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Attenuanti generiche: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13899/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e del minimo della pena. La Corte ha ribadito che il giudice di merito può legittimamente negare tali benefici basando la sua decisione anche su un solo elemento negativo, come i precedenti penali, senza dover analizzare tutti i criteri dell’art. 133 c.p., purché la motivazione non sia illogica o arbitraria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: la Cassazione Conferma l’Ampia Discrezionalità del Giudice

Il riconoscimento delle attenuanti generiche rappresenta uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice esercita un potere discrezionale per adeguare la pena alla specifica realtà del fatto e alla personalità dell’imputato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13899/2024) ha ribadito i confini di questo potere, chiarendo come anche un solo elemento negativo possa essere sufficiente a giustificare il diniego del beneficio. Analizziamo insieme la vicenda e il principio di diritto affermato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato dalla difesa di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La difesa lamentava una carenza di motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio, contestando in particolare il mancato riconoscimento del minimo della pena e, soprattutto, la negazione delle attenuanti generiche. La Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione evidenziando la personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali, e la gravità del fatto commesso.

La Decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni sulle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sulla valutazione delle attenuanti generiche. In primo luogo, ha ricordato un principio consolidato: nel giudizio di cassazione non è possibile contestare la congruità della pena, a meno che la determinazione del giudice di merito non sia il risultato di un puro arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. La valutazione del ‘quantum’ della pena rientra infatti nell’esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado.

Il Ruolo dell’Art. 133 del Codice Penale

Il punto centrale della decisione riguarda l’applicazione dell’articolo 133 del codice penale, che elenca i criteri (gravità del reato e capacità a delinquere del reo) che il giudice deve considerare per esercitare il suo potere discrezionale nella commisurazione della pena e nella concessione delle attenuanti. La Cassazione ha specificato che il giudice non è obbligato a prendere in esame e a motivare su tutti gli elementi elencati dalla norma. Al contrario, è sufficiente che ne individui uno, o alcuni, ritenuti prevalenti e decisivi per la sua scelta.

Il Principio di Diritto

Citando un proprio precedente (sentenza n. 23903/2020), la Corte ha affermato che, per concedere o escludere le attenuanti generiche, il giudice può limitarsi a considerare l’elemento che ritiene prevalente. Di conseguenza, anche un singolo fattore, come la personalità del colpevole o la gravità del reato, può essere ritenuto di per sé sufficiente a giustificare la decisione, senza necessità di un’analisi onnicomprensiva di tutti i parametri di cui all’art. 133 c.p. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente posto l’accento sui precedenti penali e sulla negativa personalità dell’imputato, fornendo una motivazione adeguata e non illogica per negare il beneficio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena. Le conclusioni pratiche sono chiare: un ricorso in Cassazione basato sulla mera doglianza per una pena ritenuta eccessiva o per il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche ha scarse probabilità di successo se la decisione impugnata è sorretta da una motivazione logica, anche se sintetica. È sufficiente che il giudice evidenzi elementi concreti, come i precedenti penali, per giustificare una scelta sanzionatoria più severa, rendendo arduo per la difesa ottenere una riforma della sentenza in sede di legittimità.

Può il giudice negare le attenuanti generiche basandosi solo su un aspetto negativo dell’imputato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudice può limitarsi a considerare anche un solo elemento ritenuto prevalente, come la personalità negativa o i precedenti penali dell’imputato, per escludere il riconoscimento delle attenuanti generiche.

È possibile ricorrere in Cassazione per contestare la congruità della pena decisa dal giudice di merito?
No, nel giudizio di cassazione non è ammissibile una censura che miri a una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che la decisione del giudice non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico.

Quali elementi deve considerare il giudice per concedere o negare le attenuanti generiche?
Il giudice deve fare riferimento agli elementi indicati nell’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del colpevole), ma non è tenuto a esaminarli tutti. Può ritenere sufficiente e prevalente anche uno solo di essi per motivare la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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