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Attenuanti generiche e precedenti: la decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto aggravato, confermando il diniego delle attenuanti generiche. La decisione si fonda sulla valutazione della personalità negativa dell’imputata, desunta dai suoi precedenti penali specifici, ritenuti elemento sufficiente e preponderante per negare il beneficio, senza necessità di analizzare ogni altro aspetto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando i Precedenti Penali Giustificano il Diniego

L’applicazione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli strumenti più discrezionali a disposizione del giudice per adeguare la pena alla specifica situazione del reo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi che governano questa materia, chiarendo come i precedenti penali e la personalità dell’imputato possano essere elementi sufficienti a negare tale beneficio. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio la logica del sistema sanzionatorio.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro la Condanna per Furto Aggravato

Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per due episodi di furto aggravato, consistiti nella sottrazione di merce per un valore superiore a 500 euro. L’imputata, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando tre principali violazioni di legge:
1. La mancata concessione delle attenuanti generiche.
2. Un’errata applicazione degli aumenti di pena per la continuazione tra i reati.
3. Una motivazione illogica o carente riguardo alla valutazione del suo comportamento successivo al reato.

Il cuore del ricorso si concentrava sulla richiesta di una pena più mite, sostenendo che i giudici di merito non avessero adeguatamente valorizzato elementi a suo favore.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile. Secondo i giudici supremi, la decisione della Corte d’Appello era correttamente motivata e rispettosa dei principi di legge. L’imputata è stata quindi condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Ruolo dei Precedenti nelle Attenuanti Generiche

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché le doglianze dell’imputata non potevano essere accolte. La motivazione dei giudici di merito era stata ritenuta adeguata e coerente, basandosi su due elementi chiave: la personalità negativa dell’imputata e la gravità del fatto.

La Valutazione della Personalità dell’Imputato

I giudici di merito avevano evidenziato che l’imputata aveva già due condanne precedenti per reati della stessa natura. Questo dato è stato considerato un indicatore di una personalità incline a delinquere e, pertanto, un elemento preponderante ostativo alla concessione delle attenuanti generiche. La Cassazione ha ricordato un principio consolidato: per negare le attenuanti, non è necessario che il giudice esamini e confuti ogni singola argomentazione difensiva. È sufficiente indicare gli elementi di preponderante rilevanza che giustificano il diniego. In questo caso, i precedenti penali sono stati ritenuti sufficienti a formulare un giudizio di disvalore sulla personalità, rendendo superflua ogni altra considerazione.

I Limiti del Giudizio di Cassazione sulla Pena

La Corte ha inoltre ribadito un altro importante principio processuale. Il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito. Ciò significa che la Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi inferiori sulla congruità della pena. Un riesame è possibile solo se la determinazione della pena appare frutto di puro arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma che la concessione delle attenuanti generiche non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà discrezionale del giudice, il cui esercizio deve essere motivato. La presenza di precedenti penali specifici può essere considerata, da sola, un elemento sufficiente per negare il beneficio, in quanto indice di una personalità che non merita un trattamento sanzionatorio più mite. La decisione sottolinea l’importanza della valutazione complessiva della figura del reo, come previsto dall’articolo 133 del codice penale, e riafferma i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

Perché sono state negate le attenuanti generiche all’imputata?
Le attenuanti generiche sono state negate perché i giudici hanno ritenuto preponderante la valutazione della sua personalità negativa, desunta dalla presenza di due precedenti condanne per reati specifici, e l’entità del fatto, ovvero la sottrazione di merce per oltre 500 euro.

Il giudice deve analizzare tutti gli elementi a favore dell’imputato per negare le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, per negare le attenuanti è sufficiente che il giudice indichi gli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi, come i precedenti penali. Questo è considerato sufficiente a formulare, anche implicitamente, un giudizio di disvalore sulla personalità dell’imputato.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa nei gradi precedenti?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. Questo tipo di censura è inammissibile, a meno che la determinazione della pena non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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