LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Attenuante danno patrimoniale: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, il quale richiedeva l’applicazione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la somma di denaro rinvenuta (315 Euro) e il potenziale ricavo dalla droga non potevano essere considerati di valore ‘pressoché irrisorio’, escludendo così l’applicazione della suddetta attenuante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Danno Patrimoniale: No se il Valore non è Irrisorio

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi sui criteri per l’applicazione dell’attenuante danno patrimoniale di speciale tenuità, prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale. Questa pronuncia offre chiarimenti fondamentali su quando il valore economico legato a un reato possa essere considerato ‘pressoché irrisorio’, un requisito indispensabile per ottenere la riduzione di pena. Il caso specifico riguardava un’imputazione per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per reati legati alla detenzione e allo spaccio di cocaina. La difesa, nel tentativo di ottenere una pena più mite, aveva richiesto l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità. Tale richiesta era stata respinta sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione al diniego di tale circostanza attenuante.

La Decisione della Cassazione sull’Attenuante Danno Patrimoniale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. La censura mossa dalla difesa è stata giudicata ‘meramente reiterativa’, ovvero una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti nel giudizio d’appello. La Corte ha quindi proceduto a validare il ragionamento seguito dalla Corte territoriale, ritenendolo corretto e in linea con i principi giurisprudenziali consolidati.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui è stata esclusa l’applicabilità dell’attenuante. I giudici hanno evidenziato due elementi cruciali:

1. Il valore dello stupefacente: La Corte d’Appello aveva correttamente osservato che la somma ricavabile dalla sostanza stupefacente, già suddivisa in dosi pronte per la vendita, non poteva essere considerata di lieve entità.
2. Il possesso di denaro: Al momento dell’arresto, l’imputato era stato trovato in possesso di una somma di 315 Euro. Tale somma è stata ritenuta, con un ragionamento logico, provento dell’attività di spaccio. La giustificazione fornita dall’imputato, secondo cui il denaro derivava da un’attività saltuaria di muratore, è stata considerata priva di qualsiasi riscontro oggettivo e quindi inattendibile.

La Cassazione ha ribadito che, secondo la giurisprudenza costante (richiamando la sentenza n. 5049/2021), per l’applicazione dell’attenuante danno patrimoniale è necessario che il valore economico del danno o del profitto sia ‘pressoché irrisorio’. Nel caso di specie, la somma di 315 Euro, unitamente al potenziale guadagno derivante dalla droga, supera ampiamente questa soglia.

Conclusioni: Quando non si Applica l’Attenuante?

La pronuncia in esame consolida un principio fondamentale: la valutazione sulla speciale tenuità del danno non è astratta, ma va contestualizzata. In materia di spaccio di stupefacenti, il possesso di una somma di denaro di alcune centinaia di euro, se ragionevolmente collegabile all’attività illecita, è di per sé sufficiente a escludere il carattere ‘irrisorio’ del profitto. L’implicazione pratica è chiara: per sperare nel riconoscimento di questa attenuante, non basta che il singolo atto illecito sia di modesta entità, ma è necessario che l’intero contesto economico dell’azione criminale sia di valore insignificante. La decisione impone quindi una valutazione complessiva degli elementi fattuali, precludendo l’applicazione dell’attenuante quando vi siano indici concreti di un’attività economica non trascurabile.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte con motivazione adeguata dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi profili di violazione di legge.

Quali sono i motivi per cui l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) non è stata concessa?
L’attenuante non è stata concessa per due ragioni principali: primo, la somma ricavabile dalla sostanza stupefacente già suddivisa in dosi non era considerata di lieve entità; secondo, il possesso di una somma di denaro di 315 Euro al momento dell’arresto è stato ritenuto un profitto non irrisorio derivante dall’attività di spaccio.

Cosa si intende per ‘valore economico pressoché irrisorio’ ai fini dell’applicazione di questa attenuante?
Secondo la Corte, un valore ‘pressoché irrisorio’ deve essere concretamente insignificante. Una somma come 315 Euro, nel contesto di un’attività di spaccio, non rientra in questa categoria e, pertanto, è sufficiente a escludere l’applicazione dell’attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati