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Attenuanti generiche: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false dichiarazioni a un pubblico ufficiale, con recidiva. L’appello si basava sulla mancata concessione delle attenuanti generiche e sull’eccessività della pena. La Corte ha ribadito che la valutazione su tali aspetti rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito e può essere censurata solo in caso di manifesta illogicità, non riscontrata nel caso di specie. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Discrezionalità del Giudice di Merito secondo la Cassazione

L’applicazione della pena e la concessione delle attenuanti generiche rappresentano due dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice è chiamato a esercitare un potere discrezionale significativo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ribadisce i confini di tale potere e i limiti del sindacato di legittimità, offrendo spunti importanti per la comprensione della dinamica processuale.

I Fatti del Caso

Il caso in esame ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di cui all’art. 495 del codice penale (false attestazioni o dichiarazioni a un pubblico ufficiale), aggravato da una recidiva reiterata ed infraquinquennale. Dopo la conferma della sentenza di primo grado da parte della Corte di Appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti principali: la mancata concessione delle attenuanti generiche e l’eccessività della pena inflitta.

Il Ricorso e la valutazione delle Attenuanti Generiche

Il ricorrente ha incentrato il suo unico motivo di ricorso sulla violazione della legge penale in relazione al diniego delle attenuanti generiche e alla graduazione della pena. Sostanzialmente, si contestava la valutazione operata dal giudice di merito, ritenuta troppo severa e non adeguatamente motivata. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su un principio cardine e consolidato nella giurisprudenza: la graduazione della pena e la concessione delle attenuanti rientrano nella discrezionalità del giudice di merito. Questo potere, guidato dai criteri stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici evidenti e manifesti.

Nel dettaglio, i giudici hanno osservato che:

1. La Discrezionalità è Sovrana: La valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti, così come la determinazione della pena base, è un’attività propria del giudice che ha gestito il processo e analizzato le prove. L’apprezzamento di merito non può essere sostituito da una nuova valutazione della Corte di Cassazione.

2. Motivazione Sufficiente: La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata esente da illogicità. I giudici di merito avevano adeguatamente giustificato il diniego delle attenuanti facendo riferimento a elementi specifici, quali le modalità del fatto e i precedenti penali dell’imputato. Questi elementi sono stati ritenuti decisivi e sufficienti a sorreggere la decisione.

3. Principio di Economia Motivazionale: La Corte ha inoltre ricordato un altro principio fondamentale: il giudice non è tenuto a prendere in considerazione e a confutare analiticamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti. È sufficiente che nella motivazione dia conto di quelli ritenuti decisivi, implicitamente disattendendo o superando tutti gli altri.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità. Essa conferma che le censure relative alla misura della pena o al diniego delle attenuanti generiche hanno scarse probabilità di successo in Cassazione, a meno che non si riesca a dimostrare un’irragionevolezza palese o una contraddittorietà macroscopica nel ragionamento del giudice di merito.

Per la difesa, ciò significa che l’argomentazione in appello deve essere costruita in modo da evidenziare non un semplice dissenso sulla valutazione, ma un vero e proprio ‘vizio logico’ della motivazione. Per l’imputato, la decisione finale del giudice di merito assume un peso quasi definitivo su questi aspetti, salvo casi eccezionali. La decisione ha quindi portato alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

In quali casi la Corte di Cassazione può rivedere la decisione di un giudice sulla concessione delle attenuanti generiche?
La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la valutazione discrezionale del giudice sulla pena e sulle attenuanti generiche, senza dimostrare alcuna evidente illogicità nella motivazione della sentenza impugnata, rendendolo non consentito in sede di legittimità.

Il giudice deve considerare tutti gli elementi a favore dell’imputato per negare le attenuanti generiche?
No, secondo l’ordinanza, non è necessario che il giudice esamini tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi che ritiene decisivi, superando implicitamente tutti gli altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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