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Attenuante danno lieve: quando si applica nel furto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14114/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto in abitazione. La Corte ha ribadito che per la concessione dell’attenuante danno lieve (art. 62 n. 4 c.p.), non è sufficiente considerare solo il valore economico della refurtiva, ma è necessario valutare l’intero pregiudizio, anche non patrimoniale, subito dalla vittima. La capacità economica della persona offesa è irrilevante ai fini di tale valutazione.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Danno Lieve nel Furto: Non Basta il Basso Valore dell’Oggetto

La Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui criteri per l’applicazione della circostanza attenuante danno lieve, prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale. Con l’ordinanza n. 14114 del 2024, i giudici hanno chiarito che, ai fini del riconoscimento di tale beneficio, non è sufficiente considerare il solo valore economico dell’oggetto sottratto, ma occorre una valutazione complessiva di tutto il pregiudizio subito dalla vittima. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione per la difesa nei reati contro il patrimonio.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di una donna per il reato di furto in abitazione. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano ritenuto l’imputata colpevole, negandole il riconoscimento della circostanza attenuante del danno di particolare tenuità. La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando proprio il mancato riconoscimento di tale attenuante, sostenendo che il danno patrimoniale causato fosse minimo.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Attenuante Danno Lieve

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, ha ritenuto che il motivo di ricorso fosse privo di una critica realmente argomentata contro la decisione della Corte d’Appello. In secondo luogo, e più nel dettaglio, lo ha giudicato manifestamente infondato nel merito.

I giudici di legittimità hanno colto l’occasione per ribadire un principio giuridico consolidato (ius receptum) in materia di attenuante danno lieve. La concessione di questo beneficio non è automatica e richiede una valutazione rigorosa da parte del giudice.

Le Motivazioni: Oltre il Valore Economico della Refurtiva

Il cuore della motivazione risiede nella corretta interpretazione del concetto di “danno”. La Cassazione ha specificato che la concessione dell’attenuante presuppone che il pregiudizio causato alla vittima sia “lievissimo”, ovvero di valore economico “pressoché irrisorio”.

Tuttavia, la valutazione non può fermarsi al mero valore di mercato della cosa sottratta. Il giudice deve considerare anche tutti gli “ulteriori effetti pregiudizievoli” che la persona offesa ha subito a causa del reato. Questo significa che anche un furto di un oggetto di scarso valore può causare un danno complessivo rilevante se, ad esempio, comporta un forte disagio, una violazione della privacy o altre conseguenze negative per la vittima.

Un altro punto fondamentale chiarito dalla Corte è l’irrilevanza della capacità economica della persona offesa. La ricchezza o la povertà della vittima non possono influenzare il giudizio sulla lievità del danno. Il danno va valutato in termini oggettivi e non in relazione alla capacità del soggetto passivo di sopportarlo economicamente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per ottenere il riconoscimento dell’attenuante del danno lieve, non è sufficiente dimostrare che l’oggetto rubato aveva un basso valore commerciale. La difesa deve essere in grado di provare che l’intera vicenda criminosa ha prodotto un pregiudizio complessivo trascurabile per la vittima, includendo anche le conseguenze non strettamente patrimoniali. Si tratta di un onere probatorio significativo, specialmente in reati come il furto in abitazione, dove la violazione dello spazio personale costituisce di per sé un danno morale non indifferente.

Quando si applica l’attenuante del danno di lieve entità (art. 62 n. 4 c.p.)?
L’attenuante si applica solo quando il pregiudizio causato dal reato è ‘lievissimo’, ossia di valore economico quasi irrisorio. La valutazione deve considerare non solo il valore della cosa sottratta, ma anche tutti gli ulteriori effetti dannosi che la vittima ha subito.

La condizione economica della vittima influisce sulla concessione dell’attenuante del danno lieve?
No. Secondo quanto stabilito dalla Corte, la capacità del soggetto passivo di sopportare il danno economico derivante dal reato è del tutto irrilevante ai fini della concessione dell’attenuante.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte ha ritenuto che fosse privo di una critica argomentata contro la sentenza d’appello e, nel merito, manifestamente infondato, in quanto la decisione impugnata aveva correttamente applicato i principi di diritto consolidati in materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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