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Attenuante evasione: quando è applicabile?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per evasione di una donna agli arresti domiciliari che si era spontaneamente presentata ai Carabinieri. La Corte ha negato l’applicazione dell’attenuante speciale prevista per chi si costituisce, poiché la sua intenzione non era quella di essere tradotta in carcere, ma di chiedere una modifica del luogo di detenzione. Per ottenere il beneficio, la consegna deve essere un’incondizionata ammissione dell’infrazione e della volontà di sottostare alle conseguenze legali, inclusa la carcerazione, esonerando così le forze dell’ordine dall’attività di ricerca. La richiesta di una soluzione alternativa è stata interpretata come una mancata volontà di elidere le conseguenze del reato.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Evasione: Quando la Consegna Spontanea Riduce la Pena?

L’istituto dell’attenuante evasione previsto dal codice penale rappresenta un importante incentivo per chi, dopo essersi sottratto alla detenzione, decide di costituirsi. Tuttavia, non basta presentarsi alle forze dell’ordine per ottenere uno sconto di pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i requisiti soggettivi e oggettivi necessari, analizzando il caso di una donna che, evasa dai domiciliari, si era recata dai Carabinieri non per essere incarcerata, ma per chiedere di cambiare il luogo di detenzione.

I Fatti del Caso: Fuga per Convivenza Intollerabile

La vicenda riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per il reato di evasione. Trovandosi agli arresti domiciliari, aveva deciso di allontanarsi a causa dell’intollerabilità della convivenza con i suoi familiari. Anziché rimanere latitante, si era recata spontaneamente presso la stazione dei Carabinieri competente per i controlli, con una richiesta specifica: ottenere il mutamento del luogo di detenzione.

La sua difesa sosteneva che tale comportamento dovesse integrare la circostanza attenuante speciale prevista dall’art. 385, quarto comma, del codice penale, la quale prevede una diminuzione della pena per l’evaso che si costituisce prima della condanna.

La Decisione della Corte di Appello

La Corte di Appello di Napoli, tuttavia, aveva confermato la condanna, negando il riconoscimento dell’attenuante. Secondo i giudici di merito, il comportamento dell’imputata era già stato valutato positivamente per la concessione delle attenuanti generiche, giustificate anche dal suo buon comportamento processuale e dalle motivazioni personali alla base dell’evasione. Inoltre, e questo è il punto cruciale, la sua presentazione ai Carabinieri non era finalizzata a una resa incondizionata, bensì a negoziare una condizione più favorevole, ovvero la modifica del luogo di detenzione domiciliare.

L’Attenuante Evasione e l’Intenzione del Reo

La difesa ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo due punti principali:
1. Il comportamento spontaneo non era stato realmente considerato per le attenuanti generiche.
2. L’intenzione di farsi tradurre in carcere è irrilevante. Ciò che conta, ai fini dell’attenuante, è l’aver esonerato le forze di polizia dall’attività di ricerca, a prescindere dal desiderio soggettivo dell’evaso.

L’Analisi della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e fornendo un’importante interpretazione della norma sull’attenuante evasione. I giudici hanno stabilito che l’applicazione di tale beneficio non è automatica, ma richiede una valutazione dell’intenzione che muove l’evaso a consegnarsi.

La Volontà di Elidere le Conseguenze del Reato

Il principio di diritto affermato è chiaro: l’attenuante è applicabile solo se la costituzione in carcere o la consegna all’autorità rappresenta un’espressione chiara della volontà dell’evaso di ammettere la propria infrazione e di elidere le conseguenze del reato. Questo significa, in concreto, accettare la conseguenza più diretta dell’evasione: la traduzione in carcere.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha spiegato che la ratio della norma è quella di premiare un comportamento che manifesta una resipiscenza e che, al contempo, produce un vantaggio per lo Stato, sollevando le forze dell’ordine dal compito di ricercare il fuggitivo. Nel caso di specie, la richiesta dell’imputata di mutare il luogo di detenzione domiciliare, anziché accettare la carcerazione, è stata interpretata non come un atto di sottomissione alla legge, ma come un tentativo di proseguire la propria condotta evasiva, seppur negoziando condizioni diverse. La sua azione non era finalizzata a porre fine all’illegalità, ma a modificarne le modalità. Pertanto, la volontà di accettare le conseguenze del reato, presupposto essenziale per l’applicazione dell’attenuante, è risultata mancante.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per beneficiare dell’attenuante speciale per evasione, la consegna spontanea deve essere incondizionata. Non può essere un tentativo di rinegoziare i termini della propria detenzione. Deve essere un atto che dimostra la volontà di affrontare appieno le responsabilità legali derivanti dalla propria condotta illecita. La decisione finale è stata quindi il rigetto del ricorso e la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Presentarsi ai Carabinieri dopo essere evasi dagli arresti domiciliari garantisce sempre l’attenuante?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la semplice presentazione non è sufficiente. È necessario che tale atto sia espressione della volontà di ammettere l’infrazione e di accettarne le conseguenze legali, come la traduzione in carcere, e non un tentativo di negoziare condizioni alternative.

Qual è la condizione essenziale per ottenere l’attenuante speciale per evasione?
La condizione essenziale è che la costituzione o la consegna all’autorità manifesti la volontà dell’evaso di porre fine alla propria condotta illecita e di elidere le conseguenze del reato. Questo implica un’accettazione incondizionata della sanzione prevista, che tipicamente è la carcerazione.

Perché la richiesta di cambiare il luogo di detenzione è stata considerata irrilevante ai fini dell’attenuante?
Perché tale richiesta è stata interpretata non come una resa, ma come il tentativo di ottenere una modifica favorevole della misura restrittiva. Questo comportamento non dimostra la volontà di sottomettersi alla legge e di accettare le conseguenze dell’evasione, ma piuttosto di continuare a sottrarsi alla piena esecuzione della pena originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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