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Attenuante del danno: la valutazione nella rapina

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9137/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per rapina e lesioni. Il punto centrale della decisione riguarda il rigetto della richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità. La Corte ha stabilito che, data la natura plurioffensiva della rapina, la valutazione del danno non può limitarsi al solo valore economico del bene sottratto, ma deve considerare l’intero pregiudizio subito dalla vittima, inclusi i danni alla libertà e all’integrità fisica e morale.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante del danno nella rapina: non conta solo il valore rubato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per la valutazione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità nel reato di rapina. La decisione sottolinea come, in questi casi, il giudice non debba limitarsi a considerare il mero valore economico dei beni sottratti, ma debba effettuare una valutazione complessiva che tenga conto di tutti i pregiudizi subiti dalla vittima, compresi quelli alla persona. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

Il caso in esame

Un individuo, già condannato in primo e secondo grado per i reati di rapina e lesioni, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si basavano su tre punti principali:

1. Un vizio di motivazione riguardo la sua responsabilità penale.
2. Un’errata applicazione della norma sulla recidiva (art. 99 c.p.).
3. Il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

La Corte di Appello aveva confermato la condanna, ritenendo le argomentazioni della difesa infondate e supportando la propria decisione con le risultanze processuali.

La valutazione dell’attenuante del danno e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi sollevati. I primi due motivi sono stati giudicati ‘aspecifici’, in quanto mere ripetizioni di argomenti già ampiamente e logicamente trattati dalla Corte territoriale. È sul terzo motivo, tuttavia, che l’ordinanza offre gli spunti più interessanti.

La difesa sosteneva che il danno patrimoniale causato fosse di lieve entità, chiedendo quindi l’applicazione della relativa attenuante. La Cassazione ha ritenuto questa censura ‘manifestamente infondata’, aderendo pienamente alla valutazione fatta dai giudici di merito.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella natura ‘plurioffensiva’ del delitto di rapina. Questo reato non lede soltanto il patrimonio della vittima, ma anche e soprattutto la sua libertà personale e la sua integrità fisica e morale. Di conseguenza, per poter applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità, non è sufficiente che il bene sottratto abbia un modesto valore economico.

I giudici hanno chiarito che è necessario valutare anche tutti gli altri ‘effetti dannosi’ subiti dalla persona offesa. Il danno complessivo, che include la violenza o la minaccia subita, l’impatto psicologico e le eventuali lesioni fisiche, deve essere considerato nella sua interezza. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva correttamente valorizzato il ‘significativo danno complessivo subito dalla persona offesa’, escludendo così la possibilità di riconoscere l’attenuante. Questa interpretazione è conforme a un consolidato orientamento giurisprudenziale.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 9137/2024 della Corte di Cassazione conferma un principio di diritto cruciale: la valutazione per la concessione dell’attenuante del danno in un reato come la rapina deve essere globale. Il focus si sposta dal semplice valore dell’oggetto rubato alla totalità del pregiudizio arrecato alla vittima. Questa visione garantisce una maggiore tutela per le persone offese da reati che ne compromettono l’integrità psicofisica, ribadendo che la violenza sulla persona ha un peso preponderante rispetto al danno puramente patrimoniale. La decisione serve da monito, chiarendo che la lieve entità del bottino non è di per sé sufficiente a mitigare la gravità di un’azione violenta.

Quando si può applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità in un reato di rapina?
Non è sufficiente che il bene mobile sottratto sia di modesto valore economico. È necessario valutare anche gli altri effetti dannosi subiti dalla vittima, considerando la natura plurioffensiva del reato che lede non solo il patrimonio, ma anche la libertà e l’integrità fisica e morale della persona. Il danno complessivo deve essere di lieve entità.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi sono ‘aspecifici’, ovvero se si limitano a reiterare argomentazioni fattuali già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare questioni di legittimità o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata.

Come viene valutata la recidiva?
La recidiva viene valutata considerando la ‘progressione criminosa’ dell’imputato. La pluralità di delitti posti in essere può rendere evidente una ‘pericolosità ingravescente’, e la commissione di un nuovo reato diventa la dimostrazione ulteriore di tale pericolosità, giustificando così il riconoscimento della recidiva e il relativo aumento di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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