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Attenuante danno lieve: Cassazione annulla sentenza

Un individuo, condannato per tentata rapina aggravata per aver sottratto merce per un valore di circa 105 euro, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato la sua colpevolezza ma ha annullato la sentenza riguardo due punti cruciali: il mancato riconoscimento dell’attenuante del danno lieve e la valutazione della recidiva. Secondo la Corte, i giudici di merito non hanno adeguatamente motivato la loro decisione, ignorando il valore oggettivamente esiguo del danno e la minima violenza esercitata. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione di questi aspetti.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Danno Lieve: La Cassazione Annulla e Chiarisce i Criteri

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 16926/2025 offre un’importante lezione sulla corretta applicazione della legge penale, in particolare riguardo l’attenuante del danno lieve e la valutazione della recidiva. La Suprema Corte ha annullato parzialmente una condanna per tentata rapina, sottolineando come i giudici di merito debbano condurre un’analisi più approfondita e meno formalistica delle circostanze del reato. Questo caso, nato da un tentativo di furto in un supermercato, diventa un precedente fondamentale per comprendere come il valore esiguo del danno e la condotta dell’imputato debbano influenzare la determinazione della pena.

I Fatti del Caso: Un Tentativo di Furto Finito Male

I fatti alla base della vicenda giudiziaria riguardano un uomo, in concorso con un complice poi dileguatosi, accusato di tentata rapina aggravata. I due avevano tentato di uscire da un supermercato senza pagare merce per un valore complessivo di 104,92 euro (nello specifico, 26 confezioni di tonno). Fermati da due addetti alla sicurezza, entrambi i soggetti avevano reagito con spintoni e calci per guadagnarsi la fuga. L’imputato era stato fermato, mentre il complice era riuscito a scappare. Sia il Tribunale di Milano che la Corte d’Appello avevano confermato la condanna per tentata rapina aggravata in concorso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi di doglianza:

1. Contraddittorietà della motivazione: Si contestava la valutazione delle dichiarazioni di uno degli addetti alla sicurezza, sostenendo che non fosse chiaro chi tra l’imputato e il complice fuggito avesse effettivamente posto in essere la condotta violenta.
2. Mancata concessione delle attenuanti: Si lamentava la mancata applicazione dell’attenuante del danno lieve (art. 62 n. 4 c.p.) e il mancato riesame della recidiva, argomentando che la Corte d’Appello si fosse limitata a un generico riferimento alla “gravità dell’episodio” senza un’analisi concreta.

La Decisione della Suprema Corte sull’Attenuante Danno Lieve e la Recidiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo, ritenendo la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello logica e ben motivata. Le testimonianze concordi dei due addetti alla sicurezza avevano chiarito che l’aggressione fisica era stata posta in essere da entrambi i soggetti.

Tuttavia, la Corte ha accolto il secondo motivo, annullando la sentenza impugnata limitatamente ai punti riguardanti l’attenuante del danno lieve e la recidiva. La responsabilità penale dell’imputato per il reato di tentata rapina è stata dichiarata irrevocabile, ma la pena dovrà essere ricalcolata in un nuovo giudizio d’appello.

Le Motivazioni: Perché il Valore Esiguo Conta

La Suprema Corte ha censurato duramente la motivazione della Corte d’Appello. Per negare l’attenuante del danno lieve, i giudici di merito si erano limitati a richiamare il valore complessivo della merce e il numero di pezzi (26 confezioni), senza confrontarsi con l’argomento difensivo che evidenziava come un valore di 104,92 euro fosse oggettivamente irrisorio. La Cassazione ha definito “illogica” l’affermazione secondo cui il furto di 26 confezioni di tonno farebbe presumere una finalità di lucro e non di sopravvivenza, sottolineando come tale valutazione non possa essere automatica.

Anche riguardo alla recidiva, la motivazione è stata giudicata carente. La Corte d’Appello aveva parlato di una “spiccata capacità a delinquere” basandosi sui precedenti penali, senza però bilanciare questo dato con le circostanze specifiche del fatto: il lieve disvalore, il modico valore dei beni e la minima violenza esercitata. Secondo la Cassazione, una corretta valutazione della pericolosità sociale richiede un’analisi concreta del singolo episodio e non un mero richiamo ai precedenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la valutazione delle circostanze attenuanti e della recidiva non può essere un esercizio astratto o sbrigativo. I giudici devono entrare nel merito delle argomentazioni difensive e fornire motivazioni concrete, logiche e aderenti alle specificità del caso. Per l’attenuante del danno lieve, non basta guardare al numero di oggetti, ma è necessario considerare il valore economico effettivo e il contesto. Per la recidiva, non è sufficiente elencare i precedenti, ma occorre valutare se il nuovo reato, per le sue modalità, confermi una reale e attuale pericolosità sociale. La sentenza, pur confermando la colpevolezza, impone un nuovo giudizio per garantire che la pena sia proporzionata non solo al reato, ma anche a tutte le circostanze che lo hanno caratterizzato.

Quando si applica l’attenuante del danno di speciale tenuità (danno lieve)?
Secondo la sentenza, per valutare l’applicazione di questa attenuante, il giudice deve considerare adeguatamente il valore complessivo della merce sottratta (in questo caso, 104,92 euro), riconoscendone l’eventuale natura irrisoria. Non può negarla basandosi su motivazioni illogiche, come presumere una finalità di lucro solo dal numero di oggetti rubati, ma deve confrontarsi con le specifiche argomentazioni della difesa.

Come deve essere valutata la recidiva?
La valutazione della recidiva non può basarsi unicamente sui precedenti penali dell’imputato. Il giudice deve analizzare concretamente la pericolosità sociale dimostrata nel singolo episodio, tenendo conto di elementi come il lieve disvalore del fatto, il modico valore dei beni e la minima violenza esercitata. Una motivazione che si limita a richiamare genericamente una “spiccata capacità a delinquere” senza questa analisi è considerata carente.

Cosa significa “annullamento con rinvio” in questo specifico caso?
Significa che la Corte di Cassazione ha reso definitiva la dichiarazione di colpevolezza dell’imputato per il reato di tentata rapina aggravata. Tuttavia, ha annullato la parte della sentenza relativa alla determinazione della pena. Il caso torna a un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, che dovrà celebrare un nuovo processo limitatamente alla decisione se concedere o meno l’attenuante del danno lieve e se escludere o meno la recidiva, per poi ricalcolare la sanzione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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