Attendibilità Persona Offesa: Quando la Sua Testimonianza è Decisiva?
Nel processo penale, la testimonianza della vittima rappresenta spesso un elemento di prova cruciale. Ma fino a che punto può essere considerata decisiva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri di valutazione dell’attendibilità della persona offesa, stabilendo confini precisi al riesame di tale valutazione in sede di legittimità. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la credibilità della vittima è una questione di fatto, la cui analisi spetta ai giudici di merito e non può essere messa in discussione in Cassazione, se non in casi eccezionali.
Il Caso in Esame: Un Ricorso Inammissibile
La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro. L’imputato contestava, tra gli altri punti, la valutazione che i giudici di merito avevano dato alla testimonianza della persona offesa, ritenendola evidentemente non credibile. La questione è giunta così all’esame della settima sezione penale della Corte di Cassazione.
Attendibilità Persona Offesa e i Limiti del Giudizio di Cassazione
La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che delinea nettamente il perimetro di intervento della Cassazione in materia di valutazione delle prove testimoniali.
La Valutazione dei Fatti spetta al Giudice di Merito
Il principio cardine, richiamato anche nella motivazione, è che l’attendibilità della persona offesa è una ‘questione di fatto’. Ciò significa che spetta esclusivamente al giudice di primo e secondo grado (il cosiddetto ‘giudice di merito’) analizzare le dichiarazioni, valutarne la coerenza, la logicità e la credibilità, anche in relazione agli altri elementi emersi nel processo. La Corte di Cassazione, invece, è un ‘giudice di legittimità’: il suo compito non è rivalutare i fatti, ma assicurarsi che la legge sia stata interpretata e applicata correttamente.
Quando la Cassazione Può Intervenire?
L’intervento della Cassazione è ammesso solo in circostanze eccezionali e ben definite. Il ricorso può essere accolto solo se la motivazione della sentenza impugnata presenta vizi talmente gravi da renderla insostenibile. Nello specifico, la Corte può censurare la valutazione sull’attendibilità della vittima solo se la motivazione è:
1. Affetta da manifeste contraddizioni: quando le argomentazioni del giudice sono palesemente illogiche o in contrasto tra loro.
2. Basata su mere congetture: quando il convincimento del giudice si fonda su ipotesi non supportate da elementi concreti e non verificabili.
3. Ancorata a una regola generale priva di plausibilità: quando il ragionamento si basa su massime di esperienza che non hanno alcun fondamento logico o pratico.
Le Motivazioni della Decisione
Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il ricorso non presentasse nessuno di questi vizi. Le censure mosse dall’imputato miravano, in realtà, a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione che, come detto, è preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno quindi confermato la validità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello, giudicandolo logico e coerente. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale del nostro sistema processuale penale: la centralità del giudizio di merito nella valutazione delle prove. Per gli operatori del diritto, ciò significa che le strategie difensive non possono basarsi sulla speranza di ribaltare in Cassazione una valutazione sfavorevole sulla credibilità di un testimone, a meno che non si possano dimostrare vizi logici macroscopici nella motivazione della sentenza. Per i cittadini, questa decisione conferma che la parola della vittima ha un peso significativo nel processo, e la sua valutazione è affidata alla sensibilità e alla competenza del giudice che gestisce direttamente l’istruttoria, garantendo così una maggiore aderenza alla realtà fattuale del processo.
La valutazione sull’attendibilità della persona offesa può essere sempre contestata in Cassazione?
No, non può essere contestata se non in casi eccezionali. Essendo una ‘questione di fatto’, la sua valutazione spetta al giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza precedente è manifestamente contraddittoria, basata su mere congetture o su una regola generale implausibile.
Cosa si intende per ‘giudizio di legittimità’?
È il tipo di giudizio svolto dalla Corte di Cassazione, che non riesamina nel dettaglio i fatti del processo, ma si limita a controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e che le loro motivazioni siano logiche e non contraddittorie.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dalla Corte stessa.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 17355 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 17355 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 10/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a SIRACUSA il 16/12/1989
avverso la sentenza del 01/07/2024 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME
Rilevato che il primo motivo di ricorso, con il quale si contesta l’omessa riqualificazione
fatto di cui al capo A) e al capo B) nel reato di furto con strappo è inammissibile, perché fond su motivi che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appel
puntualmente disattesi dalla corte di merito (si vedano le pagg. 4-5 della sentenza impugnata)
dovendosi gli stessi considerare non specifici ma soltanto apparenti, in quanto omettono di assolvere la tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso;
ritenuto che il secondo motivo di ricorso che contesta violazione di legge e difetto d
motivazione circa la corretta individuazione dell’imputato e l’attendibilità delle dichiarazioni persona offesa, nonché la disparità di trattamento rispetto al coimputato NOME COGNOME è
inammissibile;
considerato che il giudice di merito, con motivazione esente da vizi logici, ha esplicitato
ragioni del suo convincimento (si vedano, in particolare, pag. 5) facendo applicazione di corre argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilità e della sussistenza del reato;
che, secondo consolidata giurisprudenza di legittimità
“in tema di valutazione della prova testimoniale, l’attendibilità della persona offesa dal reato è questione di fatto, non censura in sede di legittimità, salvo che la motivazione della sentenza impugnata sia affetta da manifes contraddizioni, o abbia fatto ricorso a mere congetture, consistenti in ipotesi non fondate su “id quod plerumque accidit”, ed insuscettibili di verifica empirica, od anche ad una pretesa rego generale che risulti priva di una pur minima plausibilità” (Sez. 4, Sentenza n. 10153, Rv. 278609);
ritenuto pertanto che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore delle Cassa delle ammende. Così deciso il 10 aprile 2025.