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Attenuante lieve entità: onere della prova in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30651/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina. L’imputato chiedeva l’applicazione della nuova attenuante lieve entità introdotta dalla Corte Costituzionale, ma il suo ricorso è stato ritenuto generico per non aver fornito argomenti specifici a sostegno della minima offensività del fatto, stabilendo così un importante principio sull’onere della prova.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Lieve Entità: La Cassazione Sottolinea l’Onere della Prova

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di rapina impropria, offrendo chiarimenti cruciali sull’applicazione della nuova attenuante lieve entità, introdotta dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 86 del 2024. Questa decisione sottolinea l’importanza per la difesa di fornire argomentazioni specifiche per ottenere la riduzione della pena, pena l’inammissibilità del ricorso. Analizziamo i dettagli della vicenda e le sue implicazioni.

Il Contesto del Ricorso: Rapina e la Nuova Attenuante

Il caso nasce dal ricorso di un imputato condannato in Corte d’Appello per il reato di rapina impropria. I giudici di secondo grado avevano confermato la condanna, riconoscendo l’attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) e ritenendola prevalente sulla recidiva reiterata contestata all’imputato.

Successivamente alla proposizione dell’appello, la Corte Costituzionale, con la storica sentenza n. 86/2024, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 628 del codice penale, nella parte in cui non prevedeva una diminuzione di pena per i fatti di rapina di lieve entità. Forte di questa novità giurisprudenziale, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, chiedendo il riconoscimento di questa nuova attenuante e sollevando, in subordine, una questione di legittimità costituzionale riguardo al divieto di prevalenza di tale attenuante sulla recidiva reiterata.

L’Onere della Prova per l’Attenuante Lieve Entità

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nella definizione dell’onere probatorio che grava sull’imputato. I giudici hanno chiarito che l’attenuante della lieve entità, pur essendo uno strumento ulteriore per adeguare la pena alla reale gravità del fatto, non può essere concessa automaticamente.

La Corte ha specificato che l’imputato che invoca tale attenuante ha il dovere di indicare argomenti specifici a sostegno della cosiddetta “offensività minima” della sua condotta. Non è sufficiente una mera richiesta, ma è necessario illustrare nel dettaglio perché la natura, la specie, i mezzi, le modalità dell’azione, o la particolare tenuità del danno, rendano il fatto “estremamente modesto”.

Anche quando, come nel caso di specie, è già stata concessa l’attenuante comune del danno di speciale tenuità, è richiesta una valutazione ulteriore e più approfondita per dimostrare che la condotta nel suo complesso sia così lieve da giustificare un’ulteriore riduzione di pena.

La Decisione della Suprema Corte: l’Attenuante Lieve Entità e l’Inammissibilità

La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio a causa della sua genericità. La difesa non aveva fornito elementi concreti e specifici per dimostrare che il fatto rientrasse nella categoria della “offensività minima” delineata dalla Corte Costituzionale.

Questa mancanza ha avuto un effetto a catena: non potendo riconoscere in astratto la sussistenza delle condizioni per l’applicazione dell’attenuante, la Corte non ha potuto nemmeno esaminare la questione di costituzionalità sollevata riguardo al bilanciamento con la recidiva. La questione, infatti, diventava irrilevante in assenza del presupposto fondamentale, ovvero un fatto qualificabile come di lieve entità.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio di logica processuale e di economia dei giudizi. L’attenuante introdotta dalla Consulta è uno strumento per garantire la proporzionalità e la finalità rieducativa della pena, come richiesto dall’art. 27 della Costituzione. Tuttavia, il suo riconoscimento non è un automatismo. La Corte ha ribadito che, sebbene l’attenuante costituzionale possa essere concessa anche in aggiunta a quella comune, è necessario un “quid pluris” argomentativo. L’imputato deve dimostrare che gli strumenti sanzionatori ordinari, inclusa l’attenuante ex art. 62 n. 4 c.p., sono ancora insufficienti a garantire una pena proporzionata. Nel caso di specie, il ricorso è stato giudicato generico proprio perché non indicava quali particolari modalità della condotta avrebbero giustificato un ulteriore abbattimento della sanzione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un principio fondamentale per la difesa: chi intende beneficiare dell’attenuante della lieve entità per il reato di rapina deve preparare un ricorso dettagliato e supportato da elementi concreti. È necessario andare oltre la semplice richiesta e articolare una difesa che metta in luce ogni aspetto della condotta idoneo a dimostrarne la minima offensività. In caso contrario, il ricorso rischia di essere dichiarato inammissibile per genericità, precludendo non solo la riduzione di pena ma anche l’esame di eventuali questioni di costituzionalità collegate.

È possibile applicare la nuova attenuante per la rapina di lieve entità se è già stata concessa l’attenuante comune del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che il riconoscimento dell’attenuante comune non osta a un nuovo apprezzamento dei fatti per la concessione dell’ulteriore attenuante di lieve entità, a condizione che venga dimostrata una “offensività minima” complessiva della condotta.

Cosa deve fare l’imputato per ottenere il riconoscimento dell’attenuante della lieve entità?
L’imputato ha l’onere di indicare specifici argomenti a sostegno della minima offensività del fatto. Deve dedurre elementi concreti che dimostrino come la natura, i mezzi, le modalità dell’azione o la tenuità del danno rendano la condotta di lievissima entità, tale da giustificare un’ulteriore riduzione della pena.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso in questo specifico caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico. La difesa non ha indicato le particolari modalità della condotta che avrebbero giustificato un ulteriore abbattimento della sanzione rispetto a quello già ottenuto con l’attenuante comune, venendo meno all’onere di fornire argomentazioni specifiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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