LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuante lieve entità: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per estorsione. L’imputato chiedeva un’ulteriore riduzione della pena per il danno patrimoniale esiguo (€35), oltre all’attenuante lieve entità già concessa. La Corte ha stabilito che l’esiguità del danno era già stata valutata per la prima attenuante e una seconda valutazione avrebbe violato il principio del ‘ne bis in idem’. La sentenza conferma inoltre la discrezionalità del giudice nel modulare la riduzione della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Lieve Entità: No a Doppia Riduzione per lo Stesso Fatto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel calcolo della pena: la corretta applicazione delle circostanze attenuanti. In particolare, la Corte ha chiarito quando l’applicazione dell’attenuante lieve entità preclude la concessione di un’ulteriore riduzione di pena per il danno di speciale tenuità, in ossequio al principio del ne bis in idem. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado e in appello per i reati di estorsione aggravata e porto di coltello. La Corte di Appello, riformando parzialmente la prima sentenza, aveva confermato la sua responsabilità ma, in forza di una pronuncia della Corte Costituzionale, aveva concesso l’attenuante lieve entità, rideterminando la pena. L’imputato, non soddisfatto, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando due specifiche violazioni di legge.

I Motivi del Ricorso: La Duplice Richiesta di Attenuante

Il ricorrente ha basato il suo appello su due argomentazioni principali:

1. Mancata concessione dell’attenuante per danno esiguo: La difesa sosteneva che, a fronte di un danno patrimoniale di soli 35 euro, la Corte d’Appello avrebbe dovuto riconoscere anche l’attenuante comune del danno di speciale tenuità (prevista dall’art. 62 n. 4 c.p.), motivando esplicitamente il perché di un eventuale diniego.
2. Errato calcolo della pena pecuniaria: L’imputato contestava la riduzione della multa, ritenendola inferiore a quella che sarebbe risultata da un corretto calcolo aritmetico basato su una diminuzione di un terzo.

L’Applicazione dell’Attenuante Lieve Entità e il Principio del “Ne Bis in Idem”

La Cassazione ha ritenuto il primo motivo manifestamente infondato. I giudici hanno spiegato che, sebbene l’attenuante lieve entità e quella del danno patrimoniale esiguo siano astrattamente compatibili, nel caso specifico la Corte d’Appello aveva già tenuto conto dell’esiguità del danno per concedere la prima attenuante. L’elemento fattuale (il danno di 35 euro) era già stato “utilizzato” per mitigare la pena. Concedere un’ulteriore riduzione basata sullo stesso identico elemento avrebbe comportato una violazione del principio del ne bis in idem, che vieta di valutare due volte lo stesso aspetto a favore dell’imputato.

La Discrezionalità del Giudice nella Riduzione della Pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando la legge prevede una riduzione di pena “fino a un terzo”, il giudice non è obbligato ad applicare la riduzione nella sua massima estensione. Egli gode di discrezionalità nel modulare la diminuzione, potendo anche applicare riduzioni diverse per la pena detentiva e per quella pecuniaria. Nel caso in esame, la scelta di ridurre la multa in misura inferiore al terzo, portandola a una cifra comunque vicina al minimo edittale, rientra pienamente nei poteri del giudice e non necessita di una motivazione specifica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità sottolineando come la sentenza d’appello avesse già compiuto una valutazione complessiva della gravità del fatto. Da un lato, ha riconosciuto la lieve entità del danno, concedendo un’importante attenuante; dall’altro, non ha potuto ignorare la gravità della condotta, caratterizzata dall’uso di un’arma (un coltello) per minacciare la propria madre. L’equilibrio sanzionatorio raggiunto dalla Corte territoriale è stato quindi ritenuto corretto e non censurabile in sede di legittimità. La richiesta del ricorrente di valorizzare due volte lo stesso elemento (il danno esiguo) è stata respinta per evitare un’ingiustificata duplicazione di benefici.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che gli elementi di fatto di un reato non possono essere valutati più volte per concedere distinti benefici di pena, in applicazione del principio del ne bis in idem. In secondo luogo, conferma l’ampia discrezionalità del giudice nel quantificare la riduzione della pena derivante da un’attenuante, potendo modularla fino al limite massimo previsto dalla legge. La decisione finale deve sempre mirare a un’adeguata proporzione tra la pena inflitta e la reale gravità del reato commesso.

È possibile ottenere sia l’attenuante del fatto di lieve entità sia quella per danno patrimoniale di speciale tenuità?
Sì, in astratto sono compatibili perché l’attenuante del fatto di lieve entità ha una portata più ampia. Tuttavia, non è possibile ottenerle entrambe se l’elemento del danno esiguo è già stato valutato per concedere la prima attenuante, altrimenti si violerebbe il principio del ‘ne bis in idem’.

Perché la Cassazione ha ritenuto che concedere un’ulteriore attenuante avrebbe violato il principio del ‘ne bis in idem’?
Perché l’elemento dell’esiguità del danno patrimoniale, che è il presupposto per l’attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p., era già stato considerato dalla Corte di Appello come uno degli elementi per concedere la più ampia attenuante del fatto di lieve entità. Valutare due volte lo stesso fatto per due riduzioni di pena diverse è vietato.

Il giudice è obbligato a ridurre la pena di un terzo quando concede un’attenuante?
No. Se la legge prevede una riduzione ‘fino a un terzo’, il giudice ha la facoltà di modulare la diminuzione all’interno di tale limite, senza essere obbligato ad applicare la riduzione massima. Può anche applicare riduzioni diverse per la pena detentiva e quella pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati