Attendibilità Persona Offesa: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’attendibilità persona offesa rappresenta uno dei nodi cruciali del processo penale. La testimonianza della vittima può essere l’elemento decisivo per accertare la responsabilità dell’imputato. Ma cosa succede se la difesa contesta la credibilità della vittima in ogni grado di giudizio? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei limiti entro cui tale contestazione può essere sollevata in sede di legittimità.
I Fatti del Caso
Il caso in esame riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per i reati di lesioni personali. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado su un aspetto accessorio (eliminando una condizione legata alla sospensione condizionale della pena), aveva confermato la condanna nel suo nucleo centrale. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello circa la valutazione dell’attendibilità persona offesa.
Il Motivo del Ricorso: Una Contestazione Reiterata
La difesa dell’imputato ha sostenuto che i giudici di merito non avessero valutato correttamente la credibilità della vittima. Tuttavia, le argomentazioni presentate alla Suprema Corte non erano nuove: si trattava, in sostanza, della pedissequa reiterazione delle stesse doglianze già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorrente, di fatto, non ha evidenziato un errore logico o giuridico nel ragionamento della Corte territoriale, ma ha semplicemente riproposto la propria, diversa, lettura dei fatti e delle prove testimoniali.
La Decisione della Corte: Focus sull’attendibilità persona offesa e i Limiti del Giudizio di Legittimità
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza: la valutazione dell’attendibilità persona offesa è una questione di fatto, la cui competenza spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ruolo della Corte di Cassazione, quale giudice di legittimità, non è quello di riesaminare le prove e fornire una nuova valutazione, ma solo quello di verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia immune da vizi logici manifesti o da palesi contraddizioni.
Le Motivazioni
Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che il ricorso era manifestamente infondato. Le critiche mosse alla sentenza d’appello si risolvevano in una richiesta di rivalutazione del materiale probatorio, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno richiamato un proprio precedente (Sez. 4, n. 10153/2020), secondo cui la testimonianza della persona offesa può essere sindacata in Cassazione solo in casi eccezionali: quando la motivazione sia affetta da manifeste contraddizioni, si basi su mere congetture non fondate sull’esperienza comune (id quod plerumque accidit), o faccia riferimento a regole generali palesemente implausibili. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente per ritenere credibile la vittima, rendendo il ricorso un mero tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio di merito. La conseguenza dell’inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione processuale: per avere successo in Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di primo e secondo grado. È necessario, invece, individuare e dimostrare un vizio specifico nel percorso logico-giuridico che ha condotto alla decisione. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni fattuali, senza evidenziare una manifesta illogicità nella motivazione, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La credibilità di un testimone, inclusa la vittima, è un giudizio che, se adeguatamente motivato, si cristallizza nei gradi di merito.
È possibile contestare l’attendibilità di una vittima davanti alla Corte di Cassazione?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. Non è possibile chiedere alla Corte una nuova valutazione delle prove. Si può contestare l’attendibilità solo se si dimostra che la motivazione della sentenza precedente è manifestamente illogica, contraddittoria o basata su pure congetture non verificabili.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere i motivi già presentati in appello?
Se il ricorso è una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già esaminati e respinti in modo logico dalla Corte d’Appello, viene considerato inammissibile. La Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono riproporre le stesse questioni di fatto.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12907 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12907 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a LIPARI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 18/10/2023 della CORTE APPELLO di MESSINA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Messina del 18 ottobre 2023 che, in parziale riforma della pronunzia emessa dal Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto eliminando la condizione sospensiva del risarcimento del danno apposta alla concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena, ha per il resto confermato la condanna dell’imputato per reati di cui agli artt. 582 e 585 cod. pen.
Considerato che il primo e unico motivo di ricorso – con il quale il ricorrente deduce vizio motivazionale circa l’attendibilità della persona offesa- è reiterativo, in fatto e manifestamente infondato perché basato su doglianze che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelle già dedotte in appello e puntualmente disattese dalla corte di merito con una sentenza immune da vizi logici (si vedano, in particolare, pag.4); secondo questa Corte in tema di valutazione della prova testimoniale, l’attendibilità della persona offesa dal reato è questione di fatto, no censurabile in sede di legittimità, salvo che la motivazione della sentenza impugnata sia affetta da manifeste contraddizioni, o abbia fatto ricorso a mere congetture, consistenti in ipotesi non fondate sullo “id quod plerumque accidit”, ed insuscettibili di verifica empirica, od anche ad una pretesa regola generale che risulti priva di una pur minima plausibilità (Sez.4 n.10153 dell’11/02/2020, Rv. 278609 – 01).
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13/03/2024