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Attenuanti generiche: come il giudice può negarle

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per tentato furto, confermando che il diniego delle attenuanti generiche può essere legittimamente fondato anche su un solo elemento negativo e con una motivazione sintetica. La Corte ha inoltre ribadito che non è necessaria una motivazione dettagliata per pene inferiori alla media edittale.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Motivazione del Giudice

Le attenuanti generiche rappresentano uno strumento fondamentale nel diritto penale, consentendo al giudice di adeguare la pena alla specifica realtà del fatto e della persona. Tuttavia, la loro concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi che governano il loro diniego, chiarendo i confini del potere discrezionale del giudice e l’onere di motivazione richiesto.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di tentato furto. La pena inflitta era stata di due mesi e venti giorni di reclusione. L’imputato ha deciso di presentare ricorso in Cassazione, contestando principalmente due aspetti della sentenza d’appello: la mancata concessione delle attenuanti generiche e l’errata applicazione dei criteri per la determinazione della pena.

I Motivi del Ricorso e le Attenuanti Generiche

La difesa del ricorrente ha lamentato una violazione di legge, sostenendo che la Corte d’Appello avesse negato le attenuanti generiche con una motivazione insufficiente e illogica. Inoltre, secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero applicato erroneamente i criteri di cui all’art. 133 del codice penale, che guidano il giudice nella quantificazione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione impugnata. Secondo gli Ermellini, i motivi presentati dalla difesa non erano idonei a mettere in discussione la correttezza della sentenza d’appello, la quale risultava fondata su principi giuridici consolidati.

Le Motivazioni: Il Diniego delle Attenuanti Generiche

La Corte ha innanzitutto chiarito che, in sede di legittimità, non è possibile riesaminare nel merito la decisione del giudice sulla concessione o meno delle attenuanti generiche. Il controllo della Cassazione si limita a verificare che la motivazione sia presente, sufficiente e non manifestamente illogica. Nel caso di specie, la sentenza d’appello, seppur sintetica, forniva una giustificazione adeguata.

Il punto cruciale della motivazione risiede in un principio più volte affermato dalla giurisprudenza: il diniego delle attenuanti generiche può essere legittimamente fondato anche sull’apprezzamento di un solo elemento negativo, sia esso oggettivo (legato al fatto) o soggettivo (legato alla persona del reo). Nel caso in esame, la Corte d’Appello aveva ancorato la sua decisione all’assenza di elementi positivi e alla valutazione complessiva del fatto, inclusa l’abitualità del comportamento dell’imputato. Questa valutazione, secondo la Cassazione, è tutt’altro che illogica e rientra pienamente nei poteri del giudice di merito.

Le Motivazioni: La Determinazione della Pena

Anche la seconda censura, relativa alla violazione dell’art. 133 c.p., è stata ritenuta manifestamente infondata. La Cassazione ha richiamato un altro principio consolidato: quando il giudice irroga una pena inferiore alla “media edittale” (cioè al punto intermedio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge per quel reato), non è tenuto a fornire una motivazione specifica e dettagliata per ogni singolo criterio elencato nell’art. 133 c.p. Una motivazione generica o implicita è considerata sufficiente in questi casi, poiché la scelta di una pena mite già dimostra che il giudice ha tenuto in considerazione gli aspetti favorevoli all’imputato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la discrezionalità del giudice di merito nella valutazione delle attenuanti generiche e nella commisurazione della pena. Essa chiarisce che per negare le attenuanti è sufficiente una motivazione concisa, purché logica e basata su elementi concreti, anche su un singolo dato negativo ritenuto prevalente. Allo stesso modo, per pene contenute entro la metà della forbice edittale, l’onere di motivazione si attenua notevolmente. Questa pronuncia serve da monito: i ricorsi basati su una presunta insufficienza di motivazione in questi ambiti hanno scarse probabilità di successo se non evidenziano un’aperta illogicità o una palese contraddizione nel ragionamento del giudice.

È sufficiente una motivazione sintetica per negare le attenuanti generiche?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il provvedimento che nega le attenuanti generiche è legittimo anche se fornisce una giustificazione sintetica, a condizione che non sia manifestamente illogica.

Il diniego delle attenuanti generiche può basarsi su un solo elemento negativo?
Sì, la Corte ha confermato che la decisione di non concedere le attenuanti può essere legittimamente fondata anche sull’apprezzamento di un singolo dato negativo, oggettivo o soggettivo, che il giudice ritenga prevalente su altri elementi.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato la pena inflitta?
No, non è necessaria una specifica e dettagliata motivazione sui criteri di determinazione della pena (art. 133 cod. pen.) nel caso in cui venga irrogata una sanzione inferiore alla media edittale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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