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Attenuante danno lieve: quando si applica nel furto?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto pluriaggravato, chiarendo i criteri per l’applicazione dell’attenuante danno lieve. La valutazione del danno deve essere oggettiva e rapportata al livello economico medio, mentre le condizioni economiche della vittima hanno un ruolo solo sussidiario e potenzialmente a sfavore dell’imputato.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Danno Lieve: I Criteri Oggettivi secondo la Cassazione

L’applicazione della attenuante danno lieve, prevista dall’articolo 62 n. 4 del codice penale, rappresenta un punto cruciale in molti procedimenti per reati contro il patrimonio, come il furto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante occasione per ribadire i principi che governano la concessione di tale beneficio, sottolineando la necessità di una valutazione oggettiva del danno. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio i confini applicativi di questa circostanza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna per furto pluriaggravato emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di un imputato. Quest’ultimo decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di secondo grado, tra cui l’illogicità della motivazione sulla sua responsabilità, l’erroneo riconoscimento della recidiva e, soprattutto, la mancata concessione dell’attenuante per il danno di speciale tenuità.

I Motivi del Ricorso e l’Attenuante Danno Lieve

Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di merito di non applicare l’attenuante danno lieve. Secondo la sua difesa, il danno, quantificato in oltre 545 euro ai danni di una società erogatrice di servizi, doveva essere considerato esiguo in relazione alla notevole capacità economica della persona offesa. Inoltre, il ricorso criticava il bilanciamento delle circostanze (equivalenza tra aggravanti e attenuanti) ritenendolo immotivato.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando i motivi proposti come una mera riproposizione di argomenti già esaminati e correttamente respinti dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha colto l’occasione per fare chiarezza sui criteri di valutazione del danno patrimoniale.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato. La valutazione della speciale tenuità del danno deve essere condotta secondo un criterio primariamente oggettivo, basato sul valore della cosa sottratta in sé e rapportato al livello economico medio della comunità. Il riferimento alle condizioni economiche del soggetto passivo (la vittima) costituisce un criterio puramente sussidiario e, aspetto fondamentale, può esercitare un’influenza solo negativa per l’imputato.

In altre parole, un danno oggettivamente di lieve entità può essere considerato comunque rilevante se ha provocato un pregiudizio notevole a una vittima in condizioni economiche particolarmente disagiate. Al contrario, la ricchezza o la grande capacità economica della persona offesa non possono mai trasformare un danno oggettivamente significativo in uno di ‘speciale tenuità’. La legge, infatti, non intende offrire una tutela patrimoniale attenuata ai soggetti più abbienti.

Nel caso specifico, un danno superiore a 545 euro è stato ritenuto, in termini assoluti, non qualificabile come di ‘speciale tenuità’, rendendo irrilevante qualsiasi considerazione sulla capacità economica della società danneggiata.

Le Conclusioni

La decisione in esame conferma un principio di diritto fondamentale: la valutazione per la concessione dell’attenuante danno lieve si fonda su parametri oggettivi. La ricchezza della vittima non è un fattore che può giustificare una diminuzione di pena per l’autore del reato. Questo orientamento garantisce una tutela uniforme del patrimonio, indipendentemente dalla condizione soggettiva della persona offesa, e impedisce che l’attenuante venga applicata in modo improprio in casi di danni economicamente non trascurabili. La sentenza serve da monito: la valutazione del danno è ancorata alla realtà economica generale e non alle fortune del singolo.

Quando può essere applicata l’attenuante per danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
L’attenuante può essere applicata quando il danno patrimoniale causato dal reato è considerato oggettivamente molto lieve. La valutazione deve essere fatta in base al valore della cosa in sé, rapportato al livello economico medio della comunità in un dato momento storico.

Le condizioni economiche della vittima del reato sono rilevanti per concedere l’attenuante del danno lieve?
Le condizioni economiche della vittima hanno un ruolo solo sussidiario e possono rilevare unicamente a sfavore dell’imputato. Se la vittima è in condizioni particolarmente disagiate, anche un danno oggettivamente lieve può essere considerato grave, escludendo l’attenuante. Al contrario, la notevole capacità economica della vittima non può mai rendere un danno significativo ‘di speciale tenuità’.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza presentare una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, come richiesto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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