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Attenuante danno lieve: quando si applica nel furto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata per tentato furto, confermando che l’attenuante del danno lieve non è applicabile per merce del valore di 200 euro. La Corte ha ritenuto tale importo non ‘irrisorio’ e ha validato la valutazione sulla pericolosità sociale dell’imputata basata sui suoi precedenti penali.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Attenuante del Danno Lieve: Non Basta un Valore Basso per Ottenerla

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigidi confini per l’applicazione dell’attenuante danno lieve, specialmente nel contesto dei reati contro il patrimonio come il furto. Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere come i giudici valutano l’entità del danno e quale peso abbiano i precedenti penali dell’imputato. La decisione chiarisce che un valore di 200 euro, sebbene non elevato, non è automaticamente considerato ‘irrisorio’ ai fini della concessione di uno sconto di pena.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato dalla difesa di una persona condannata in primo e secondo grado per il reato di tentato furto. La ricorrente contestava la decisione della Corte d’Appello su due punti principali: la mancata concessione dell’attenuante per il danno patrimoniale di speciale tenuità, previsto dall’articolo 62, n. 4, del codice penale, e il riconoscimento della recidiva.

La difesa sosteneva che il valore della merce oggetto del tentato furto fosse sufficientemente basso da giustificare una pena più mite. Inoltre, contestava la valutazione dei giudici riguardo alla sua pericolosità sociale, che aveva portato a confermare l’aggravante della recidiva.

La Valutazione della Cassazione sull’Attenuante Danno Lieve

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo infondate le censure sollevate. Per quanto riguarda l’attenuante danno lieve, i giudici supremi hanno sottolineato che la motivazione della Corte d’Appello era completa e giuridicamente corretta. I giudici di merito avevano evidenziato che l’oggetto del tentato furto era merce per un valore di circa 200 euro.

Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, per applicare questa attenuante non è sufficiente un danno modesto, ma è necessario che sia ‘irrisorio’ o ‘lievissimo’. Un valore di 200 euro, secondo la Corte, non rientra in questa categoria. Le argomentazioni della ricorrente sono state quindi liquidate come ‘mere doglianze in punto di fatto’, ovvero tentativi di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, attività preclusa nel giudizio di Cassazione, che si limita a un controllo sulla corretta applicazione della legge.

La Pericolosità Sociale e i Precedenti Penali

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al riconoscimento della recidiva, è stato respinto. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente desunto l’accresciuta pericolosità sociale dell’imputata dai suoi numerosi e specifici precedenti penali. La condotta criminosa, dunque, non era un episodio isolato, ma si inseriva in un contesto che rivelava una spiccata tendenza a delinquere, giustificando un trattamento sanzionatorio più severo.

Le Motivazioni

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su due pilastri. In primo luogo, la valutazione del giudice di merito sull’entità del danno è insindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, è supportata da una motivazione logica e coerente con i principi giuridici. La Corte ha ribadito che il concetto di ‘danno di speciale tenuità’ ha una portata molto ristretta e non può essere esteso a qualsiasi danno di valore contenuto. In secondo luogo, la valutazione della pericolosità sociale, basata su elementi oggettivi come i precedenti penali, è un fattore determinante per il trattamento sanzionatorio, inclusa la conferma della recidiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso ai benefici di legge, come l’attenuante per danno lieve, non è automatico ma soggetto a una rigorosa valutazione da parte del giudice. Il valore economico del bene sottratto è solo uno degli elementi, e importi come 200 euro possono essere ritenuti sufficienti a escludere l’attenuante. Questa decisione serve da monito, evidenziando come il percorso criminale di un individuo, attestato dai precedenti, abbia un peso decisivo nel determinare la severità della risposta sanzionatoria dello Stato.

Un furto di merce del valore di 200 euro può beneficiare dell’attenuante del danno di lieve entità?
No, secondo la Corte di Cassazione, un valore di circa 200 euro non può essere considerato di entità irrisoria, requisito richiesto dalla giurisprudenza per l’applicazione di tale attenuante.

Perché il ricorso dell’imputata è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate, in particolare quelle sulla mancata concessione dell’attenuante, sono state ritenute ‘mere doglianze in punto di fatto’ e ripropositive di questioni già correttamente decise dalla Corte d’Appello con motivazioni adeguate.

Come hanno influito i precedenti penali dell’imputata sulla decisione?
I molteplici precedenti penali specifici dell’imputata sono stati considerati dalla Corte di merito come prova di un’accresciuta pericolosità sociale, giustificando così la valutazione sulla recidiva e la decisione di non applicare un trattamento sanzionatorio più mite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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