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Attenuante lieve entità: il danno non è decisivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per rapina. Nonostante il danno patrimoniale fosse di soli 20 euro, i giudici hanno confermato che per l’applicazione dell’attenuante di lieve entità del fatto non basta il valore esiguo del bottino, ma è necessaria una valutazione complessiva che include l’estemporaneità della condotta e l’assenza di profili organizzativi.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Lieve Entità: Quando il Danno Minimo Non Basta

Nel diritto penale, la valutazione della gravità di un reato è fondamentale per determinare la giusta pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sull’applicazione dell’attenuante lieve entità del fatto, specificando che un danno patrimoniale esiguo non è, da solo, sufficiente a giustificarne la concessione. La Suprema Corte ha sottolineato la necessità di un’analisi complessiva della condotta illecita, andando oltre il mero dato economico.

I Fatti del Caso: Una Rapina da Pochi Euro

Il caso esaminato trae origine dal ricorso presentato da una donna avverso un’ordinanza della Corte d’Appello. L’imputata era stata condannata per un reato di rapina che aveva causato alla vittima un danno patrimoniale di appena 20 euro. Proprio in virtù di questo valore irrisorio, la difesa aveva insistito per il riconoscimento della circostanza attenuante della lieve entità del fatto, sostenendo che l’esiguità del valore sottratto dovesse essere l’elemento decisivo nella valutazione del giudice.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto tale richiesta, una decisione che ha spinto la difesa a rivolgersi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata interpretazione della legge e una motivazione illogica.

La Decisione della Cassazione sull’Attenuante Lieve Entità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici supremi hanno stabilito che la decisione del giudice dell’esecuzione era corretta e pienamente conforme ai principi stabiliti dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 86 del 2024.

Il punto centrale della pronuncia è che, per valutare la lieve entità del fatto, non si può isolare un singolo elemento, come il valore del bene sottratto. È necessario, invece, un giudizio globale che tenga conto di una pluralità di indici sintomatici della gravità complessiva dell’episodio.

Le Motivazioni: Una Valutazione Complessiva del Fatto

La Corte ha ribadito che gli indicatori per il riconoscimento dell’attenuante in questione sono molteplici e interconnessi. Essi includono:

* L’estemporaneità della condotta: ovvero se l’azione è stata impulsiva e non pianificata.
* La scarsità dell’offesa personale alla vittima: la minima lesione della sfera personale e fisica della persona offesa.
* L’esiguità del valore sottratto: il danno patrimoniale di modesta entità.
* L’assenza di profili organizzativi: la mancanza di una preparazione o di un’organizzazione criminale dietro il reato.

Nel caso specifico, il danno di 20 euro era già stato considerato ai fini di un’altra attenuante comune (quella prevista dall’art. 62, n. 4, c.p.), ma questo non esauriva il giudizio necessario per l’attenuante della lieve entità. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato la non estemporaneità della condotta come elemento ostativo alla concessione del beneficio, una valutazione che la Cassazione ha ritenuto logica e conforme al diritto. Pertanto, l’esiguo valore del danno non poteva, da solo, determinare una diversa conclusione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: l’applicazione delle circostanze attenuanti richiede un’analisi rigorosa e completa del fatto storico. L’attenuante lieve entità non è un automatismo legato al valore economico del reato, ma il risultato di un giudizio ponderato che considera tutte le sfaccettature della condotta criminale. La decisione sottolinea che anche reati con un impatto patrimoniale minimo possono presentare profili di gravità (come la pianificazione o l’offesa alla persona) che ne impediscono la qualificazione come ‘lievi’. Per gli operatori del diritto, ciò significa argomentare la richiesta di attenuanti non solo sulla base del danno, ma dimostrando la sussistenza di tutti gli altri indicatori richiesti dalla giurisprudenza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché basato su argomenti manifestamente infondati. In particolare, la difesa ha lamentato una violazione di legge inesistente e una presunta illogicità della motivazione che, secondo la Corte, non emergeva dal testo del provvedimento impugnato.

Il danno patrimoniale di soli 20 euro è sufficiente per concedere l’attenuante della lieve entità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’esiguità del valore sottratto è solo uno degli elementi da considerare. Da solo, non è sufficiente se altri indicatori, come la non estemporaneità della condotta, suggeriscono una maggiore gravità del fatto.

Quali sono i criteri principali per valutare l’attenuante della lieve entità del fatto?
I criteri indicati dalla Corte, in linea con una pronuncia della Corte Costituzionale, sono quattro: l’estemporaneità della condotta, la scarsità dell’offesa personale alla vittima, l’esiguità del valore sottratto e l’assenza di profili organizzativi. La valutazione deve essere complessiva e tenere conto di tutti questi aspetti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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