare tenuità del fatto e la concessione delle attenuanti generiche. Il caso riguarda violazioni in materia di sicurezza sul lavoro e offre spunti cruciali sull’obbligo del giudice di fornire una motivazione concreta e non basata su formule di stile, specialmente quando si valutano condotte successive al reato.

I Fatti del Caso: Violazioni sulla Sicurezza sul Lavoro

Una datrice di lavoro veniva condannata dal Tribunale per una serie di violazioni al Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. 81/2008). Nonostante il Tribunale avesse riconosciuto il vincolo della continuazione tra i vari reati, aveva negato sia l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) sia la concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). La difesa dell’imputata ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione su entrambi i punti.

Il Ricorso in Cassazione: Due Punti Chiave

Il ricorso si fondava essenzialmente su due doglianze:

1. Errata esclusione della tenuità del fatto: Il Tribunale aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. basandosi unicamente sulla “pluralità delle violazioni”. Secondo la difesa, questa motivazione era insufficiente, in quanto le Sezioni Unite della Cassazione hanno chiarito che il reato continuato non osta di per sé a tale riconoscimento.
2. Diniego immotivato delle attenuanti generiche: La difesa contestava il laconico diniego delle attenuanti generiche, evidenziando come l’imputata avesse adempiuto a tutte le prescrizioni imposte in sede di accertamento, un fatto pacifico e riconosciuto nella stessa sentenza impugnata, pur non avendo potuto pagare la sanzione amministrativa per difficoltà economiche.

L’Applicazione delle Attenuanti Generiche e la Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha accolto entrambi i motivi di ricorso, ritenendo la motivazione del Tribunale carente e meramente apparente.

Sul primo punto, relativo alla tenuità del fatto, la Corte ha ribadito il principio espresso dalle Sezioni Unite (sent. n. 18891/2022): la pluralità di reati unificati dalla continuazione non è automaticamente ostativa. Il giudice di merito ha il dovere di compiere una valutazione complessiva e concreta della fattispecie, analizzando una serie di indicatori come la natura e la gravità degli illeciti, le modalità esecutive, le conseguenze e i comportamenti successivi. Nel caso di specie, il Tribunale si era limitato a una constatazione numerica, omettendo del tutto questa analisi articolata.

Sul secondo punto, ancor più rilevante per le implicazioni pratiche, la Corte ha censurato il diniego delle attenuanti generiche. La sentenza di merito aveva riconosciuto che l’imputata si era prontamente adoperata per eliminare le violazioni contestate, adempiendo a tutte le prescrizioni. Questo comportamento, secondo la Cassazione, doveva essere attentamente valutato come elemento favorevole. Pur non potendo integrare l’attenuante speciale del ravvedimento attivo (che richiede spontaneità), tale condotta positiva post-reato è pienamente apprezzabile sul piano delle circostanze attenuanti generiche, come già affermato in precedenti pronunce (Ord. n. 10083/2017).

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nell’obbligo di motivazione effettiva e non apparente. La Cassazione ha sottolineato che il giudice non può trincerarsi dietro formule generiche come “pluralità di violazioni” o “insussistenza di elementi valutabili”. È necessario che la sentenza dia conto, in modo specifico, del percorso logico-giuridico che ha portato a una determinata conclusione.

Per la tenuità del fatto, la mera esistenza di più reati in continuazione non è sufficiente a qualificare il comportamento come “abituale” e, quindi, a escludere il beneficio. Per le attenuanti generiche, la condotta dell’imputato successiva al reato, specialmente se collaborativa e volta a rimediare alle conseguenze, rappresenta un fattore di primaria importanza che non può essere ignorato.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Napoli Nord per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà riesaminare la possibilità di applicare l’art. 131-bis c.p. e di concedere le attenuanti generiche, attenendosi ai principi di diritto enunciati e fornendo una motivazione completa e concreta.

Questa pronuncia rafforza un principio di garanzia fondamentale: ogni decisione che incide sulla libertà e sulla posizione giuridica di un imputato deve essere sorretta da una motivazione che vada oltre le clausole di stile, analizzando nel dettaglio gli elementi specifici del caso concreto.

Una condanna per più violazioni (reato continuato) esclude automaticamente l’applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che la pluralità di reati unificati dalla continuazione non impedisce di per sé il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Il giudice deve compiere una valutazione complessiva e concreta della fattispecie, analizzando vari indicatori.

L’adempimento delle prescrizioni in materia di sicurezza sul lavoro può essere considerato per la concessione delle attenuanti generiche?
Sì. Secondo la sentenza, il puntuale adempimento delle prescrizioni imposte dall’organo di vigilanza, pur non estinguendo il reato se non seguito dal pagamento della sanzione, costituisce un elemento positivo che il giudice deve valutare ai fini del riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).

Cosa succede quando la motivazione di una sentenza è ritenuta “laconica” dalla Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione ritiene che la motivazione sia laconica, cioè troppo breve e insufficiente a spiegare le ragioni della decisione, annulla la sentenza. In questo caso, ha disposto un “annullamento con rinvio”, ordinando a un nuovo giudice di riesaminare i punti specifici fornendo una motivazione completa e adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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