Attenuante Lieve Entità Estorsione: Quando è Troppo Tardi per Chiederla?
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 44229/2024) affronta un’importante questione procedurale legata all’applicazione della cosiddetta attenuante lieve entità estorsione, introdotta dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 120 del 2023. Il caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti temporali entro cui le difese possono sollevare nuove questioni legali emerse nel corso del processo. La decisione ribadisce un principio cardine del nostro sistema: le richieste devono essere presentate nella sede processuale corretta, altrimenti si rischia di perdere l’opportunità di farle valere.
I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione
Il percorso giudiziario ha inizio con la condanna di un individuo da parte del Tribunale di Ancona per il reato di estorsione aggravata. La sentenza viene successivamente confermata dalla Corte di appello di Ancona.
Nonostante la doppia condanna, l’imputato decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge per il mancato riconoscimento dell’attenuante speciale della lieve entità del fatto.
Il Motivo del Ricorso e l’Attenuante Lieve Entità Estorsione
Il ricorrente basa la sua difesa sulla sentenza n. 120 del 2023 della Corte Costituzionale, che ha introdotto una specifica circostanza attenuante per i fatti di estorsione di minima lesività. Secondo la difesa, la Corte di appello avrebbe errato nel non applicare questa nuova attenuante al suo caso.
La questione centrale, quindi, non riguarda la colpevolezza dell’imputato, ma la corretta quantificazione della pena alla luce di un’importante novità giurisprudenziale.
Le Motivazioni della Cassazione: Tempistica e Valutazione di Merito
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato per due ordini di ragioni, una di carattere procedurale e una di merito.
Il Principio Procedurale: La Tempestività della Richiesta
Il punto cruciale della decisione riguarda la tempistica. La sentenza della Corte Costituzionale era già stata pubblicata prima della celebrazione dell’udienza di appello e prima della scadenza dei termini per presentare motivi aggiunti.
Questo significa che la difesa aveva la concreta possibilità di sollevare la questione dell’attenuante direttamente davanti alla Corte di appello. Non avendolo fatto, ha perso l’opportunità di discuterne. La Cassazione, in qualità di giudice di legittimità, non può esaminare per la prima volta questioni che dovevano e potevano essere sottoposte ai giudici di merito. Come affermato dalla stessa Corte in un precedente (sentenza n. 19543 del 2024), una richiesta del genere, se non avanzata in appello, diventa inammissibile in Cassazione.
L’Assorbimento nel Giudizio di Merito
Oltre all’aspetto procedurale, la Corte ha osservato che, in ogni caso, il Tribunale di primo grado aveva già effettuato una valutazione sostanzialmente analoga. Nel negare un’altra attenuante (quella del danno patrimoniale di speciale tenuità, ex art. 62, n. 4, c.p.), il giudice aveva già ritenuto che l’offesa alla vittima non fosse di lieve entità.
La Cassazione ha ricordato che i parametri per valutare la nuova attenuante lieve entità estorsione sono chiari e restrittivi, come specificato anche da una successiva pronuncia della Consulta (n. 86 del 2024). Essi includono:
* Estemporaneità della condotta.
* Scarsità dell’offesa personale alla vittima.
* Esiguità del valore sottratto.
* Assenza di profili organizzativi.
Questi indici servono a riservare la riduzione di pena solo a casi di “lesività davvero minima”. Poiché il giudice di merito aveva già concluso che la lesività non era minima, il motivo di ricorso è stato ritenuto infondato anche sotto questo profilo.
Le Conclusioni
La sentenza in esame è un importante monito per gli operatori del diritto. Essa sottolinea che le strategie difensive devono essere dinamiche e tenere conto delle novità normative e giurisprudenziali non appena queste si manifestano. Tralasciare di sollevare una questione rilevante nel momento processuale opportuno, come il giudizio di appello, ne preclude la discussione in Cassazione. La decisione conferma che il rispetto delle regole procedurali è fondamentale tanto quanto la fondatezza delle argomentazioni nel merito.
