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Attenuante lieve entità estorsione: la Cassazione

Un soggetto condannato per estorsione aggravata ha richiesto in Cassazione l’applicazione dell’attenuante della lieve entità estorsione, introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, specificando che tale richiesta non può essere avanzata per la prima volta in sede di legittimità se l’opportunità di farlo esisteva già nel giudizio di appello. Inoltre, ha sottolineato che i giudici di merito avevano già escluso la particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Lieve Entità Estorsione: Quando è Troppo Tardi per Chiederla?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 44229/2024) affronta un’importante questione procedurale legata all’applicazione della cosiddetta attenuante lieve entità estorsione, introdotta dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 120 del 2023. Il caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti temporali entro cui le difese possono sollevare nuove questioni legali emerse nel corso del processo. La decisione ribadisce un principio cardine del nostro sistema: le richieste devono essere presentate nella sede processuale corretta, altrimenti si rischia di perdere l’opportunità di farle valere.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il percorso giudiziario ha inizio con la condanna di un individuo da parte del Tribunale di Ancona per il reato di estorsione aggravata. La sentenza viene successivamente confermata dalla Corte di appello di Ancona.

Nonostante la doppia condanna, l’imputato decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge per il mancato riconoscimento dell’attenuante speciale della lieve entità del fatto.

Il Motivo del Ricorso e l’Attenuante Lieve Entità Estorsione

Il ricorrente basa la sua difesa sulla sentenza n. 120 del 2023 della Corte Costituzionale, che ha introdotto una specifica circostanza attenuante per i fatti di estorsione di minima lesività. Secondo la difesa, la Corte di appello avrebbe errato nel non applicare questa nuova attenuante al suo caso.

La questione centrale, quindi, non riguarda la colpevolezza dell’imputato, ma la corretta quantificazione della pena alla luce di un’importante novità giurisprudenziale.

Le Motivazioni della Cassazione: Tempistica e Valutazione di Merito

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato per due ordini di ragioni, una di carattere procedurale e una di merito.

Il Principio Procedurale: La Tempestività della Richiesta

Il punto cruciale della decisione riguarda la tempistica. La sentenza della Corte Costituzionale era già stata pubblicata prima della celebrazione dell’udienza di appello e prima della scadenza dei termini per presentare motivi aggiunti.

Questo significa che la difesa aveva la concreta possibilità di sollevare la questione dell’attenuante direttamente davanti alla Corte di appello. Non avendolo fatto, ha perso l’opportunità di discuterne. La Cassazione, in qualità di giudice di legittimità, non può esaminare per la prima volta questioni che dovevano e potevano essere sottoposte ai giudici di merito. Come affermato dalla stessa Corte in un precedente (sentenza n. 19543 del 2024), una richiesta del genere, se non avanzata in appello, diventa inammissibile in Cassazione.

L’Assorbimento nel Giudizio di Merito

Oltre all’aspetto procedurale, la Corte ha osservato che, in ogni caso, il Tribunale di primo grado aveva già effettuato una valutazione sostanzialmente analoga. Nel negare un’altra attenuante (quella del danno patrimoniale di speciale tenuità, ex art. 62, n. 4, c.p.), il giudice aveva già ritenuto che l’offesa alla vittima non fosse di lieve entità.

La Cassazione ha ricordato che i parametri per valutare la nuova attenuante lieve entità estorsione sono chiari e restrittivi, come specificato anche da una successiva pronuncia della Consulta (n. 86 del 2024). Essi includono:

* Estemporaneità della condotta.
* Scarsità dell’offesa personale alla vittima.
* Esiguità del valore sottratto.
* Assenza di profili organizzativi.

Questi indici servono a riservare la riduzione di pena solo a casi di “lesività davvero minima”. Poiché il giudice di merito aveva già concluso che la lesività non era minima, il motivo di ricorso è stato ritenuto infondato anche sotto questo profilo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un importante monito per gli operatori del diritto. Essa sottolinea che le strategie difensive devono essere dinamiche e tenere conto delle novità normative e giurisprudenziali non appena queste si manifestano. Tralasciare di sollevare una questione rilevante nel momento processuale opportuno, come il giudizio di appello, ne preclude la discussione in Cassazione. La decisione conferma che il rispetto delle regole procedurali è fondamentale tanto quanto la fondatezza delle argomentazioni nel merito.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione dell’attenuante della lieve entità per il reato di estorsione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è ammissibile sollevare tale questione per la prima volta in sede di legittimità se l’opportunità di farlo esisteva già nel giudizio di appello, ad esempio tramite la presentazione di motivi aggiunti.

Cosa succede se il giudice di primo grado ha già valutato il danno come non particolarmente lieve?
Secondo la sentenza, se il giudice di merito ha già escluso la speciale tenuità del danno patrimoniale (ex art. 62, n. 4, c.p.), questa valutazione è sufficiente per ritenere implicitamente esclusa anche l’attenuante della lieve entità, che si basa su criteri di lesività simili.

Quali sono i criteri per riconoscere la lieve entità nel reato di estorsione?
La sentenza richiama i criteri indicati dalla Corte Costituzionale, ovvero: estemporaneità della condotta, scarsità dell’offesa personale alla vittima, esiguità del valore sottratto e assenza di profili organizzativi. Questi elementi garantiscono che lo sconto di pena sia riservato a casi di lesività davvero minima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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