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Attenuante danno patrimoniale: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per spaccio di lieve entità. La Corte ha ribadito che l’attenuante danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) richiede una duplice prova: la speciale tenuità sia del lucro conseguito sia della gravità dell’evento dannoso. Il ricorso è stato respinto perché le censure erano mere doglianze di fatto, già correttamente valutate nei gradi di merito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Danno Patrimoniale: No al Riconoscimento Senza Prova di Minimo Danno e Minimo Lucro

L’applicazione dell’attenuante danno patrimoniale di speciale tenuità nei reati legati agli stupefacenti è un tema complesso, che richiede una valutazione rigorosa da parte del giudice. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui criteri necessari per il suo riconoscimento, dichiarando inammissibile il ricorso di un’imputata e confermando la linea dura della giurisprudenza.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda una donna, condannata in primo e secondo grado per plurime cessioni di sostanze stupefacenti, nello specifico eroina e cocaina. I fatti erano stati qualificati come reato di lieve entità, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/90). Nonostante la qualificazione più lieve del reato, la difesa dell’imputata ha deciso di ricorrere in Cassazione, lamentando la mancata applicazione di un’ulteriore circostanza attenuante.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La ricorrente, tramite il suo difensore, ha contestato la sentenza della Corte d’Appello per erronea applicazione della legge penale. In particolare, il punto centrale del ricorso era il mancato riconoscimento della circostanza attenuante danno patrimoniale di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62, numero 4, del codice penale. Secondo la difesa, la motivazione della Corte territoriale sul punto sarebbe stata carente e illogica.

L’Applicazione dell’Attenuante Danno Patrimoniale secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, giudicando le argomentazioni della difesa come mere doglianze di fatto, non consentite in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che i profili di censura erano già stati adeguatamente esaminati e respinti con motivazioni corrette nella sentenza impugnata.

La Duplice Valutazione: Tenuità del Lucro e Gravità del Danno

Il cuore della decisione risiede nella riaffermazione di un principio consolidato. Per poter applicare l’attenuante danno patrimoniale in materia di stupefacenti, non è sufficiente considerare solo il guadagno dell’autore del reato. È necessario, invece, che il giudice accerti la speciale tenuità di due elementi distinti:

1. L’entità del lucro: Il profitto perseguito o effettivamente conseguito dall’agente deve essere di minima importanza.
2. La gravità dell’evento: Il danno o il pericolo causato dalla condotta criminosa deve essere, anch’esso, di lieve entità.

Solo quando entrambi questi requisiti risultano di speciale tenuità, il giudice può concedere l’attenuante. La Corte ha citato un precedente specifico (Sez. 3, n. 13659 del 16/02/2024) a sostegno di questa interpretazione rigorosa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha fatto buon governo dei principi di diritto. La sentenza impugnata era supportata da una motivazione logica e coerente, che aveva correttamente escluso la possibilità di applicare l’attenuante in assenza di una prova concreta della tenuità di entrambi gli aspetti (lucro e danno). Le lamentele della ricorrente, di fatto, miravano a una nuova valutazione del merito della vicenda, un’operazione preclusa al giudice di legittimità, il cui compito è solo quello di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che per ottenere il riconoscimento dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità in reati di spaccio, non basta affermarne la sussistenza. È onere della difesa dimostrare in modo specifico e circostanziato che sia il profitto ricavato sia il danno sociale prodotto dalla cessione delle sostanze sono stati minimi. In mancanza di tale duplice prova, i giudici di merito sono tenuti a escludere l’applicazione dell’attenuante, e la Corte di Cassazione non potrà che confermare la loro decisione, dichiarando inammissibili i ricorsi che si limitano a contestare la valutazione fattuale.

Quando è applicabile l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità nei reati di spaccio?
Si applica solo quando viene accertato che siano di speciale tenuità sia l’entità del lucro perseguito o conseguito dall’agente, sia la gravità dell’evento dannoso o pericoloso prodotto dalla condotta criminosa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché le contestazioni sollevate dalla ricorrente erano considerate mere doglianze in punto di fatto, ovvero tentativi di far riesaminare alla Corte di Cassazione i fatti del processo, compito che non spetta al giudice di legittimità. I giudici precedenti avevano già valutato correttamente tali aspetti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso ritenuto infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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