È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione l’applicazione dell’attenuante della lieve entità per il reato di estorsione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è ammissibile sollevare tale questione per la prima volta in sede di legittimità se l’opportunità di farlo esisteva già nel giudizio di appello, ad esempio tramite la presentazione di motivi aggiunti.
Cosa succede se il giudice di primo grado ha già valutato il danno come non particolarmente lieve?
Secondo la sentenza, se il giudice di merito ha già escluso la speciale tenuità del danno patrimoniale (ex art. 62, n. 4, c.p.), questa valutazione è sufficiente per ritenere implicitamente esclusa anche l’attenuante della lieve entità, che si basa su criteri di lesività simili.
Quali sono i criteri per riconoscere la lieve entità nel reato di estorsione?
La sentenza richiama i criteri indicati dalla Corte Costituzionale, ovvero: estemporaneità della condotta, scarsità dell’offesa personale alla vittima, esiguità del valore sottratto e assenza di profili organizzativi. Questi elementi garantiscono che lo sconto di pena sia riservato a casi di lesività davvero minima.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 44229 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 2 Num. 44229 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/11/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a PATERNO’ il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/01/2024 della CORTE APPELLO di ANCONA
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni scritte del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore NOME COGNOME, che ha chiesto dichiararsi l’inammissibilità del ricorso;
RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Ancona ha confermato la sentenza del Tribunale di Ancona, emessa il 23 febbraio 2022, che aveva condannato il ricorrente alla pena di giustizia in relazione al reato di estorsione aggravata.
Ricorre per cassazione NOME COGNOME, deducendo, con unico motivo, violazione di legge per non avere la Corte ritenuto il fatto di lieve entità, alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 2023.
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CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso, proposto per motivo infondato, deve essere rigettato.
In tema di impugnazioni, non è deducibile con ricorso per cassazione l’omessa motivazione del giudice di appello in ordine al denegato riconoscimento dell’attenuante della lieve entità del delitto di estorsione, prevista dalla sentenza della Corte cost. n. 120 del 2023, ove la questione, già proponibile in quella sede, non sia stata prospettata in appello con i motivi aggiunti ovvero in sede di formulazione delle conclusioni (Sez. 2, n. 19543 del 27/03/2024, G., Rv. 286536).
Nel caso in esame, la sentenza della Corte costituzionale, prima citata, era già stata emessa e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale prima del termine per proporre motivi aggiunti e prima dell’udienza di appello; il ricorrente non ha fatto alcuna richiesta nel senso invocato in ricorso.
Inoltre, dalle sentenze di merito – e segnatamente, dalla sentenza di primo grado, il cui contenuto si fonde con quello della sentenza impugnata stante la conformità del giudizio di condanna – risulta che il Tribunale ha ritenuto l’offesa alla vittima non di speciale tenuità sotto il profilo patrimoniale, tanto da aver negato la circostanza attenuante di cui all’art. 62, primo comma, n. 4), cod. pen. e, cioè, mettendo a fuoco l’esistenza, in danno dell’imputato, di uno degli elementi assurti a parametro di valutazione indicati dalla Corte costituzionale nella motivazione della sentenza citata ai fini della decisione di interesse e ancora ribaditi nella più recente sentenza n. 86 del 2024 (dalla motivazione di quella decisione: “mette conto ribadire quanto già osservato nella sentenza n. 120 del 2023 a proposito dell’estorsione, cioè che gli indici dell’attenuante di lieve entità del fatto – estemporaneità della condotta, scarsità dell’offesa personale alla vittima, esiguità del valore sottratto, assenza di profili organizzativi garantiscono che la riduzione della pena «sia riservata alle ipotesi di lesività davvero minima, per una condotta che pur sempre incide sulla libertà di autodeterminazione della persona» Punto 7.9. del Considerato in diritto).
Al rigetto del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Così deciso, il 06/11/2024.