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Attenuante danno lieve: limiti alla massima riduzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la massima riduzione di pena per l’attenuante del danno lieve. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice sulla non ‘assoluta insignificanza’ del valore dei beni sottratti (un bracciale d’oro e 30 euro) giustifica una riduzione non massima della pena, sottolineando la discrezionalità del magistrato e la necessità di ricorsi specifici.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante danno lieve: perché non si ottiene sempre il massimo sconto di pena?

L’applicazione dell’attenuante danno lieve, prevista dal nostro codice penale, è spesso al centro di dibattiti nelle aule di giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri che guidano il giudice nel quantificare la riduzione di pena, chiarendo perché un valore economico esiguo non garantisce automaticamente il massimo beneficio. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva rideterminato una pena per un furto, applicando la circostanza attenuante in misura inferiore a quella massima.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per furto. In sede di appello, la pena era stata parzialmente riformata e fissata in un anno e quattro mesi di reclusione e 400 euro di multa. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su un unico motivo: la violazione di legge in relazione alla diminuzione applicata per l’attenuante danno lieve. Secondo la difesa, i giudici di secondo grado non avrebbero compiuto una valutazione complessiva della vicenda, concedendo uno sconto di pena inferiore al massimo possibile, nonostante gli oggetti sottratti fossero un bracciale d’oro e una somma di 30 euro.

La questione dell’attenuante danno lieve e la discrezionalità del giudice

L’articolo 62, n. 4 del codice penale prevede una diminuzione della pena quando il danno patrimoniale cagionato alla persona offesa sia di speciale tenuità. La difesa dell’imputato sosteneva che il valore degli oggetti rubati fosse talmente basso da giustificare l’applicazione di questa attenuante nella sua massima estensione. Il punto centrale del ricorso era, quindi, contestare la discrezionalità esercitata dalla Corte d’Appello nel quantificare la riduzione della pena. Tuttavia, come vedremo, la Corte di Cassazione ha ritenuto questo approccio difensivo troppo generico e, in ultima analisi, inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando come la difesa non si fosse confrontata specificamente con la motivazione della sentenza d’appello. I giudici di secondo grado, infatti, avevano chiaramente spiegato perché non avevano concesso la massima riduzione: il valore complessivo dei beni sottratti (un bracciale d’oro più 30 euro in contanti) non poteva essere considerato ‘assolutamente insignificante’.

La Cassazione ha confermato la correttezza di questo ragionamento, ribadendo un principio fondamentale: nel determinare la riduzione di pena per le circostanze attenuanti, è sufficiente che il giudice individui elementi sfavorevoli che ostacolino la concessione del massimo beneficio. Il magistrato deve considerare il trattamento sanzionatorio nel suo complesso, assicurando che sia congruo e rispetti il principio di individualizzazione della pena, sancito dall’articolo 27 della Costituzione.

In sostanza, il ricorso è stato respinto perché si limitava a una doglianza generica, senza confutare con argomenti specifici il ragionamento logico-giuridico della Corte d’Appello.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza due principi cardine del diritto penale e processuale. Primo, la valutazione sull’entità dell’attenuante danno lieve rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito, il quale non è obbligato a concedere la massima riduzione solo perché il danno è tenue. La non ‘assoluta insignificanza’ del valore è un fattore legittimo per calibrare lo sconto di pena. Secondo, un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve essere specifico e puntuale, attaccando direttamente le argomentazioni della sentenza impugnata. Una critica generica, priva di un confronto diretto con la motivazione, è destinata a fallire.

Perché in questo caso l’attenuante per danno lieve non è stata applicata nella sua massima estensione?
Perché i giudici hanno ritenuto che il valore dei beni sottratti, un bracciale d’oro e una somma di 30 euro, non potesse essere considerato ‘assolutamente insignificante’, giustificando così una riduzione di pena inferiore al massimo previsto dalla legge.

Il giudice è obbligato a concedere la massima riduzione di pena se il danno è di lieve entità?
No, il giudice non è obbligato. La determinazione della misura della riduzione rientra nella sua discrezionalità. È sufficiente che il giudice motivi la sua decisione basandosi su elementi, anche sfavorevoli all’imputato, che ostacolano la concessione del massimo beneficio.

Cosa ha reso il ricorso presentato alla Corte di Cassazione inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era generico. Si limitava a proporre una lamentela generale senza confutare in modo specifico le argomentazioni esposte nella motivazione della sentenza della Corte d’Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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