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Attenuante lieve entità: Cassazione annulla sentenza

Un soggetto, condannato per porto di oggetti atti ad offendere (un coltello e un martello), ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata valutazione da parte della Corte d’Appello della richiesta attenuante della lieve entità del fatto. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata con rinvio, poiché la Corte d’Appello aveva omesso di pronunciarsi su uno specifico motivo di gravame, violando il diritto di difesa. La Cassazione ha sottolineato l’obbligo del giudice di secondo grado di esaminare tutte le censure mosse dall’appellante.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Lieve Entità nel Porto d’Armi: La Cassazione Annulla per Omessa Pronuncia

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 5824/2024, è intervenuta su un caso di porto di oggetti atti ad offendere, ribadendo un principio fondamentale del processo penale: il dovere del giudice d’appello di esaminare e motivare su tutti i punti sollevati dalla difesa. L’omissione su una richiesta specifica, come l’applicazione dell’attenuante lieve entità, costituisce un vizio che porta all’annullamento della sentenza.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e successivamente in appello per il reato previsto dall’art. 4 della legge 110/1975. L’accusa era di aver portato fuori dalla propria abitazione, senza un giustificato motivo, un coltello a serramanico di 16,6 cm e un martello di 30 cm, considerati oggetti atti ad offendere. La Corte d’Appello di Genova, pur riformando parzialmente la prima sentenza, confermava la condanna per tale reato.

I Motivi del Ricorso per Cassazione e l’attenuante lieve entità

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso alla Suprema Corte basandosi su due motivi principali.

La Mancata Valutazione dell’Attenuante Lieve Entità

Il primo e cruciale motivo di ricorso denunciava un vizio di motivazione. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non si fosse minimamente espressa sulla richiesta di applicazione della circostanza attenuante lieve entità, prevista dal quarto comma dell’art. 4 della legge n. 110 del 1975. Già nel giudizio di primo grado, il Tribunale aveva negato tale attenuante ritenendo che la natura degli strumenti e la loro spiccata capacità offensiva lo impedissero. Questa valutazione era stata specificamente contestata nell’atto d’appello, ma i giudici di secondo grado avevano omesso qualsiasi risposta sul punto.

L’Incidenza delle Attenuanti Generiche

In secondo luogo, la difesa rilevava un’ulteriore carenza motivazionale. La Corte d’Appello, avendo dichiarato l’improcedibilità per un altro reato (furto) per mancanza della condizione di procedibilità, aveva di fatto eliminato le circostanze aggravanti che il primo giudice aveva bilanciato in equivalenza con le attenuanti generiche (ex art. 62-bis c.p.). Di conseguenza, venute meno le aggravanti, la Corte avrebbe dovuto riconsiderare l’incidenza delle attenuanti generiche sulla determinazione della pena residua, cosa che non è avvenuta.

La Decisione della Corte di Cassazione: Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato in entrambi i suoi punti. Gli Ermellini hanno constatato che, effettivamente, la Corte d’Appello di Genova aveva completamente omesso di pronunciarsi sulla richiesta di applicazione della circostanza attenuante lieve entità. Questo silenzio integra un vizio di motivazione che invalida la sentenza, poiché nega all’imputato il diritto di vedere esaminate le proprie argomentazioni difensive. Il giudice del gravame ha l’obbligo di rispondere a tutte le censure mosse nell’atto di appello, non potendo ignorarle. Allo stesso modo, la Corte ha riconosciuto che, una volta eliminate le circostanze aggravanti, era necessario riconsiderare il trattamento sanzionatorio alla luce delle sole circostanze attenuanti generiche già riconosciute. Per questi motivi, la sentenza impugnata è stata annullata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in commento riafferma l’importanza del principio di completezza della motivazione nelle sentenze. Un giudice non può tralasciare di esaminare i motivi di doglianza sollevati da una parte, specialmente quando questi possono avere un impatto diretto sulla qualificazione del reato o sulla misura della pena. L’annullamento con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Genova impone ora un nuovo giudizio che dovrà necessariamente affrontare i punti omessi: la possibile applicazione dell’attenuante della lieve entità e la corretta valutazione delle attenuanti generiche residue. Questa sentenza serve da monito sull’obbligo per i giudici di merito di fornire una risposta puntuale e argomentata a tutte le questioni devolute al loro esame.

Cosa succede se un giudice d’appello non si pronuncia su un motivo specifico del ricorso?
Secondo la Corte di Cassazione, l’omessa pronuncia su uno specifico motivo di appello costituisce un vizio di motivazione che porta all’annullamento della sentenza. Il giudice ha l’obbligo di esaminare e rispondere a tutte le censure mosse dalla parte.

In questo caso, perché è stata richiesta l’attenuante della lieve entità?
La difesa ha richiesto l’applicazione dell’attenuante della lieve entità, prevista dalla legge sul porto d’armi, contestando la valutazione del primo giudice secondo cui la natura degli oggetti (coltello e martello) e la loro capacità offensiva precludevano tale qualificazione. La difesa riteneva che il fatto, nel suo complesso, potesse essere considerato di minore gravità.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello, limitatamente ai punti riguardanti la mancata concessione dell’attenuante della lieve entità e la valutazione delle attenuanti generiche. Ha quindi rinviato il caso a un’altra Sezione della Corte d’Appello di Genova per un nuovo giudizio su questi aspetti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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